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Cronaca

La disperazione dell'estetista chiusa fino a giugno: "Per sopravvivere mi aiutano le amiche, non so se riaprirò"

Con la proroga della chiusura fino a giugno, i lavoratori dei centri estetici rischiano il fallimento. L'estetista ravennate: "C'è da mettersi le mani nei capelli. Spero di riuscire a resistere un altro mese"

Dopo l'anuncio delle novità della Fase due, sono molti i cittadini e le imprese che hanno tirato un sospiro di sollievo: soddisfazione, purtroppo, non condivisa da tutte le categorie di lavoratori. Infatti, secondo quanto annunciato domenica sera dal premier Giuseppe Conte, barbieri, parrucchieri, centri estetici e cura della persona riapriranno solo dal 1 giugno: una notizia che getta nello sconforto queste attività che vedono allontanarsi la data della riapertura e, allo stesso tempo, della ripresa economica.

La disperazione dell'imprenditrice ravennate

Sono tanti i professionisti del nostro territorio a soffrire per la crisi causata dall'epidemia di Coronavirus. Dopo la testimonianza di una parrucchiera, raccogliamo il rammarico di un'altra imprenditrice ravennate, Perla Piovacari, titolare del Centro Estetico Le Chic di Ravenna. "Speravo di ripartire entro metà maggio - spiega l'imprenditrice - Da due mesi non lavoro e adesso dovrò aspettare fino a giugno. Tra l'altro non sono ancora arrivati i 600 euro promessi". La professionista del settore estetico spiega le sue perplessità sulla decisione del Governo: "Dicono che nella nostra professione ci sono dei contatti, ma i contatti ci sono anche in altri tipi di lavoro". 

La donna, che registra un mancato incasso di diverse migliaia di euro, inizia ad avere seri dubbi sul suo futuro: "Allo stato attuale non so se riuscirò a riaprire. Sono preoccupata. Già prima si faticava, figuriamoci adesso. Vivo alla giornata: mi stanno dando una mano alcune mie amiche per sopravvivere. C'è da mettersi le mani nei capelli. Spero di riuscire a resistere un altro mese". La disperazione non riguarda poi solo i professionisti del settore, ma anche molti clienti. "Le persone sono disperate, perché avrebbero bisogno. Non si tratta di vanità, chi è abituato a queste cure ne ha realmente bisogno".

La critica di Cna

Anche la Cna critica duramente il programma di riaperture annunciato dal Presidente del Consiglio. “Le forti preoccupazioni e il disorientamento di fronte a questa situazione di incertezza che hanno immediatamente attanagliato gli operatori di questo comparto – afferma Massimo Mazzavillani, direttore della Cna di Ravenna - erano state solo parzialmente mitigate dalla speranza di poter riaprire in tempi ragionevoli, e cioè agli inizi del mese di maggio e non ai primi di giugno. È opportuno evidenziare che anche prima della sospensione le imprese adottavano intransigenti misure igienico-sanitarie, in sintonia con le disposizioni predisposte dal Governo e dal Ministero della Sanità per evitare la diffusione del contagio, oltre ovviamente al rispetto delle norme e delle procedure igienico sanitarie previste dal Dlg 81 in materia di salute e sicurezza del lavoro e dai regolamenti di settore regionali. Dopo il clamoroso errore di escludere la categoria C3 dai risarcimenti per gli affitti dei locali, Cna si aspettava e si aspetta maggiore attenzione rispetto ai tempi di riapertura per queste imprese. In questo modo, invece, il settore va verso la chiusura di almeno un’impresa su tre, dando peraltro buona linfa all’abusivismo”.

Pierpaolo Burioli, presidente della Cna di Ravenna, aggiunge che “in questi primi 50 giorni di chiusura sono stati studiati nuovi tempi e modalità di organizzazione per l’esercizio delle attività nei saloni: acquisto di dispositivi di sicurezza individuale e di materiali per la sanificazione dei locali, opportuni distanziamenti della clientela e organizzazione del lavoro su appuntamento, solo per citarne alcuni. In buona sostanza, le imprese dell’acconciatura e dell’estetica sono già pronte a ritornare al lavoro garantendo la salute e la sicurezza dei clienti, dei dipendenti e degli imprenditori. Procrastinare ulteriormente i tempi per la riapertura, così come deciso dal Governo, significa portare un colpo mortale al comparto, perché vuole dire, solo per il settore dell’acconciatura, una perdita di oltre il 40% dei propri incassi, che sale invece al 70% per il segmento dell’estetica. Nel nostro territorio provinciale le imprese artigiane del comparto dei servizi alla persona sono circa 1100, 1400 considerando il registro imprese. Numeri importanti ma che non creeranno particolari problemi relativamente agli eccessi degli spostamenti delle persone, in quanto equamente distribuiti sul territorio, né possono essere pericolosi relativamente a possibili assembramenti che saranno evitati tramite l’utilizzo obbligatorio degli appuntamenti. Per queste ragioni Cna chiede che sia anticipata la data di riapertura di questo comparto, definendo con urgenza protocolli e linee guida necessari allo svolgimento dell’attività. Ne va della vita di un’intera categoria pronta a fare la sua parte per la lotta alla pandemia senza però rischiare la chiusura o i licenziamenti del personale formato in questi anni”.

“Lavoreremo subito – concludono Burioli e Mazzavillani – per far sì che questo decreto possa essere migliorato, decreto che peraltro scade il 17 maggio e che per questo ha ancora spazi di correzione. Di certo non lasceremo nulla di intentato per cercare di dare agli artigiani quella dignità che sino ad oggi non è stata riconosciuta, senza escludere manifestazioni di protesta”.

Confartigianato chiede più coraggio per la Fase Due

"Per il settore del Benessere, in particolare per gli acconciatori e gli estetisti, si tratta di procedure più stringenti di quelle adottate in altri settori e dunque non vi è alcuna ragione logica per non consentire alle imprese di ritornare in attività in tempi ravvicinati - afferma la Confartigianato Emilia Romagna -. Al danno provocato dal prolungamento di questo irragionevole blocco delle attività si aggiunge la beffa di un abusivismo dilagante, con il risultato che chi opera nell’illegalità e al di fuori da ogni controllo sanitario e fiscale, non solo danneggia chi rispetta le regole, ma mette anche realmente a rischio la salute delle persone, esponendole a rischi di contagio da Covid-19".

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