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Cronaca

Caso Idem: "La condanna per truffa aggravata ci sarebbe stata, se non fosse intervenuta la prescrizione"

Ancisi, autore dell'esposto in Procura da cui partì l'indagine, si dice soddisfatto per le motivazioni espresse dal giudice nella sentenza di assoluzione.

“Sono contento di come si è conclusa la vicenda penale, essendo sufficiente che la verità giudiziaria sia stata accertata”. Così Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, commenta l’esito del procedimento penale a carico di Josefa Idem e di suo marito Guglielemo Guerrini. “Meglio che il secondo incarico di assessore assegnato alla Idem per il mandato 2006-2011 si sia prematuramente interrotto, per ragioni familiari e sportive, nel 2007. Se portato a conclusione, non sarebbe intervenuta la prescrizione. Non chiedo nemmeno all’ex segretario provinciale del PD Alberto Pagani, ora deputato, di scusarsi per aver bollato il mio esposto come “la solita invenzione per creare polemica, la solita battaglia politica da poveretti”.

Ancisi ricostruisce poi la vicenda che ha portato il giudice del Tribunale di Ravenna, martedì scorso, a prosciogliere Idem e Guerrini per prescrizione, ma che, nella motivazione della sentenza, ha dichiarato che: “Nella loro valenza documentale, i fatti sono del tutto provati”. Conclusione: “Penale responsabilità di entrambi”.
“Vale la pena richiamare la cronologia degli atti che hanno innescato la vicenda penale. Il 21 giugno 2013 - ricorda Ancisi - presento al sindaco, come interrogazione, la: “Richiesta di trasmettere alla Procura della Repubblica gli atti relativi agli oneri previdenziali versati dal Comune di Ravenna a favore dell’assessore Josefa Idem” . Il 22 ne parla con grande evidenza la stampa nazionale. Il 24 la senatrice si dimette da ministro. Il 25 giugno appare sulla stampa locale un articolo intitolato: “La Procura aprirà un secondo fronte: quello dei contributi versati dal Comune. Anche in questo caso si tratterà di una indagine conoscitiva”. Il sindaco Matteucci risponde alla mia interrogazione il 27 giugno (in mia assenza, giustificata da impegno istituzionale all’estero), rifiutando in sostanza di trasmettere gli atti sui contributi previdenziali alla Procura, come invece aveva fatto per le irregolarità di natura fiscale ed edilizia sulla casa/palestra della Idem, presto sanate in via amministrativa. Nel rispetto dell’obbligo che l’art.  331 del codice di procedura impone ai pubblici ufficiali (qual era anche il sindaco), ho dovuto allora confezionare attentamente l’esposto, che ho trasmesso alla Procura il 23 agosto, venendo chiamato poi ad approfondirne il contenuto come persona informata dei fatti.
Resta la causa che il Comune di Ravenna dovrebbe sollevare presso il Tribunale civile al fine di vedersi rimborsati i danni materiali e d’immagine, che ha peraltro quantificato in 18.800 euro. Dovrebbe avere opportunamente prodotto almeno un atto interruttivo della prescrizione, presumendo che si sia doverosamente accorto dei fatti in causa prima di quanto non abbia occasionalmente potuto un semplice consigliere comunale di opposizione, volontario dell’amministrazione”.

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