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Cronaca Faenza

"Charity Dinner Ior": raccolti 5mila euro per il servizio d'assistenza domiciliare

L’idea dell’Istituto Oncologico Romagnolo è quella di inserire, oltre alla classica attività di compagnia e ascolto da parte dei volontari, anche la competenza di un’operatrice socio-sanitaria

Si è tenuto martedì a Casa Spadoni il primo "Charity Dinner Ior" della sede di Faenza, dal titolo “Insieme per la Speranza”: un evento di raccolta fondi a favore dell’importante servizio di assistenza domiciliare dedicato ai pazienti del territorio e alle loro famiglie. L’evento si è svolto di fronte a circa 60 persone, per lo più rappresentanti delle istituzioni, come il sindaco Giovanni Malpezzi, e di alcune delle principali realtà imprenditoriali cittadine. Presenti anche i medici dell’Ospedale Civile, come il Primario della Chirurgia Generale Giampaolo Ugolini, e il Responsabile della unità operativa di Oncologia Stefano Tamberi: segno tangibile di quanto la necessità di assistenza domiciliare sia avvertita non solo dalla popolazione, ma anche dal mondo del sistema sanitario.

“La richiesta di ricovero e cura presso i nostri Hospice è molto più alta di quello che possiamo offrire – ha spiegato infatti Jenny Capuccini, medico palliativista di Villa Agnesina – per questo è così importante avere un servizio strutturato in grado di rispondere alle particolari necessità del paziente oncologico, specie quello per cui non c’è più possibilità di guarigione, direttamente tra le mura domestiche. Il tumore rimane una patologia che si ripercuote non solo la persona ma tutto il sistema-famiglia: il servizio d’assistenza domiciliare è in grado di sollevare almeno un po’ del peso della malattia il paziente e tutti coloro che lo circondano”.

L’idea dell’Istituto Oncologico Romagnolo è dunque quella di inserire, oltre alla classica attività di compagnia e ascolto da parte dei volontari, anche la competenza e la professionalità di un’operatrice socio-sanitaria, che possa garantire una continuità per quello che riguarda gli aspetti di accudimento del paziente, nel mantenimento delle autonomie residue e nella salvaguardia della dignità della persona anche e soprattutto nelle situazioni di solitudine. Fondamentale sarà anche l’apporto di una psicologa dedicata: poche malattie, infatti, sono in grado di sconvolgere l’individuo e coloro che gli stanno vicino come un tumore. La presenza di una psicologa è la miglior garanzia del benessere emotivo del paziente, al fine di perseguire una buona qualità di vita, promuovendo una presa in carico globale che non si limita ai soli bisogni medici e fisici, ma che rivolge una necessaria attenzione anche alle componenti psicologiche, sociali ed emotive che determinano l’intero vissuto della malattia. Anche laddove il tumore non sia più guaribile rimane comunque sempre curabile: alleviare i sintomi pesanti delle fasi terminali della lotta significa anche aumentare l’aspettativa di vita, per poter donare una quantità e una qualità di tempo il più alta possibile da trascorrere coi propri cari. Un’equipe di professionisti strutturata con ruoli ben definiti insomma, per coprire tutte le esigenze del paziente. Il tessuto sociale di Faenza non è rimasto insensibile a questa esigenza: il ricavo dell’evento si è infatti attestato intorno ai cinquemila euro, frutto non solo del contributo di chi ha partecipato al Charity Dinner, ma anche dei molti che non hanno potuto prendere parte alla serata ma che hanno voluto comunque contribuire ad una causa tanto importante. 

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