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Cronaca

"Altro che progetti collaborativi: nei condomìni si vive nel terrore"

Alvaro Ancisi commenta il lancio del progetto di Acer, l'ente pubblico che gestisce gli alloggi popolari del Comune, "Condomìni collaborativi"

"La distanza abissale tra quello che ci raccontano su come si convive armoniosamente nelle case popolari del Comune di Ravenna e la brutale verità quotidiana può essere facilmente rappresentata". Il capogruppo in consiglio di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi commenta il lancio del progetto di Acer, l'ente pubblico che gestisce gli alloggi popolari del Comune, "Condomìni collaborativi", che “ha come obiettivo "l’elaborazione partecipata di un nuovo regolamento elaborato dagli stessi assegnatari, volto a sostenere le buone pratiche di vicinato incentivando la collaborazione solidale tra le famiglie, in linea con la filosofia e le attività già messe in atto da anni da Acer Ravenna, in particolare grazie all'ufficio di mediazione sociale”.

"Proprio lunedì ho depositato un'interrogazione al sindaco sull'"Insopportabile rischio della sicurezza personale per i condòmini di una casa popolare in zona Gulli" - spiega Ancisi - Il 29 giugno 2016 i 13 abitanti di una casa popolare situata a lato di via Gulli, nella “vecchia” Darsena, scrissero ad Acer di non inserire nel loro condominio, trasferendolo da altro alloggio popolare, un trentenne noto per “le innumerevoli risse da lui provocate, così come per i danni da lui causati agli immobili e le minacce che perpetua a danno di un gran numero di vittime che temono ritorsioni e per questo motivo tacciono”. Acer rispose, quasi anticipando il futuro regolamento “Condomìni collaborativi”, che avrebbe avuto cura di “monitorare” il caso, in collaborazione con il proprio ufficio mediazione, al fine di “lasciare margine a un possibile orizzonte di serenità che potrebbe permanere presso il vostro contesto, confidando sulla vostra collaborazione e restando a disposizione per ogni necessità”. La collaborazione degli sventurati condòmini non è mancata, ma “il rischio intollerabile per chiunque gli stia intorno”, che avevano paventato nella lettera del 2016, si è sempre dimostrato, fino a tuttora, una realtà oltremodo violenta ed opprimente. Nel condomìnio si vive col terrore. Per timore di rappresaglie, a seguito anche di esplicite minacce, ci si può al massimo sbarrare in casa. La paura di esporsi ha convinto tutti a non mettere più niente per iscritto, salvo rivolgersi a Lista per Ravenna. La mia interrogazione conclude dunque in tal modo: “Il tempo della mediazione (tra che?) sembra abbondantemente superato, talché si chiedono le intenzioni dell’amministrazione comunale circa il ripristino delle normali condizioni di sicurezza per le famiglie residenti in quell’immobile, tra l’altro composte anche da persone anziane impossibilitate a difendersi. Si consideri che, in caso di fatti lesivi di persone o cose, l’amministrazione comunale, con questo atto esplicitamente diffidata, sarebbe chiamata a risponderne”.

"Questi fatti sono largamente diffusi, vissuti sulla loro pelle da troppe famiglie vittime dei comportamenti incivili di loro coinquilini in carico ad Acer, senza alcuna efficace “mediazione” da parte dell’azienda - attacca Ancisi - Appena il 13 agosto scorso, nella stessa via Gulli, la convivenza collaborativa degli immigrati ospitati a carico del Comune in un appartamento di Acer non ha evitato un grave fatto di sangue, che ha portato alla luce anche lo sfinimento dei condòmini per il dormitorio di clandestini insediato nello scantinato, gli schiamazzi  notturni, l’abbandono ovunque di biciclette di dubbia proprietà. Del progetto “Condomìni collaborativi”, inoltre, Acer ha comunicato che “ha vinto la selezione del bando regionale 2017 sulla Partecipazione”, tacendo che i progetti premiati sono stati 29. Il costo di tale progetto, riferisce Acer, è di 20mila euro, di cui 14mila a carico della Regione e 6mila di Acer stessa, che si finanzia per circa il 90% con quanto le versano i suoi inquilini e per il resto i Comuni suoi soci. Sono troppi. Ma non serviranno a diffondere altro fumo. Se si parla di “partecipazione”, i consigli territoriali sono nati e dovrebbero agire allo scopo. Chiederò a Nicola Grandi, attivo presidente del consiglio della Darsena, epicentro degli insediamenti di edilizia popolare a Ravenna, di monitorare palazzo per palazzo, anche delegando allo scopo i consiglieri e i collaboratori più esperti delle loro difficili convivenze interne, su come funzioneranno i nuovi “Condomìni collaborativi”. I condòmini vessati possono sempre rivolgersi a Lista per Ravenna. Troveranno ascolto e voce".

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