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Cronaca

"Disoccupati" e col reddito di cittadinanza: ma lavoravano in turni da 72 ore in casa di riposo

Maxi sanzioni per un contratto di finto appalto di servizi che nei fatti serviva solo a somministrare manodopera e a eludere i contributi

Percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza e l’indennità di disoccupazione, ma lavoravano in “nero” all’interno di una struttura residenziale per anziani nel territorio di Cervia, nell’ambito di un contratto di finto appalto di servizi che nei fatti serviva solo a somministrare manodopera e a eludere i contributi.

Il meccanismo è stato intercettato dal Nucleo Carabinieri Ispettorato Lavoro di Ravenna e da funzionari ispettivi della sede Inps di Ravenna, coordinati dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ravenna. Le indagini sono durate cinque mesi e hanno riguardato tutto il periodo da Febbraio 2018 a dicembre 2019.

Dagli accertamenti sarebbe emerso che una società di servizi con sede a Roma aveva stipulato con una casa di riposo per anziani di Cervia un artificioso contratto di appalto per servizi, che nel concreto consentiva all’impresa di fornire manodopera irregolare alla casa di riposo. Dalle complesse attività d’indagine è emerso che l’impresa contraente reclutava il personale che veniva inviato con mansioni di operatore socio sanitario presso la casa di riposo, e per alcuni lavoratori non venivano nemmeno fatte le assunzioni. Dagli sviluppi investigativi si è potuto anche accertare che due lavoratori in “nero” percepivano indebitamente in un caso il reddito di cittadinanza per un importo di 4.323 euro, nell’altro caso l’indennità di disoccupazione pari a 1.010 euro.

Dalle verifiche è emerso che l’impresa adibiva i lavoratori in turni di 48/72 ore continuative anche di notte, violando le norme che regolano il rispetto del riposo giornaliero e settimanale, omettendo inoltre la necessaria sorveglianza sanitaria sulle visite mediche; i lavoratori così adibiti venivano esposti a rischi per la salute e sicurezza. Il meccanismo, che è stato scoperto dagli ispettori, consentiva alle imprese non solo di eludere la contribuzione obbligatoria, ma anche le norme sulla salute e sicurezza.

Alla ditta utilizzatrice sono state comminate sanzioni amministrative per un importo totale di 48.786,55 euro, contestate ammende pari a 12.059,25 euro e sono stati recuperati contributi pari a 45.257,31 euro, mentre alla ditta somministratrice sono state comminate sanzioni amministrative per un importo di 9.949,55 euro e contestate ammende pari a 1.705,00 euro. Infine, i trasgressori sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria di Ravenna.

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