rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Faenza

Tentano il "cavallo di ritorno" con una bici rubata: tre arresti per estorsione

Si sono aperte le porte del carcere per un foggiano di 48 anni e per due faentini, rispettivamente di 48 e 53 anni, tutti nullafacenti e già noti alle forze dell'ordine

Nel gergo criminale si chiama "tecnica del cavallo di ritorno" e viene utilizzata, in particolar modo nel Meridione, per metter in atto un'estorsione. Venerdì scorso hanno tentato di applicarla tre individui per la restituzione di una bici rubata alcune ore prima, ma a mandare a monte il piano ci hanno pensato i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, diretti dal maresciallo Luigi Gentile e dal comandante di Compagnia, Cristiano Marella. Con un'operazione "lampo", infatti, gli uomini dell'Arma hanno assicurato alla giustizia il terzetto con l'accusa di estorsione in concorso. Si sono aperte le porte del carcere per un foggiano di 48 anni e per due faentini, rispettivamente di 48 e 53 anni, tutti nullafacenti e già noti alle forze dell'ordine.

Il furto

Le indagini dell'Arma sono iniziate a seguito del furto di una bici da donna subìto da un'avvocatessa trentenne. La malcapitata, dopo essersi accorta della sparizione del mezzo dal cortile dello studio, nel centro di Faenza, ha contattato il 112. I Carabinieri hanno cominciato a pattugliare la zona di via Naviglio e Piazza Rampi, dove era stato segnalato da diversi cittadini un via vai di "facce poco raccomandabili", che portavano a spalla o trascinavano delle biciclette in direzioni degli scantinati, dove si trovano degli alloggi popolari.

I sospetti

Gli uomini dell'Arma hanno appurato che un foggiano di 48 anni, già noto alle forze dell'ordine, si era visto assegnare una casa popolare e che lo stesso ospitava due faentini senza fissa dimora. Il pattugliamento non ha permesso di individuare la bici rubata. Mentre i Carabinieri proseguivano nelle ricerche è stato notato in Piazza Rampi il foggiano con un velocipide. Identificato, alla presenza anche dell'avvocatessa, ha riferito che il mezzo era il suo e che potevano fare i controlli del caso nell'abitazione e negli scantinati. Ed effettivamente non è stato rinvenuto nulla. La ragazza si è quindi recata al comando dell'Arma per denunciare il furto.

L'estorsione

Nel fare a ritroso il percorso per tornare nello studio legale si è imbattuta in via Naviglio nel 48enne. All'uomo ha chiesto informazioni circa la propria bici. "Se la vuoi avere devi pagare - sarebbe stata la sorprendente risposta -. Porta 50 euro e la rivedrai". I due si sono accordati, dandosi appuntamento per le 18,30. Nel frattempo la trentenne ha contattato i Carabinieri, parlando col capitano Marella per riferire della situazione. Gli uomini dell'Arma del Nucleo Operativo e Radiomobile in borghese, secondo le direttive del maresciallo Gentile e del comandante di Compagnia, si sono immediatamente attivati, "cinturando" l'area.

L'appuntamento

Il 48enne si è presentato all'appuntamento con i due faentini, i quali hanno fatto da "vedetta", monitorando la zona. Da una siepe il foggiano ha tirato fuori la bici della derubata, sprovvista degli accessori (borse e fanalini). Al rifiuto della trentenne di pagare la cifra accordata, il terzetto si è diretto verso lo scantinato della palazzina popolare. Dopo pochi minuti il faentino 48enne si è materializzato con le dotazioni della bici. A scambio avvenuto (le banconote erano fotocopiate) si sono concretizzati i Carabinieri, che hanno assicurato alla giustizia i tre con l'accusa di estorsione in concorso. Ora sono in carcere, in attesa della convalida, a disposizione del pubblico ministero Lucrezia Ciriello. Il pugliese dovrà rispondere anche dell'accusa di ricettazione.

L'appello

Le indagini proseguono. Gli inquirenti non escludono infatti che possano esserci state altre estorsioni. "Invitiamo i cittadini che possono aver subìto un simile trattamento a segnalarcelo", è l'invito del capitano Marella. Non sono state trovate altre bici rubate. L'ipotesi è che lo scantinato venisse utilizzato per scassinare i lucchetti delle bici, le quali venivano poi sistemate in "posti strategici", come rastrelliere nei pressi dei supermercati o siepi, per esser poi prelevate in un secondo momento.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tentano il "cavallo di ritorno" con una bici rubata: tre arresti per estorsione

RavennaToday è in caricamento