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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Faenza

Furti, ricettazione ed evasione: sorveglianza speciale per un soggetto "socialmente pericoloso"

Si è trattato di una lunga e complessa attività d’indagine che ha posto sotto la lente d’ingrandimento anche altri otto soggetti facenti parte del nucleo familiare convivente dell'uomo

La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno dato esecuzione al decreto del Tribunale di Bologna di applicazione della sorveglianza speciale e alla confisca di una ditta individuale, operante nel settore del recupero di rottami ferrosi, e degli autoveicoli nella disponibilità di un 52enne bosniaco, da tempo emigrato in Italia e residente a Faenza, nonchè del relativo nucleo familiare convivente. Si è trattato di una lunga e complessa attività d’indagine che ha posto sotto la lente d’ingrandimento anche altri otto soggetti facenti parte del nucleo familiare convivente dell'uomo e che ha permesso sia di ricostruire il profilo criminale del 52enne, che nel corso degli anni avrebbe assunto numerosi alias, sia per delineare il complesso dei beni di sua proprietà o nella sua disponibilità che nel corso del tempo erano stati acquistati e ceduti con grande frequenza.

A tal scopo è stata indispensabile la profonda sinergia tra la Divisione Anticrimine della Questura, il Commissariato di Polizia di Faenza e la Compagnia della Guardia di Finanza di Faenza che ha consentito, il 5 giugno, al Questore della provincia di Ravenna di presentare al Tribunale di Bologna la proposta di sottoposizione dell'uomo alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, nonché di quella del sequestro di una serie di beni e disponibilità finanziarie - auto, libretti di deposito, conti correnti - di proprietà o nella disponibilità del 52enne e del suo nucleo familiare convivente. Il 19 luglio il Tribunale di Bologna ha applicato la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni a Faenza e numerose prescrizioni a cui il 52enne si dovrà attenere (ad esempio non rincasare la sera più tardi delle 21 e non uscire la mattina prima delle 7.30 senza comprovata necessità e, comunque, senza averne data tempestiva notizia all'autorità locale di pubblica sicurezza, presentarsi alla stessa Autorità tre volte alla settimana, ecc.), confermando la sua “pericolosità sociale” che sarebbe stata già riscontrata nel corso degli accertamenti svolti, durante i quali sarebbe risultato essere dedito a traffici delittuosi e alla commissione di reati connotati a fine di lucro.

Lo stesso avrebbe, tra l’altro, riportato varie condanne penali principalmente per furto e ricettazione e avrebbe tuttora in corso altre pendenze penali per furti in danno di aziende, reati in materia di falso e gestione non autorizzata di rifiuti. Le indagini patrimoniali, che abbracciano un periodo che va dal 2001 al 2015, hanno riguardato tutti i familiari che nell'ultimo quinquennio avevano convissuto con il bosniaco, e avrebbero permesso di rilevare come tutti i componenti della famiglia fossero privi di occupazione e, alcuni di loro, a loro volta gravati da condanne definitive per reati contro il patrimonio. I beni agli stessi riconducibili sarebbero, dunque, risultati essere di valore nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta. Nonostante la formale assenza di reddito, nel corso degli anni, i membri della famiglia sarebbero stati intestatari di svariati veicoli, nonché di conti correnti e di libretti di deposito postali sui quali è stata riscontrata una vorticosa movimentazione di ingenti somme di denaro. Parallelamente è stata avviata una verifica fiscale nei confronti della ditta individuale dell'uomo, dalla quale è emerso che dal 2012 al 2015 l'imprenditore avrebbe omesso di dichiarare redditi per circa 100mila euro e percepito prestazioni sociali agevolate, senza averne diritto.

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