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Cronaca

La rinascita di Villa Callegari: "Un b&b e un ristorante: e forse anche un pub"

E' dal 2011 che il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi si sta battendo per cercare di far rientrare nell'interesse del Comune di Ravenna Villa Callegari, prestigioso complesso di via Faentina

E' dal 2011 che il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi si sta battendo per cercare di far rientrare nell'interesse del Comune di Ravenna Villa Callegari, prestigioso complesso di via Faentina, un ettaro di terreno con villa, chiesetta, pro-servizio e grande parco da lungo abbandonato. "Giovedì, in consiglio comunale, un consigliere del Pd interrogherà un assessore sulla nuova vita della Villa - spiega Ancisi - La villa, ora un rudere indecente alle porte della città, si trasmuterà in ristorante più bed&breakfast più, forse, pub; l’antica chiesetta sarà location di matrimoni prestigiosi e il grande parco devastato rifiorirà. L’assessore risponderà che, dunque, le "ossa di Lazzaro" saranno presto ricomposte, per risorgere dopo appena 18 mesi".

Un percorso travagliato

"L’affaire cominciò nel 1991 - spiega il consigliere d'opposizione - quando il consiglio comunale di Ravenna approvò, contraria l’opposizione, l’acquisto di Villa Callegari dalla società che ne era diventata proprietaria col fallimento della storica omonima famiglia ravennate. L’acquisto avvenne tramite permuta con un’area limitrofa edificabile di 3.505 metri quadri, di proprietà del Comune, per un valore stimato per entrambe di 842 milioni e 200mila lire. Non si è saputo quanto la società ci abbia guadagnato nel solo passaggio di carte ma, di certo, l’area ceduta dal Comune è stata fruttuosamente lottizzata, mentre nei 28 anni fino a oggi di Villa Callegari il Comune non solo non se n'è fatto niente, ma l’ha mandata in malora, falcidiandone anche il valore economico. L’aveva comprata per farne un parco pubblico e trasferirvi il Museo Ornitologico e di Scienze Naturali, allora ubicato nella Loggetta Lombardesca, il quale poi fu invece confinato a Sant’Alberto. Il nuovo affaire venne in luce nel 2003, dopo che l’immobile era stato abbandonato al suo destino, quando il Comune lo diede in concessione per 40 anni a una società, a un canone simbolico, dietro l’impegno “ad eseguire ogni opportuno intervento di restauro, consolidamento e risanamento (...) a proprie ed esclusive spese”, potendolo poi gestire vantaggiosamente. Ma il patto non venne mantenuto. Quando, il 19 gennaio 2015, si riuscì finalmente farvi compiere un sopralluogo del servizio Ambiente, si lesse nel rapporto di “recinzioni deteriorate e divelte che rendono evidente l'accesso abusivo di persone; alberi non sottoposti a verifica di stabilità; arbusti e erbe infestanti che hanno completamente nascosto i vialetti di passaggio”, e dunque della necessità di “ripristino dei percorsi di ghiaia infestati, installazione dell'impiantistica d'illuminazione e irrigazione, asportazione e smaltimento dei rifiuti presenti su tutta l'area e in particolare vicino all'accesso di Via Faentina, messa in sicurezza dell'edificio e riparazione dei bagni pubblici, condizioni di stabilità dell'edificio da verificare insieme all'Ufficio Edilizia Pubblica”. Niente di ciò, finora, è stato fatto. S’immagina che la nuova società subentrata, animata da buone intenzioni, cominci da qui. Sarebbe un fatto positivo, anche se quanti hanno governato il Comune dal 1991 a oggi dovrebbero astenersi dal gloriarsene come “l’ora della rinascita".

Ma non è finita: "Nel contratto di concessione passato alla nuova società - spiega Ancisi - si legge che essa “potrà svolgere, nel fabbricato, un esercizio pubblico al piano terra e attività culturali, espositive e di intrattenimento al piano primo”, fissando “per l’esercizio pubblico al piano terra un’apertura giornaliera minima di 11 ore e massima di 20”, purché la “frequentazione del parco sia aperta al pubblico e gratuita” e si controlli“che la frequentazione del parco avvenga in forma corretta”. L’immobile dovrà essere “integralmente recuperato (...) entro tre anni dalla data di rilascio del permesso di costruire e i lavori dovranno iniziarsi entro sei mesi dalla stessa data”. La concessione decadrebbe, tra l’altro, “per mancato inizio della gestione entro i termini qui indicati, senza giustificato motivo”. Per il vero, un permesso di costruzione fu rilasciato già nel 2011: un cantiere fu aperto e subito richiuso. Ragion per cui il primo atto della nuova storia, da parte mia, sarà chiedere copia del nuovo permesso. Da tenere sul tavolo".

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