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Cronaca

Taglio del nastro al Salone dei Mosaici, come le opere sono arrivate ai giorni nostri

Inaugurato il Salone dei Mosaici della Casa del Mutilato a Ravenna. Ivan Simonini racconta la travagliata storia della sala e dei "mosaici più importanti del Novecento"

Dopo la presentazione alla stampa di qualche tempo fa, venerdì è stato inaugurato ufficialmente il Salone dei Mosaici di Ravenna. La sala accoglie così la cittadinanza per il taglio del nastro, presenti l'imprenditore Maurizio Bucci, l'assessore Giacomo Costantini, Piero Casavecchia e Ivan Simonini dell'associazione culturale Tessere del '900 e altre personalità locali.

Dopo il taglio del nastro è subito Ivan Simonini, che presiede il comitato scientifico di Tessere del '900, a prendere la parola. E racconta la travagliata storia del Salone dei Mosaici della Casa del Mutilato. Le opere musive, realizzate a partire dal 1940 su cartoni dei pittori Anton Giuseppe Santagata e Giovanni Majoli furono completate nel 1942. Erano cinque in tutto e nacquero con l'idea di stabilire una continuità tra l'Impero romano e il fascismo. I tre pannelli verticali sulla parete lunga rappresentano un omaggio ai combattenti della Prima Guerra Mondiale, alla Guerra d'Africa (1935-36) e alla Guerra di Spagna. Sulla parete più corta, dalla quale si accede al Salone, erano posti due pannelli orizzontali, uno raffigurante la partenza di Giulio Cesare da Ravenna, l'altro (che non è arrivato ai giorni nostri) celebrava la Marcia su Roma delle camicie nere del 1922.

L'inaugurazione del Salone dei Mosaici

Tuttavia il Salone non fu mai inaugurato e i mosaici rimasero nascosti. Sul finire del 1944 Ravenna fu liberata dai partigiani e dagli Alleati e proprio il Comando partigiano si installò nel palazzo. Anche i patrioti ravennati lasciarono i mosaici celati e questo, spiega il prof. Simonini, permise di salvarli e farli arrivare fino ai giorni nostri. Tutti tranne la celebrazione della Marcia su Roma che fu eliminata, pare, perché si dovesse creare una nuova apertura sulla parete d'entrata.

A quel punto le tessere dei maestri futuristi rimasero lì, sepolte e dimenticate per quarant'anni. Alla metà degli anni '80 proprio Ivan Simonini, insieme al professor Nino Carnoli, "sgattaiolarono" nel salone abbandonato per dare un fugace sguardo a quelle opere. "Se avessimo visto solo propaganda di stampo fascista in quei mosaici non ce ne saremmo interessati", confessa Simonini, ma c'era un forte valore artistico nelle trame di quelle tessere. Valore che fu testimoniato anche da Vittorio Sgarbi, durante una sua visita a Ravenna nel 1994, quando li definì "i più importanti mosaici del Novecento".

Seguirono vari cambi di proprietà, fino a quando, nel 1998, il Salone fu acquisito dal gruppo Nettuno che fece restaurare i mosaici e ricostruire il muro di marmo all'ingresso, riportando il luogo al suo aspetto originale. Occorre però aspettare ancora: nuovi cambi di proprietà fino all'iniziativa di Maurizio Bucci che decide di investire sul Salone dei Mosaici.

Le tessere del Novecento diventano dunque fruibili a tutta la cittadinanza e, mentre si parla di inserire il Salone nei percorsi turistici, Simonini sprona ulteriormente il Comune: sempre su piazza Kennedy sorge il Palazzo Rasponi Murat e al suo interno è conservato un appartamento in stile impero tra i più pregevoli d'Europa. Solo che nessuno lo conosce. Un altro tesoro nascosto da riesumare.

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