rotate-mobile
Cronaca

Coronavirus e ristoranti: via libera al servizio a domicilio, ma tante attività sono pronte a chiudere

Confesercenti e Confcommercio avevano chiesto risposte chiare in merito ai servizi di asporto e domicilio dopo le ore 18. Sospensione anche per piadinerie, kebab e gelaterie

Appena entrato in vigore il nuovo decreto straordinario che estende la "zona rossa" a tutta Italia, erano sorti alcuni dubbi per quanto riguarda il settore della ristorazione, già molto colpito dalla crisi Coronavirus. Le nuove norme contenute nel Dpcm di martedì 10 marzo, infatti consentono l'apertura delle attività di ristorazione e bar dalle 6 alle ore 18, con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. 

Un'ordinanza che, però, conteneva diverse zone d'ombra, come avevano indicato Confesercenti e Confcommercio. Il primo dubbio riguardava l'attività di asporto e servizio a domicilio: sono ancora consentite dopo le ore 18? Confesercenti e Confcommercio hanno subito chiesto delucidazioni a tal riguardo a Governo e Regione. 

Domicilio sì, asporto no

Dal Governo si conferma che "Il limite orario dalle 6.00 alle 18.00 è riferito solo all’apertura al pubblico. L’attività può comunque proseguire negli orari di chiusura al pubblico mediante consegne a domicilio. Sarà cura di chi organizza l’attività di consegna a domicilio – lo stesso esercente ovvero una cosiddetta piattaforma – evitare che il momento della consegna preveda contatti personali". Quinti dopo le 18 è consentita l'attività di servizio a domicilio, mentre non è più possibile l'asporto. In pratica, i clienti non potranno più recarsi al ristorante per ritirare di persona il proprio pasto una volta trascorse le ore 18, ma si potrà fare la propria ordinazione e aspettare la consegna a casa.

Pubblici esercizi e attività artigianali 

Nasce un ulteriore dubbio dal momento che nel decreto ci si riferisce esclusivamente ai pubblici esercizi e non si fa riferimento alle attività artigianali impegnate nella produzione di cibo. Come spiegano i responsabili di Confcommercio e Confesercenti, i chioschi della piadina, molte pizzerie al taglio o da asporto sono attività artigianali e, tecnicamente, il divieto non vale per loro.

“Per dare maggiore coerenza e completezza ai provvedimenti assunti dal Governo, considero necessario sospendere dalle ore 18 alle ore 6 non solo bar e ristoranti, ma anche pizzerie al taglio, piadinerie, tigellerie, kebab, gelaterie, ecc. - E’ quanto afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini - Considero anche necessario che queste attività, insieme a bar e ristoranti, siano sospese nei week end, per evitare le scene di assembramento cui abbiamo assistito il fine settimana scorso. Sarà sempre possibile la consegna a domicilio di queste bevande e alimenti, ma non l'asporto”.

Prosegue Bonaccini: “Ritengo necessario chiudere i mercati tutti i giorni della settimana e non solo nei week end, con l'esclusione dei banchi alimentari laddove assicurino la distanza minima tra le persone. Si tratta di restrizioni coerenti con quelle già in vigore e che fanno maggior chiarezza per operatori, cittadini e Comuni”.

“Per queste ragioni- conclude Bonaccini- sto per assumere un'ordinanza in tal senso” in vigore dalla mattina di mercoledì 11 marzo.

La ristorazione negli alberghi

"Ci sono molte zone d'ombra che lasciano spazio a varie interpretazioni - ha sottolineato Graziano Gozi, direttore di Confesercenti Ravenna - occorre fare chiarezza, sia per gli imprenditori che per chi deve far rispettare le regole". Una di queste zone d'ombra riguarda le strutture ricettive, queste possono svolgere attività di somministrazione e bar anche nella fascia oraria dalle ore 18 alle ore 6, esclusivamente in favore dei propri clienti e nel rispetto di tutte le precauzioni di sicurezza di cui al dpcm dell’8 marzo.

Tante attività verso la chiusura

Nel frattempo molti imprenditori del nostro territorio stanno prendendo in considerazione la possibilità di "prendersi una vacanza". Sia Confesercenti che Confcommercio confermano l'aumento in quest'ultimo periodo di società che decidono di fermarsi con la motivazione che "non avrebbe senso dal punto di vista economico proseguire la normale attività, visti i vari divieti".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus e ristoranti: via libera al servizio a domicilio, ma tante attività sono pronte a chiudere

RavennaToday è in caricamento