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Cronaca

Il padre di Cagnoni: "Mio figlio era tranquillo, come se 'giustizia fosse stata fatta'"

La dodicesima udienza a Matteo Cagnoni prosegue con l'esame del padre Mario, noto medico e professore universitario, dopo una mattinata tra testimoni assenti e altri, addirittura, accusati di falsa testimonianza

La dodicesima udienza a Matteo Cagnoni, dermatologo ravennate accusato dell'omicidio di Giulia Ballestri, prosegue con l'esame del padre Mario Cagnoni, noto medico e professore universitario, dopo una mattinata tra testimoni assenti e altri, addirittura,che potrebbero essere  accusati di falsa testimonianza.

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Quella del "professore", come tutti lo chiamano in aula, potrebbe essere una testimonianza chiave, dal momento che secondo l'accusa sarebbe stato lui ad aiutare il figlio a fare sparire alcune tracce dopo l'omicidio e con cui domenica, poche ore prima che venisse trovato il cadavere di Giulia, si sarebbe recato a Bologna dall'avvocato Giovanni Trombini, attuale legale dell'imputato. Prima di iniziare con la deposizione, la difesa chiede che sia data al testimone la facoltà di non rispondere, in quanto parente prossimo congiunto dell'imputato: ma Cagnoni è parente affine di primo grado anche con la parte offesa, ovvero la nuora Giulia Ballestri, dunque la Corte non gli consente di non rispondere. "Ma io voglio testimoniare, non avevo alcuna intenzione di rinunciare a farlo", risponde Cagnoni. E in effetti nelle sue risposte l'87enne appare molto lucido e sicuro, almeno per la prima parte del lungo esame (durato più di quattro ore). L'uomo inizia a descrivere nel dettaglio gli ultimi giorni prima dell'arresto del figlio, quando Matteo, il pomeriggio del venerdì in cui Giulia sarebbe stata uccisa in mattinata a Ravenna, si reca a Firenze nella villa dei genitori insieme ai tre figli. Domenica, mentre Matteo si trova a Firenze, racconta il padre, viene contattato dalla Questura: "Gli dicono che deve andare a fare una firma per poter procedere con la ricerca di Giulia". "Allora perchè invece di andare a Ravenna a firmare andate a Bologna dall'avvocato Trombini?", tenta l'affondo il pm. "Perchè Matteo voleva sapere se questo allontanamento della moglie potesse essere rilevante penalmente a livello del divorzio", risponde deciso Cagnoni.

I cuscini della discordia

Il pm Cristina D'Aniello chiede poi che vengano proiettati in aula i filmati delle telecamere di videosorveglianza della villa di Firenze, in cui si vedono padre e figlio armeggiare da una macchina all'altra con sacchi neri, la valigia bianca ritrovata piena di vestiti da uomo, la borsa bianca che indossava Giulia prima dell'omicidio (mai ritrovata e che Cagnoni non riesce a riconoscere dalle immagini) e i famosi cuscini delle poltrone di via Padre Genocchi che Matteo si porta a Firenze e che, da ciò che viene mostrato dalle telecamere, passano dall'auto del figlio alla siepe, per poi tornare nell'auto di Matteo e passare poi all'auto del padre, in un via vai difficilmente comprensibile. "Matteo aveva portato i cuscini a Firenze perchè doveva farli pulire, ed essendo di un materiale prezioso dovevano essere affidati a un servizio di pulizie di alto livello", spiega Cagnoni. "E perchè li avete messi in auto? E come mai alle tre della domenica mattina, dopo aver saputo che nella sua villa era stato trovato un cadavere, si reca in cantina a controllare i cuscini, come mostrano le telecamere?". "Per controllare che fossero messi bene, visto che erano preziosi", risponde  il padre. "Ed erano messi bene?", domanda il presidente della Corte Corrado Schiaretti, riferendosi alle fotografie fatte alla cantina, che mostrano i due cuscini buttati alla rinfusa tra macerie e latte di vernice. "Si...", risponde Cagnoni. "Bene, chiudiamo qui l'argomento, poi ognuno si farà l'opinione più opportuna", chiude laconico Schiaretti.

