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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Alfonsine

Nasce ad Alfonsine il comitato di "Destinazione Agricola": "Riportare i terreni alla loro destinazione agricola"

Afferma Stefano Ricci: “Noi non chiediamo altro che il Comune di Alfonsine riporti i nostri terreni a quella che è la loro vocazione naturale, ovvero quella agricola"

Ad Alfonsine alcuni cittadini hanno dato vita ad un Comitato il cui scopo è quello di riportare i terreni che fanno parte della zona potenzialmente industriale (di interesse sovracomunale) compresa tra la via Reale, la via Storta e la Canalina alla loro originaria destinazione agricola. "Nel lontano 2009 - esordisce Stefano Ricci, uno dei piccoli proprietari interessati dalla vicenda - il Comune di Alfonsine ha modificato la destinazione urbanistica dei nostri terreni da agricola a potenzialmente industriale. Questo cambio di destinazione non ci ha mai convinti, fin da subito: infatti, per chi di noi, come me, non è coltivatore diretto, ciò ha significato la triplicazione delle imposte patrimoniali (Ici prima e Imu adesso) senza alcuna contropartita in cambio, ed oggi la situazione non è più sostenibile. Stessa sorte tocca anche a chi è coltivatore diretto ma per ragioni di età non è più in grado di provvedere alla coltivazione diretta e quindi dovrà concedere in affitto il proprio terreno a terzi”.

“Destinazione agricola” si è rivolto all’assistenza dello Studio legale dell’avvocato Claudio Fabbri del Foro di Ravenna il quale spiega che "il vincolo di interesse “potenzialmente industriale” di quei terreni siti in Alfonsine, a quasi dieci anni dalla sua approvazione, visto che la relativa delibera risale all’aprile 2009, non ha più ragion d’essere, dal momento che in questo lasso di tempo non è partito nessun piano di iniziativa privata e la prospettiva economica non incoraggia certamente alcun tipo di attività industriale in questa zona". “Il nodo cruciale della questione - afferma - consiste nel fatto che chi è intenzionato ad alienare il proprio terreno non riuscirà mai a percepire il valore di mercato di area di interesse industriale, molto maggiore del valore agricolo (almeno il triplo), in quanto in realtà, su quelle aree, oltre all’attività agricola non è possibile svolgere altro. Il valore del terreno agricolo si aggira intorno ai 40.000 euro ad ettaro circa: il vero e proprio dramma si consuma quando un proprietario dovrà vendere il terreno che risulta di interesse industriale al prezzo agricolo, laddove nel giro di poco tempo rischia di subire, anzi subirà, un accertamento dalla Agenzia delle Entrate che chiederà conto della differenza, con rischi di sanzioni elevatissime ed ingiuste"-

Conclude poi Stefano Ricci: “Noi non chiediamo altro che il Comune di Alfonsine riporti i nostri terreni a quella che è la loro vocazione naturale, ovvero quella agricola. Non vi sono più giusti motivi tali da imporci un pesante carico fiscale per una potenzialità industriale che non c’è e che a quanto pare non ci sarà nemmeno in un futuro medio-lungo. Ci siamo rivolti già tempo fa, come singoli proprietari, anche al Sindaco di Alfonsine, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta concreta, se non la richiesta da parte dell’Amministrazione di prendere tempo con la promessa che la questione sarebbe arrivata sul tavolo dell’Unione dei Comuni. Ma di tempo ne abbiamo perso già abbastanza e se non si inizia mai il processo di conversione, non ne arriveremo mai a capo.”  “In buona sostanza - chiude Fabbri - chiediamo a tutti i proprietari che abitano nella Bassa Romagna che si trovano ad affrontare queste condizioni a contattarci e ad unirsi al neonato gruppo di lavoro “Destinazione agricola” affinché i vari sindaci dell’Unione prendano atto di questa situazione economica insostenibile ed inutilmente gravosa a carico di piccoli proprietari”.
 

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