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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Cervia

Era a Cervia in vacanza, arrestato uno della banda di rapinatori che seminò morte a Corinaldo

Spray, rapina e fuga. Un modus operandi collaudato in più occasioni dalla gang modenese che, secondo le indagini della Procura di Ancona, avrebbe anche avuto in passato contatti con un’altra banda

Uno dei componenti della banda era in vacanza a Cervia. Ed è quindi al suo luogo di villeggiatura che gli inqurenti sono andati a bussare per trarlo in manette, con l'ausilio dei carabinieri della compagnia di Cervia-Milano Marittima. Il giovane, 21 anni, si trova ora nel carcere di Ravenna. Secondo le accuse è uno dei componenti della banda di rapinatori della provincia di Modena che avrebbe scatenato il panico dentro la discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, la notte tra il 7 e l’8 dicembre scorso, quando morirono Asia Nasoni, Emma Fabini, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Mattia Orlandi e la mamma Eleonora Girolimini. Hanno spruzzato lo spray al peperoncino prima, per stordire i ragazzi e derubarli, lo hanno fatto anche poi, alla fine, per guadagnare la fuga dalla discoteca, dove quella maledetta notte si erano radunate più di mille persone per il concerto del trapper Sfera Ebbasta.

Spray, rapina e fuga. Un modus operandi collaudato in più occasioni dalla gang modenese che, secondo le indagini della Procura di Ancona, avrebbe anche avuto in passato contatti con un’altra banda: quella di Torino che, la sera del 3 giugno 2017, aveva scatenato l’orda di panico in piazza San Carlo, durante la proiezione in maxischermo della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, provocando la morte della 38enne Erika Pioletti e ferendo 1.526 tifosi. Contatti importanti per la spartizione dei territori su cui muoversi. Già, perché, come confermato anche da Procuratore capo di Ancona Monica Garulli in una conferenza stampa tenutasi sabato mattina, l’indagine sulla strage di Corinaldo ha scoperchiato un fenomeno sociale inquietante: bande disseminate in tutta Italia dedite ai furti e alle rapine di monili d’oro a danno di ragazzi presenti ad eventi di massa come concerti o manifestazioni di piazza.

Per i fatti di Corinaldo i carabinieri del Nucleo investigativo hanno arrestato 7 persone appartenenti alla gang di Modena, che agiva tra il Centro Italia e una parte del NordEst: un 19enne nato a Modena e residente a San Prospero, un 22enne tunisino residente a Castelnuovo Rangone, un 20enne nato a Modena e residente a Bomporto, un 19enne nato ad Aversa e residente a San Prospero, un 21enne marocchino e residente a Bomporto, un 19enne nato a Modena e residente a San Cesario sul Panaro. La refurtiva veniva poi consegnata ad un Compro Oro di Castelfranco Emilia (Modena), il cui titolare, un uomo di 65 anni, garantiva l’acquisto dell’oro pagando in denaro contante. A seguito di una misura cautelare richiesta dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai  e firmata dal Gip Carlo Cimini, sono tutti in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con stappo e rapine. Per tutti, salvo il commerciante 65enne, anche l’omicidio preterintenzionale, le lesioni personali e i singoli episodi di furti e rapine. 

Le indagini hanno preso spunto da una traccia di dna che gli esperti del Ris hanno ritrovato sull’innesco della bomboletta spray trovata sulla pista della discoteca. Una traccia che ha collegato la bomboletta ad uno degli arrestati. Da lì i carabinieri hanno lavorato giorno e notte per effettuare tutta una serie di controlli incrociati, scoprendo come proprio quella persona fosse già stata a Fabriano il 17 ottobre, quando c’erano stati furti in un locale notturno e sempre a Corinaldo il 31 ottobre. Gli inquirenti sono così arrivati agli altri componenti della banda, presente la notte della strage. Ad inchiodarli i segnali dei cellulari collegati alle celle del territorio senigalliese e il tracciato dei telepass dell’auto con cui si sono spostati quella notte da Modena fino a Corinaldo. 

Quella sera la banda dello spray aveva messo a segno 6 colpi: un furto e 5 rapine. Il gruppo individuava la vittima, uno di loro gli andava vicino e gli spruzzava in faccia lo spray, rendendolo incapace di reagire; un secondo gli strappava la collanina o l’orologio che veniva poi consegnato ad un altro componente della banda, con il compito di tenere la refurtiva. Così, se qualcuno avesse controllato i ragazzi con la bomboletta, non li avrebbero trovati con il bottino. La banda modenese non si è mai fermata. Ha continuato ad effettuare colpi in mezza Italia, usando però il teaser al posto dello spray, arrivando a guadagnare circa 15mila euro al mese. Fino alla notte scorsa, quando sono scattate le manette. 

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