La domenica dall'avvocato

Cagnoni poi racconta del viaggio di domenica verso Bologna: "Guidavo io mentre Matteo dormiva. Sbagliai uscita e finimmo all'aeroporto, allora ne abbiamo approfittato per entrare e prendere un caffè (l'accusa sostiene invece che Cagnoni volesse prendere un aereo e fuggire, salvo poi ripensarci all'ultimo, ndr). Poi andammo dall'avvocato per discutere dell'abbandono del tetto coniugale di Giulia, che però ci consigliò una collega dal momento che lui non si occupava di queste cose". Sull'argomento interviene anche il legale delle parti civili Giovanni Scudellari: "Matteo e i figli sono a Firenze e lei, dopo meno di due giorni dalla scomparsa di Giulia, decide di andare da un avvocato penalista (e non divorzista), di domenica, da Firenze a Bologna per parlare di abbandono del tetto coniugale? Ma suo figlio era a Firenze: Giulia non poteva semplicemente essersi fatta gli affari suoi? O almeno non sarebbe bastata una telefonata a Trombini, visto che è anche un vostro caro amico?". "Anche a me sembrava esagerato quel viaggio, ma quando Matteo vuole una cosa sa essere piuttosto convincente", conclude il padre.

"Qualcosa che aveva risolto il problema"

Il professore passa poi alla descrizione dell'arrivo degli agenti di Polizia, domenica notte, a Firenze, e il suo racconto è molto diverso da quello fornito dagli stessi agenti durante l'udienza scorsa. "Mi catturarono senza dirmi nulla, mi hanno preso e palpato senza dare un minimo di spiegazione, poi mi hanno caricato in auto e hanno iniziato a urlarmi contro "Dov'è tuo figlio? Lo sai cos'ha fatto a sua moglie?": Poco prima mi aveva chiamato la vigilanza della Colas da Ravenna per dirmi che era successo qualcosa nella villa di via Padre Genocchi. Allora ho collegato le cose: è stato il momento in cui ho capito che Giulia era morta". "Ma come ha saputo della morte di Giulia?", domanda il presidente della corte. E qui Cagnoni inizia a tentennare e parte una lunga serie di "non ricordo" che proseguirà un po' per tutto il pomeriggio. Poi dice una cosa che lascia tutti stupefatti: "Quando è successo tutto questo io ero convinto che potesse davvero essere stato mio figlio: non riuscivo a immaginarlo, ma i poliziotti con quelle frasi mi convinsero". "E quando ha capito che suo figlio era innocente?", domanda l'accusa. La risposta arriva da una telefonata registrata tra Mario Cagnoni e l'amica Elisabetta Tosi: "Ho rivisto Matteo in carcere: io e mia moglie ci aspettavamo di vederlo agitato e disperato, invece era tranquillo, come se giustizia fosse stata fatta". "Ma quale giustizia, se in teoria un innocente era stato incarcerato mentre la moglie era stata uccisa e i figli erano rimasti orfani?", chiede il Pm. "Era come se fosse successo qualcosa che avesse risolto un problema". L'aula esplode in mormorii e lo stesso Schiaretti non riesce a trattenersi: "Era intervenuta la giustizia divina quindi...".

Infine viene fatta ascoltare una registrazione di una telefonata tra Mario Cagnoni e il figlio Stefano, fatta il lunedì mattina dopo la scoperta del cadavere: "E' stato un eccesso di rabbia", dice il figlio Stefano. "Si, naturalmente si dice che non è vero, che è stato qualcun altro da fuori". E le stesse frasi lasciate sospese vengono riproposte nella telefonata con il fratello Giorgio Cagnoni, zio di Matteo: "Questi sono episodi di pazzia", dice lo zio dell'imputato. "Eh questo sì, è roba da Freud", risponde il padre. Ma a cosa si riferisce, quali episodi di pazzia?. "Il soggetto non era Matteo - risponde il testimone - ma un nipote che aveva creato una situazione di caos in azienda".

Il controesame dell'avvocato Trombini è molto breve: "Le ragioni della fuga di Matteo dalla finestra della villa di Firenze, come mostrano le telecamere, potrebbero essere dovute a un attacco di panico?", domanda l'avvocato al padre dell'imputato. "Le crisi di panico di mio figlio erano frequenti e incontrollabili, quindi si". La conclusione della giornata passa nelle mani del presidente della Corte:. "Mi spieghi una cosa - domanda al testimone - domenica siete rimasti due o tre ore da Trombini a Bologna: cosa vi siete detti, se vi ha solo consigliato un altro avvocato a cui rivolgervi". La risposta, anche in questo caso, rimane sospesa: "Non ricordo".

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

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La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

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La decima udienza - Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

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