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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Faenza

Alla fine arriva la condanna per il rapinatore che assalì don Bosi in parrocchia

Alla fine è arriva la sentenza definitiva e finisce in carcere,per scontare la pena, il rapinatore che assalì nel 2012 il parroco Don Angelo Bosi nella sua parrocchia. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Faenza lo hanno arrestato

Alla fine è arriva la sentenza definitiva e finisce in carcere,per scontare la pena, il rapinatore che assalì nel 2012 il parroco Don Angelo Bosi nella sua parrocchia. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Faenza hanno arrestato e portato in carcere il 24enne Imad Zakry, originario del Marocco e residente a Faenza, già noto alle forze dell’ordine. Il giovane è stato uno degli autori della rapina avvenuta a Faenza il 13 febbraio 2012 ai danni di don Angelo, all’epoca parroco della chiesa di Santa Maria Foris Portam.

Il tribunale di Ravenna ha emesso l’ordine di carcerazione a carico del 24enne in quanto a luglio di quest’anno è diventata definitiva la sua condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione per rapina aggravata in concorso. Quella notte tre individui si erano introdotti nei locali della parrocchia dove abitava don Bosi dopo aver scassinato una finestra con un palanchino, quindi erano entrati nella sua camera mentre era a letto. Il parroco a causa dei rumori si era svegliato ed i tre, parzialmente camuffati con delle sciarpe, lo avevano minacciato costringendolo ad indicare l’ubicazione della cassaforte che in realtà non c’era.

I tre rapinatori a quel punto avevano cominciato a rovistare dappertutto e dopo aver messo a soqquadro l’abitazione si erano impadroniti del portafogli e del telefonino di don Bosi insieme alle monetine raccolte durante la questua, per un totale di circa 200 euro. Il parroco aveva indicato sommariamente che la carnagione dei tre rapinatori lasciava intendere che fossero stranieri inoltre la loro cadenza nel parlare in italiano gli era sembrata quella tipica dei magrebini. Le indagini tecniche avviate dai carabinieri del nucleo operativo di Faenza avevano consentito di appurare che il telefonino rubato era stato utilizzato nei giorni successivi da un 24enne originario del Marocco già precedentemente indagato per reati contro il patrimonio. Anche un suo connazionale di 23 anni aveva utilizzato per qualche giorno quel telefono, quindi entrambi erano fini sotto i “riflettori” degli uomini dell’arma che erano riusciti a raccogliere numerose fonti di prova a loro carico.

I due erano stati anche destinatari di una perquisizione al termine della quale, messi alle strette dalle domande incalzanti dei carabinieri, avevano “confessato” la rapina indicando anche il terzo complice, un loro amico 21enne originario della Romania, all’epoca minorenne. Durante la perquisizione a casa di quest’ultimo, i carabinieri avevano trovato anche quasi 90 grammi di “marijuana”, bilancini e materiale per il confezionamento delle dosi pertanto era stato arrestato in flagranza e successivamente condannato dal tribunale per i minorenni di Bologna. conclusa l’indagine, proprio il minorenne originario della Romania aveva anche scritto di suo pugno una lettera poi recapitata al parroco, con le sue scuse e la dichiarazione di pentimento. Il 24enne ora si trova in carcere a Ravenna dove sconterà 16 mesi di reclusione.

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