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Cronaca

Il Festival delle culture chiede "Diritto al futuro" tra cibo etnico e danze tribali

Concerti di etno e world music, danze popolari, rappresentazioni di teatro-danza, dibattiti, mostre, istallazioni, laboratori e ben sette punti ristoro con piatti da tutti i continenti

Torna il Festival delle Culture di Ravenna, giunto all'undicesima edizione, che si terrà dal 9 all'11 giugno nella Darsena di città. La kermesse, promossa dall'assessorato alle politiche per l'immigrazione del comune di Ravenna, vedrà alternarsi concerti di etno e world music, danze popolari, rappresentazioni di teatro-danza che avranno come scena le Artificerie Almagià, mentre la zona circostante, compresa la banchina del canale Candiano, sarà animata da dibattiti, mostre, istallazioni, laboratori, mercatino, con la possibilità di cenare in uno dei 7 punti ristoro con cucina dai diversi continenti.

“Questo festival è ormai diventato un appuntamento tradizionale per la città – commenta l'assessore alla cultura Valentina Morigi – e ogni edizione è diversa e più ricca rispetto alle precedenti, anche se il filo conduttore rimane sempre lo stesso: quello della partecipazione. Nel corso dei mesi lavorano insieme alla programmazione del festival, con l’assessorato e la Casa delle Culture, le associazioni di cittadini migranti e italiani, culturali e di volontariato, i soggetti gestori dei centri di accoglienza, cioè tutta quella comunità variegata di chi a vario titolo si occupa di intercultura e ha a cuore il presente e il futuro della nostra città. Un altro dei fili conduttori è la sede del festival: siamo sempre in Darsena, che è un quartiere con una vocazione aggregativa davvero peculiare. Ci saranno tanti momenti dedicati allo stare insieme e alla conoscenza reciproca, ma anche tanti dibattiti con esperti che si occupano del tema dell’accoglienza e in particolare del diritto al futuro articolato in tutte le sue sfaccettature”.

Tra gli obiettivi che il Festival si pone ci sono quelli di praticare l'intercultura, valorizzare il pluralismo culturale, favorire il protagonismo e la partecipazione dei migranti, sensibilizzare la cittadinanza sui temi dell'accoglienza e dell'antirazzismo. In questo senso è centrale il processo che ha portato all'organizzazione della manifestazione, in cui è stato confermato il metodo della progettazione partecipata in cui decine di volontari, autoctoni e immigrati, membri di associazioni e singoli cittadini, hanno lavorato insieme sin dal mese di novembre. Il tema portante, quanto mai di attualità, su cui ha lavorato il gruppo è quello dell'accoglienza, in un'epoca storica che impone grandi responsabilità, in cui occorre lottare contro la paura del diverso, per i diritti umani e per promuovere una diffusa cultura dell'accoglienza che investa tutta la società. In linea col tema è stato scelto il titolo del Festival: Diritto al Futuro. Tra i momenti di riflessione è molto importante il convegno che si terrà a Palazzo Rasponi sabato mattina, “Il diritto d’asilo nell’arcipelago Europa”, con diversi interventi tra cui quello di Cecilé Kyenge e Domenico Manzione (sottosegretario del ministero dell’interno). Tra i diversi spettacoli sul palco dell'Almagià due prevedono la presenza di ospiti che provengono dall'estero: i Saodaj, gruppo dell'Isola Reunion con musica sofisticata derivante dalla tradizionale Maloya creola (venerdì 9 giugno ore 22.30), e l'Eyonlé Brass Band, una fanfara originaria del Benin (domenica 11 giugno ore 23.00).

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