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Cronaca Lugo

Dagli scavi archeologici emerge una Chiesa risalente all'anno mille

Gli scavi effettuati nel 2018 hanno esteso la ricerca alle zone intorno alla chiesa, per ampliare la conoscenza della topografia di questo sito archeologico fino alle strutture fortificate del castello

Venerdì 12 ottobre alle 20.45 nell’Aula Magna dell’ex convento del Carmine di Lugo, in via Garibaldi 16, saranno presentati i risultati della campagna archeologica che si è svolta nel 2018 al castello di Zagonara. Dopo i saluti del sindaco di Lugo Davide Ranalli, gli archeologi dell’Università di Bologna presenteranno quanto scoperto nella recente campagna, conclusa il 21 settembre scorso. Sarà inoltre proiettato un video del resoconto dello scavo, a cura di Storia e Memoria della Bassa Romagna.

Open day agli scavi di Zagonara

“Lo scorso anno avevamo come obiettivo quello di comprendere quale fosse il potenziale archeologico del sito del castello di Zagonara e se avesse senso fare uno scavo archeologico – spiega il responsabile degli scavi Marco Cavalazzi - I risultati hanno superato le più rosee previsioni, perché non solo sono emerse strutture superstiti, ma addirittura sono venute alla luce le mura della chiesa del castello, la chiesa di Sant’Andrea, datata agli inizi dell’anno mille. Il lavoro di quest’anno era quindi finalizzato a definire meglio la conformazione di quest’edifico e la sua evoluzione nel corso del tempo, dal momento in cui sorse alla sua distruzione, a seguito della battaglia di Zagonara (1424). All’apice della sua evoluzione, in seguito a una serie di successivi ampliamenti, la chiesa del castello raggiunse i 17-18 metri di larghezza e 25 metri di lunghezza”.

Gli scavi effettuati nel 2018 hanno esteso la ricerca alle zone intorno alla chiesa, per ampliare la conoscenza della topografia di questo sito archeologico fino alle strutture fortificate del castello e scoprire le fasi anteriori alla sua costruzione, datata dalle fonti scritte al XIII secolo. Nel corso degli scavi sono emerse una serie di strutture a nord della chiesa, alcune con scopi produttivi: una tettoia delimitata da pilastri e attorniata da focolari, in cui probabilmente si lavoravano e cuocevano le carni animali. È stata inoltre ritrovata una vasca in mattoni, sul cui fondo si erano conservati vasi in ceramica databili tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo.

“Siamo passati da uno scavo di 300 metri quadri a uno di più di mille – continua Marco Cavalazzi - e rispetto allo scorso anno abbiamo aperto uno squarcio sulla vita quotidiana degli abitanti del castello, relativo proprio al momento in cui venne distrutto, cioè gli inizi del Quattrocento. L’università di Bologna spera di poter proseguire ancora a lungo il lavoro di scavo e ricerca avviato in questo sito, considerando anche il fatto che rimane una porzione di insediamento sorprendentemente vasta ancora da indagare, visto che il castello e il suo borgo si estendono per quasi sei ettari di superficie”. L’iniziativa è a partecipazione libera e gratuita ed è organizzata dal Comune di Lugo e dal team del progetto “Bassa Romandiola” del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell'Università di Bologna.

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