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Cronaca

"Le sfortune turistiche di Ravenna, prossima succursale di Cervia"

La giunta comunale ha approvato un accordo di collaborazione nel campo turistico tra i Comuni di Ravenna e Cervia. Ancisi: "E' probabile che la testa della nuova invenzione organizzativa non sarà più di stanza a Ravenna"

La giunta comunale ha approvato un accordo di collaborazione nel campo turistico tra i Comuni di Ravenna e Cervia allo scopo di realizzare “una integrazione vera e propria di servizi e opportunità tra le nostre città, un organismo partecipato, unico e condiviso al quale affidare la gestione dei servizi informativi di base, la predisposizione e l’attuazione di piani di promozione sovra comunali, la realizzazione di iniziative ed eventi di promozione e commercializzazione turistica”.

L'unione fa la forza: sul turismo Ravenna e Cervia lavorano a braccetto

"La piega che prenderà questo organismo si capisce leggendo che l’immancabile studio “ad alto contenuto professionale” delle sue fattezze è stato affidato a Cervia - commenta il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi - Facile che la testa della nuova invenzione organizzativa non sarà più di stanza a Ravenna, nonostante che questa disponga di una dirigente a tempo pieno addetta esclusivamente al turismo, che Cervia non ha, e che lo sia da 15 anni, preferita da ben tre sindaci, di cui il primo e l’ultimo cerviotti. Vietato chiedersi quali capitali turistici i 30 mila abitanti di Cervia abbiano in più dei 160 mila di Ravenna, eredi naturali di strepitosi beni monumentali (di cui otto patrimonio mondiale dell’Umanità) e proprietà archeologiche, di nove lidi e 47 chilometri di comode spiagge, nonché di prestigiose attrattive ambientali quali valli, parchi e pinete storiche. La risposta è però una sola: Cervia conta 3,4 milioni di presenze turistiche l’anno, contro i 2,5 di Ravenna. Ne contano di più anche altre quattro città della Romagna: Rimini (7 milioni di presenze), Riccione (3 e mezzo), Cesenatico (2,8) e Comacchio (2,54), nessuna delle quali, tranne Rimini, va oltre i 22-35mila abitanti. Lo scorso 7 novembre, nulla ha però impedito agli attoniti cittadini ravennati di sentirsi raccontare del grandioso successo della loro città conquistato col 17esimo posto in Italia per presenze turistiche nei primi otto mesi del 2017. Il che significa che, a parte (comprensibilmente) Roma, Milano, Venezia, Firenze, Torino e Napoli, nonché (incomprensibilmente) le altre suddette cinque città romagnole, ci battono, e di molto, anche le amene borgate di Cavallino Treporti, San Michele al Tagliamento, Caorle, Lignano Sabbiadoro e Lazise. La Costituzione vigente ha spogliato lo Stato italiano di tutte le competenze del settore turistico, che sono distribuite tra le Regioni e gli enti locali. Ora sappiamo che quelle di Ravenna saranno impacchettate con Cervia. Ma già il 27 febbraio 2017, la Regione Emilia-Romagna aveva concentrato le proprie in un altro “nuovo organismo”, chiamato “Destinazione turistica Romagna”, allargato, violentando la storia e la geografia, a Comacchio, così se la batte meglio con Ravenna. Vi fanno capo tutta l’organizzazione turistica del territorio e tutti i finanziamenti della Regione. Se si ha bisogno dei suoi uffici bisogna andare a Rimini. Suo presidente è il sindaco di Rimini Gnassi. I nomi del vice-presidente e del direttore non sono mai stati pubblicizzati, ma certamente non risiedono a Ravenna. All’atto dell’elezione degli organi, seduti al tavolo della presidenza ai lati di Gnassi, c’erano il sindaco di Cervia Coffari e l’assessore della Regione Corsini, egli pure cerviotto. L’assessore al turismo di Ravenna Costantini era tra il pubblico.
Bisogna anche riconoscere che alla Regione si deve che i turisti possono più direttamente arrivare a Ravenna in calesse. Cosicché sul 17esimo posto in Italia e il 6° in Romagna di Ravenna sedicente capitale turistica tutto si spiega. La Regione Emilia-Romagna, da 47 anni quanti ne ha compiuti, e il Comune di Ravenna, da 57, è suddita maltrattata di una sola centrale di partito, che al principio era il Partito Comunista ed ora pretende di chiamarsi Partito Democratico. Usque tandem?".

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