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Cronaca Faenza

L'ex ferroviere faentino che vive a Cuba: "E' dura, ma la capacità di arrangiarsi dei cubani è meravigliosa"

Rodolfo è un ex ferroviere in pensione che da circa 20 anni trascorre sei mesi sull'isola caraibica, dove ha la residenza, e gli altri sei mesi nella campagna faentina verso Reda

Il Coronavirus è arrivato anche a Cuba: a darci una testimonianza di come il lontano Paese vive la pandemia è il faentino Rodolfo Dal Pane - molto conosciuto a Faenza per essere un "indomito ciclista" - nonchè responsabile dell'associazione nazionale di amicizia "Italia Cuba", i cui volontari raccolgono materiale da consegnare poi all'isola. Rodolfo è un ex ferroviere in pensione che da circa 20 anni trascorre sei mesi sull'isola caraibica, dove ha la residenza, e gli altri sei mesi nella campagna faentina verso Reda

"Molti amici e conoscenti si sono messi in contatto con me in questi giorni per sapere come l’"isola ribelle" stia vivendo questo momento surreale - racconta l'uomo - Ci troviamo di fronte a un tragico evento che sta causando lutti, mettendo in crisi i sistemi sanitari ed economici di mezzo mondo, stravolgendo i nostri stili di vita e alimentando le nostre paure. Il Coronavirus pare sia entrato a Cuba portato da tre turisti italiani, che sono stati ricoverati in un ospedale dell'Avana il 10 marzo dopo essere risultati positivi mentre soggiornavano con un quarto italiano in un ostello della città di Trinidad. All’interno dell’isola, dopo un primo allarme, le autorità cubane si sono prontamente attivate effettuando test rapidi sui cittadini e sulle persone arrivate nell’isola da Paesi dove li Covid-19 stava già colpendo. Anch’io, pur essendo arrivato a dicembre 2019, sono stato sottoposto al tampone, risultato negativo. Medici laureandi cubani giravano casa per casa cercando di identificare i casi di Coronavirus, nel tentativo di arginare la pandemia sull’isola. Le strade vengono disinfettate regolarmente mentre i cubani, con la loro meravigliosa capacità di arrangiarsi, costruiscono mascherine di protezione. I presidi medici, presenti anche nei più piccoli paesini di montagna, sono stati allertati, fanno prevenzione spiegando le norme di tutela da adottare, fanno tamponi e sono pronti a intervenire in modo tempestivo in caso di positività. Intorno al 16 marzo, Cuba ha accolto una nave da crociera britannica che molti porti avevano rifiutato a causa della presenza a bordo di casi positivi al Covid-19, assicurando assistenza gratuita ai malati e organizzando il rientro in patria degli altri".

"Poi - continua Dan Pane - sono state chiuse le frontiere e gli stranieri che non sono potuti partire sono stati ospitati in hotel, in attesa che la situazione evolva. Le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse, i negozi statali sono aperti e lunghe file di persone distanziate tra loro aspettano ordinatamente di accedervi, mentre la polizia garantisce il rispetto delle regole. Lo sport all’aperto si può praticare, a patto che sia svolto in solitudine. Io ad esempio, da incallito ciclista quale sono, continuo a percorrere 80 chilometri in biciletta un giorno sì e uno no, naturalmente con la mascherina. Cuba, poi, ha raggiunto un livello di qualità straordinaria nella bio-ingegneria medica, in medicina, in chirurgia, nel trattamento dei peggiori flagelli virali e delle malattie neurodegenerative: il trattamento farmacologico a base di Interferone Alfa 2B utilizzato dai medici cubani allo scoppio della pandemia in Cina è un brevetto cubano e la speranza è che la sua efficacia nella prevenzione, e nella prima fase del contagio, risulti determinante ai fini del contenimento del Coronavirus. Le brigate impegnate in missioni internazionaliste per fronteggiare la pandemia Covid-19 sono 15. Ognuna è composta in media da 35 medici specialisti a vari livelli, gli ultimi sono partiti per le Barbados".

All’inizio della primavera, una brigata medica cubana è volata a prestare soccorso in Italia. "Questo è solo uno degli ultimi atti di un internazionalismo sanitario esercitato da sessant’anni in America Latina. Africa e Asia, e che conta attualmente oltre 30mila operatori (medici, infermieri, tecnici) presenti in 67 paesi - puntualizza l'uomo - I medici internazionalisti cubani operano nelle zone più remote e disastrate del mondo in totale gratuità, confrontandosi con epidemie e pandemie. Dove altri scappano, loro arrivano prestando soccorso e, in taluni casi, mettendo a repentaglio la propria vita. "La patria è l’intera umanità", diceva l’eroe nazionale José Marti: sotto quei camici bianchi c’è lo spirito solidaristico e umanista della Rivoluzione cubana".

La situazione a Cuba non è facile anche per altri fattori: "E' particolarmente critica a causa dell’embargo, che qui chiamano bloqueo - perché di questo si tratta - ovvero di un blocco economico, sociale, politico, culturale e commerciale imposto dagli Stati Uniti. Il ricatto alle compagnie assicurative delle imprese di navigazione impedisce lo sbarco di merci anche di prima necessità: Cuba non è autosufficiente, ad esempio, in campo alimentare o nella produzione di principi attivi per certi medicinali. La legge Torricelli, firmata da Clinton, vieta a ogni nave l’attracco in un porto americano per sei mesi, se questa è stata in un porto cubano; a ciò si aggiunge l’embargo imposto da Trump al Venezuela, principale partner commerciale di Cuba. E poi quest’anno l'isola ha dovuto fare i conti anche con strane malattie che hanno colpito le coltivazioni dei fagioli neri e del riso".

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