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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Fusignano

Unione dei Comuni, "Il riordino del governo territoriale non è più rinviabile"

L’iniziativa è stata infatti l’occasione per approfondire la governance della Bassa Romagna e fare un confronto tra il modello italiano e quello francese

Si è svolto giovedì a Fusignano il convegno dal titolo “Quale futuro per le Unioni dei Comuni?” organizzato dall'Unione dei Comuni della Bassa Romagna. All’incontro hanno partecipato molti addetti ai lavori e cittadini interessati al tema. L’iniziativa è stata infatti l’occasione per approfondire la governance della Bassa Romagna e fare un confronto tra il modello italiano e quello francese. L’apertura dei lavori è stata affidata a Luca Piovaccari, presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, a cui è seguito l’intervento di Andrea Piazza, di Poleis, sull’evoluzione delle unioni dei Comuni in Italia e le specificità dell’Emilia-Romagna. Poleis è un’azienda di Modena specializzata in strategie di governance a cui l’Ucbr ha commissionato uno studio, presentato nel 2016, che ha fornito una serie di elementi utili all’adozione delle future strategie sull’evoluzione e l’integrazione dei servizi sul territorio. Successivamente sono intervenuti Marzia De Donno per un excursus sulla disciplina intercomunale in Francia, e Philippe Meinen che ha portato la sua testimonianza diretta. Marco Mordenti si è occupato del confronto tra diversi modelli di governance possibili. Infine, le conclusioni sono state affidate a Emma Petitti e Giovanni Vetritto del dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie.

“Dopo il fallimento del referendum costituzionale occorre avere il coraggioso di continuare a parlare di riordino del governo territoriale, perché si tratta di un tema non più rinviabile che ha a che fare con la capacità degli enti locali di garantire risposte ai propri cittadini - ha dichiarato Piovaccari -. Il nostro livello di maturazione ci consente di guardare al futuro con la consapevolezza che dobbiamo crescere ancora, ma che possiamo farlo mettendo a frutto il duro lavoro fatto in questi anni che ci ha portati a gestire in Unione ben 29 servizi. La regione ha scelto di lavorare con un percorso di autoriforma dal basso in cui le Unione possono e devono essere protagoniste. In quest’ultimo anno abbiamo lavorato molto sul tema della governance  interna, avviando un percorso partecipato insieme alla società Poleis che trova nel convegno di oggi il suo primo approdo. Per il futuro volgiamo rafforzare il legame con i cittadini e il mondo delle rappresentanze attraverso la costruzione di un “Patto per lo sviluppo” che ci consenta di condividere strategie ed obiettivi per il prossimo futuro dei nostri territori”.

“Quello che chiediamo ai livelli istituzionali superiori – ha concluso Piovaccari - è che le Unioni che veramente hanno realizzato in modo concreto processi di riorganizzazione dei servizi vengano premiate. Da presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna posso dire che il lavoro portato avanti da questi territori merita di essere riconosciuto e valorizzato nelle future azioni di incentivazione delle forme associati. Da esperienze avanzate come la nostra può ripartire un percorso di protagonismo degli enti locali di cui questo Paese ha assoluta necessità”.

“Questo confronto si inserisce in una fase fondamentale per il tema del riordino istituzionale del nostro Paese che chiama in causa un ruolo nuovo delle regioni e degli enti locali per ripensare il tema ha commentato Emma Petitti, assessore regionale al Bilancio e Riordino territoriale –. Noi vorremmo che la specificità dell’Emilia-Romagna vada salvaguardata e rafforzata. Quello che è successo in questi anni, attraverso le integrazioni di piccoli e grandi comuni che ha portato le nostre 44 Unione, circa 290 comuni, a essere organizzate in forma associata, ci ha portato ad affrontare casi molto diversi, che noi abbiamo cercato di sostenere anche attraverso le differenti esigenze manifestate. Da una parte c’è l’Unione come quella della Bassa Romagna, che è una delle più avanzate dal punto di vista dell’integrazione organizzativa e che ha manifestato un forte dinamismo rispetto anche al tema dell’associazionismo. Su un altro livello ci sono poi le Unioni che hanno dimostrato un minor dinamismo nel tempo e hanno avuto la necessità di un supporto da parte della Regione”.

“È importante che le regioni premino le realtà migliori – ha spiegato Giovanni Vetritto, dirigente della Presidenza del Consiglio –. Le Unioni che in questi anni si sono distinte per quanto fatto concretamente e per aver fornito i servizi con parametri oggettivi meritano questo riconoscimento”.  Governo e Regione hanno quindi concluso il convegno con l’auspicio di avviare una collaborazione con l’Unione nella prospettiva dell’innovazione e dello sviluppo del territorio. Durante l’incontro si è parlato del potenziamento delle funzioni territoriali in diversi ambiti, dalla sicurezza, al lavoro e alla formazione, passando per l’internazionalizzazione delle imprese, la tutela della salute, le infrastrutture e l’ambiente. Protagonisti del dibattito sono stati gli enti locali e le Unioni territoriali. In particolare, si è parlato del cosiddetto principio di sussidiarietà, che prevede il rafforzamento anche del ruolo degli enti locali, a partire da esperienze virtuose di gestione associata dei servizi come le Unioni che secondo gli intervenuti hanno lavorato con efficienza, consentendo di gestire la crisi economica.

Al convegno hanno partecipato i nove sindaci dei Comuni della Bassa Romagna, due consiglieri regionali, quattro rappresentanti della Regione Emilia-Romagna, il rappresentanti dell’Anci Fabrizio Matteucci, altri nove primi cittadini di Comuni emiliano-romagnoli, 14 assessori, quattro consiglieri comunali, 24 rappresentanti dell’ Unione Bassa Romagna, due dell’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese, uno per l’Unione Reno Galliera, Unione Bassa Reggiana, Unione Romagna Faentina, Unione di comuni della Romagna forlivese, Unione dei Comuni Modenesi Area nord e Unione dei Comuni Valli del Reno, Lavinio e Samoggia. Erano presenti inoltre sei rappresentanti dei sindacati, cinque delle associazioni economiche e tre dell’Università di Bologna

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