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Cronaca Cervia

Inseguono un ladro e scoprono una maxi frode online tra Italia e Romania

Le somme “sparite” con la tecnica del phishing dai conti correnti degli utenti si aggirano sui 120mila euro. La base operativa della banda era un appartamento a Cervia

Un’associazione a delinquere nascosta nell’etere. Un’associazione capace di ingannare utenti di tutta Italia con un semplice clic. inviando e-mail da indirizzi che sembravano quelli di banche e istituzioni creditizie attraverso i quali “estorcere” informazioni personali al fine di prelevare denaro dai conti correnti. Ma l’organizzazione italo-rumena che del phishing avrebbe fatto la sua specialità ora si è materializzata. Le indagini sono riuscite a dare un nome e un cognome a chi avrebbe avuto un ruolo in quest’azienda “virtuale" e a chi avrebbe beneficiato dei suoi servizi.

Si tratta di 21 persone: 11 rumeni, una bulgara e nove italiani, quattro dei quali salentini. Proprio questi 4 avrebbero fatto da “prestanome” per l’associazione. E di questo risponderanno nel processo che li vedrà imputati (con tutti gli altri) a partire dal 22 novembre davanti alla prima sezione collegiale del Tribunale di Ravenna. Le accuse per loro sono di accesso abusivo al sistema informatico o telematico, detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso ai sistemi informatici o telematici, frode informatica. Lo ha stabilito nelle scorse settimane il gup Gianluca Petragni Pelosi del Tribunale di Bologna nel decreto che dispone il giudizio e nel quale si ricostruiscono i ruoli, responsabilità e attività della banda e di chi vi gravitava attorno.

Le indagini partite da Cervia: dall’inseguimento del ladro alla scoperta del covo

Fu grazie all’arresto di un 30enne rumeno, ricercato per furto (fu individuato per strada da due carabinieri fuori servizio a passeggio con le loro famiglie e poi inseguito), a Cervia, il 1 marzo del 2016, che gli uomini dell’Arma risalirono all’appartamento, in un complesso residenziale di Pinarella, utilizzato come base operativa. Qui, oltre al 30enne, c’erano altre persone impegnate in operazioni illecite. Attraverso il materiale informatico e i documenti falsi sequestrati in quella circostanza è stato così possibile ricostruire il volume d’affari. E’ di 126.164 euro la cifra che sarebbe stata sottratta complessivamente a ignari correntisti (quindici in tutto le vittime riscontrate dall’inchiesta).

La struttura dell’azienda “virtuale”

Secondo gli inquirenti, l’associazione a delinquere sarebbe stata composta dal 30enne, dai connazionali di 33, 26, 32, 46 e 29 anni, oltre a un 64enne di Napoli e una 27enne originaria della Bulgaria e avrebbe svolto attività di reclutamento, in Italia e in Romania, di operatori telematici da impiegare in postazioni allestite con appositi programmi informatici e collegate alle rete internet, attraverso cui lanciare offensive via mail a utenti con l’obiettivo di appropriarsi della loro identità digitale (cosiddetta “Identity theft”) e mettere le mani sui loro soldi.

Ancora: prestanome disposti ad acquistare e consegnare al sodalizio strumenti finanziari (conti correnti e carte di credito), su cui versare provvisoriamente, in attesa di un ulteriore trasferimento, le somme sottratte illecitamente, così da depistare le vittime; financial manager da impiegare nelle operazioni di trasferimento, prelievo e spesa delle somme ottenute col “phishing”; procacciamento di documenti falsi da impiegare per acquistare altri strumenti finanziari, emessi da Poste Italiane Spa (“Postepay e Postepay Evoulution”), destinati alle esigenze dei “financial manager”. Infine: locazione di immobili dove allestire le postazioni telematiche dalle quali lanciare le offensive informatiche; reperimento di computer, alcuni provento di furto, per svolgere l’attività delittuosa; impiego e coordinamento dei diversi ruoli attraverso ordini impartiti anche telefonicamente.

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