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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Castel Bolognese / Via Giovanni Piancastelli

Omicidio di Castel Bolognese, presi i killer del 23enne

Alla fine si sono arresi. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ravenna hanno arrestato i due responsabili dell'omicidio di Kleant Sulkja

Alla fine si sono arresi. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ravenna hanno arrestato i due responsabili dell'omicidio di Kleant Sulkja, il 23enne di nazionalità albanese assassinato con un colpo d'arma da fuoco alla testa nella tarda serata di lunedì 27 febbraio a Castel Bolognese, in via Piancastelli. Si tratta di due connazionali della vittima, la cui identità era già nota agli investigatori. I due si sono costituiti venerdì mattina.

Arrestati i killer di Castel Bolognese (Rafotocronaca)

L'OMICIDIO - Sulkja è stato freddato con un colpo d'arma da fuoco alla testa. Stava per salire a bordo della propria auto, una Opel Corsa, quando è stato freddato avvicinato dai due sicari che avrebbero agito con il volto incappucciato per poi fuggire con un'altra automobile che era parcheggiata nella vicina via Roma, nei pressi della farmacia Ghiselli attorno a cui è avvenuta la tragedia. Gli uomini dell'Arma sono riusciti fin da subito a risalire ai favoreggiatori degli assassini, individuando e sequestrando la vettura per la fuga.

GLI ARRESTATI - Si tratta di due 25enni albanesi ed avrebbero già ammesso il fatto, pur riconducendo tutto ad una sorta di incidente. I carabinieri di Ravenna li braccavano da tempo, tanto che nei loro confronti già 12 ore dopo il delitto era scattato un provvedimento di fermo della Procura, seguito da un ordine di cattura del giudice per le indagini preliminari. Le loro identità erano state scoperte quasi subito grazie alla perquisizione del loro domicilio a Imola. In quell'occasione erano stati sequestrati tutti i loro documenti. Per bloccarli, gli uomini dell'Arma hanno impiegato in maniera costante un ventina di uomini in almeno quattro regioni. I due appartengono a un gruppo di albanesi legati a piccoli traffici di droga e prostituzione e caratterizzati da forte mobilità sul territorio e bassa visibilità.

SVOLTA - Avevano tentato di superare le frontiere invano con diversi mezzi, compreso il traghetto. Ma senza documenti e con i carabinieri alla costole, tutto si era rivelato inutile. La svolta finale è arrivata quando è stato bloccato un cittadino italiano con l'auto usata dai due per fuggire dal luogo del delitto. L'uomo ha poi fornito ulteriori conferme alle indagini. Per i due, ormai accerchiati - hanno spiegato gli inquirenti - la strategia è allora cambiata, passando dalla fuga alla costituzione. Soddisfatto il comandante provinciale dell'Arma, colonnello Guido De Masi: "Un lavoro eccezionale - ha detto - con un dispendio di uomini ed energie reso possibile dall' attività del pubblico ministero Stefano Stargiotti, titolare dell'inchiesta, che ci ha messo a disposizione tutto ciò che ci serviva".

CHI SONO I KILLER - I due arrestati sono Andi Feneraj e Artionil Binjakaj, entrambi 25enni originari di Valona e in Italia da almeno cinque anni, sebbene da completi sconosciuti. Secondo le indagini dei carabinieri del Reparto Operativo di Ravenna e della Compagnia di Faenza, ruotavano perlopiù attorno all'Imolese e al Bolognese, oltre ad avere amici e parenti in almeno altre quattro regioni d'Italia. Subito dopo l'omicidio, erano tornati nel loro domicilio a Imola dove abita anche il fratello di Feneraj e un secondo albanese. Quindi si erano cambiati e avevano iniziato la fuga che li aveva portati a tentativi di espatrio da Trieste e da Brindisi.

Alle porte di Imola abita anche il cittadino italiano a cui mercoledì scorso era stata sequestrata la Smart usata dai due per allontanarsi dal luogo del delitto. L'auto gli era giunta di quarta mano ma l'uomo sapeva chi l'avesse usata e perché. Per questo è stato indagato a piede libero per favoreggiamento. La vettura si trova ora sotto sequestro al comando provinciale dell'Arma, lo stesso nel quale i due albanesi - difesi dall'avv.Pietro Chianese di Bologna - sono stati fotosegnalati nel primo pomeriggio. Gli arrestati, in spontanee dichiarazioni, hanno detto in buona sostanza di avere incontrato casualmente a Castel Bolognese la vittima e i tre amici che quella notte l'accompagnavano. Si era quindi innescata una discussione per via di molestie attribuite a uno del gruppetto (ma non la vittima) ai danni di una giovane di Imola.

L'INTERROGATORIO - I due 25enni hanno detto di avere tirato fuori le pistole - una scacciacani e una 7.65 - perché in inferiorità numerica. E di avere sparato per sbaglio dopo avere puntato l'arma contro il 24enne, poi ammazzato, solo per indurlo ad arretrare. Quindi avrebbero gettato le pistole, una in un campo della zona e una in un cassonetto. E avrebbero trascorso l'intera latitanza a Milano. Versione che tuttavia sembra non collimare con diversi degli elementi raccolti fin qui dagli inquirenti. A partire dai filmati delle telecamere di una vicina farmacia dai quali emergerebbe un profilo di premeditazione dell'omicidio. Al vaglio anche il movente, con verifiche in direzione di gruppi rivali per il controllo di piccoli traffici di droga e prostituzione. "L'indagine del resto - ha sottolineato il colonnello De Masi - ha svelato un'intera rete ben organizzata e assai mobile di clandestini in Italia completamente sconosciuti alle autorità locali e sulla quale sono in corso approfondimenti".

COMMENTI - Il sindaco di Castel Bolognese, Daniele Bambi si è complimentato per l'operato degli inquirenti.  «Alla luce delle notizie dell'arresto dei due albanesi coinvolti nell'omicidio - afferma il Sindaco Daniele Bambi - voglio complimentarmi e ringraziare tutte le forze giudiziarie di polizia coinvolte in questa operazione per l'ottimo e tempestivo lavoro svolto. Un risultato importante per la sicurezza del territorio che arriva anche grazie al grande lavoro di coordinamento effettuato dalla Prefettura».

L'arresto dei due albanesi coinvolti nella sparatoria di Castel Bolognese di venti giorni fa, mette ancora una volta in risalto il problema cronico dei clandestini", dichiara Stefano Fantinelli, Segretario provinciale della Lega Nord. "Premetto il nostro plauso alle Forze dell'Ordine, che seguendo le poche tracce lasciate, hanno lavorato in silenzio ma con efficacia, mettendo il "fiato sul collo" ai malavitosi che si sono poi costituiti. Ancora una volta dobbiamo però sottolineare e sfatare il pensiero che questi clandestini vengono in Italia in cerca di lavoro e per migliorare la loro situazione di vita. Ci troviamo, purtroppo, di nuovo di fronte a malavita organizzata, che trova agganci e copertura anche di italiani, che mette in piedi un sistema che va dalla droga, alla prostituzione e ai furti", sottolinea l'esponente del Carroccio: "Sono anni che la Lega Nord combatte il problema dell'immigrazione clandestina, siamo stati tacciati di razzismo, di xenofobia, ma purtroppo abbiamo solo evidenziato la situazione nella quale viviamo anche in Romagna, che la sinistra buonista vuol far passare per casi isolati, da usare contro il Carroccio come fomentatore di paure infondate"

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