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Cronaca Centro / Viale Luigi Cilla

"Dosso sbagliato in curva: per questo morì Valeria"

Un dosso, una curva e un'isola spartitraffico posta malamente in un punto pericoloso: è questo il mix che avrebbe causato la morte in un incidente stradale di Valeria Dragomanni, 45 anni, a bordo di uno scooter. E' lo scenario di via Cilla dove il 12 gennaio scorso è avvenuto l'incidente mortale.

Un dosso, una curva e un'isola spartitraffico posta malamente in un punto pericoloso: è questo il mix che avrebbe causato la morte in un incidente stradale di Valeria Dragomanni, 45 anni, a bordo di uno scooter. E' lo scenario di via Cilla dove il 12 gennaio scorso è avvenuto l'incidente mortale. Per Alvaro Ancisi se non ci fossero stati quelle insidie sulla strada probabilmente l'esito dell'incidente non sarebbe stato fatale. Il capogruppo di Lista per Ravenna ha compiuto una sua indagine documentale, su richiesta della famiglia della dipendente comunale morta.

Dice Ancisi: “In sostanza vi era da verificare se la sopraelevazione del tratto di via Cilla in questione con la creazione di due isole spartitraffico abbia potuto concorrere, per come è stata concepita e realizzata, a provocare la disgrazia. Ho risposto positivamente alla richiesta, acquisendo e valutando approfonditamente la documentazione necessaria. La relazione che ne è scaturita è stata da me trasmessa all’avvocato, che, per conto dei familiari di Valeria, parti offese nel procedimento penale pendente presso la Procura della Repubblica di Ravenna, l’ha immediatamente consegnata al Pubblico Ministero incaricato delle indagini, al quale erano appena pervenuti i rilievi effettuati dalla Polizia municipale”.

Donna ravennate muore cadendo dalla sua moto

Secondo la sua relazione alla base delle opere realizzate su via Cilla sta il progetto urbanistico relativi a due complessi, ai due lati della via Cilla compresi tra le intersezioni con via Testi Rasponi e con via Zampeschi, due grandi complessi immobiliari, destinati a residenza, negozi, uffici, ecc., aventi grosso modo forma di un anfiteatro, coi rispettivi fronti rivolti verso la strada. La maggiore criticità è stata la scelta secondo cui le aree semicircolari di pertinenza dei due complessi avrebbero composto, anche se attraversate dalla strada, un’unica piazza pubblica. In pratica, l’amministrazione comunale ha stabilito che, siccome i due complessi edilizi sono stati costruiti su un piano rialzato rispetto a via Cilla, la strada stessa avrebbe dovuto essere rialzata al medesimo livello, in modo che, unificandosi con le corti degli edifici, formasse un’unica piazza pubblica.

Tuttavia, per Ancisi, “in tal modo, non si è valutato che la geometria della strada avrebbe significato la costruzione di un dosso repentinamente sorgente in mezzo ad una curva e che sarebbe stato impossibile fisicamente realizzare l’opera rispettando le norme tecniche di costruzione. Inizialmente, tra le due “semipiazze” e la strada da esse fagocitata non era prevista alcuna recinzione. Ora, invece, le “semipiazze” stesse sono separate e protette dalla strada tramite una vistosa e solida recinzione metallica, perdendo qualsiasi illusione di “piazza unica”.

Mai e poi mai - ne ho dedotto - i 3489 metri quadrati delle due presunte “semipiazze” sarebbero potuti effettivamente diventare una piazza pubblica, essendo evidenti la loro caratteristica di pertinenze condominiali e la funzione di servizio svolta ai rispettivi complessi edilizi. La differenza non è da poco. I costi di costruzione della cosiddetta piazza, scomputati dagli oneri di urbanizzazione secondaria, in pratica li ha pagati il Comune. Le manutenzioni ordinarie e straordinarie sono a carico del Comune e non dei condomini privati”.

E ancora: “Le contraddizioni del progetto urbanistico esplodono clamorosamente all’interno del progetto esecutivo per l’esecuzione delle opere di urbanizzazione connesse alla costruzione degli immobili, secondo cui il tratto in questione di via Cilla sarebbe stato ‘rialzato’ rispetto alla quota stradale fino a raggiungere l’altezza degli edifici e delle “semipiazze”, realizzando i raccordi mediante rampe aventi pendenza del 7 per cento e costruendovi due isole spartitraffico centrali.

Solo con l’ausilio di un tecnico siamo stati in grado di costruire, tramite la quote indicate in una tavola del progetto, un profilo del tratto in questione, allegato in PDF alla relazione, che mostra un dosso artificiosamente creato in curva. Che le opere realizzate: corsie, cordoli, dossi e barriere, costituiscano un’insidia per la circolazione stradale si può ricavare dal confronto con una serie di norme e prescrizioni vigenti in materia”, conclude Alvaro Ancisi, capogruppo LpRa.

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