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Cronaca Faenza

Al via il nuovo servizio di 'Pronto intervento sociale': ecco come funziona

L’intervento è stato voluto dai Sindaci dei comuni, in particolare per dare una più tempestiva e qualificata risposta ai minori che necessitino di interventi di protezione immediata

E' partito in questi giorni il servizio di Pronto Intervento Sociale dell’Unione della Romagna faentina, attivato per dare risposta, negli orari di chiusura dei Servizi dell'Unione, alle persone in situazione di urgenza ed emergenza sociale. L’intervento è stato voluto dai Sindaci dei comuni, in particolare per dare una più tempestiva e qualificata risposta ai minori che necessitino di interventi di protezione immediata, in linea anche con le indicazioni della Autorità giudiziaria e con le indicazioni regionali, che pongono tra le priorità di intervento nei confronti dei minori la “messa in rete di modalità di accoglienza di emergenza, attraverso accordi di livello sovra-zonale e provinciale”.

Il servizio di Pronto Intervento Sociale prevede una centrale operativa telefonica, che è il primo accesso e raccoglie le telefonate di operatori e forze dell’ordine che rilevano una situazione di urgenza sociale. Un nucleo professionale, costituito da operatori sociali con formazione specifica, che garantiscono la reperibilità, può poi essere attivato tramite la centrale operativa qualora la situazione richieda una valutazione professionale, pur se urgente e parzialmente esaustiva. Quindi una rete di risorse, servizi e strutture attivabili immediatamente dalla centrale operativa.

Il servizio copre il territorio di tutti i sei i comuni dell’Unione - Faenza, Castelbolognese, Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme e Solarolo - ed è garantito dal Settore Servizi alla Comunità, tramite apposito contratto con la cooperativa sociale Zerocento. Questo nuovo servizio rappresenta uno sforzo e un impegno in più delle Amministrazioni che fanno parte dell’Unione per qualificare le risposte alla cittadinanza in difficoltà, in linea con quanto in questi anni sta avvenendo in tutta la programmazione sociale e sociosanitaria, che vede nelle zone sociali i luoghi per ottimizzare le risorse e realizzare collaborazioni efficaci tra territori.

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