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Cronaca

Festa patronale, a Lido di Dante l'annuale appuntamento con il vescovo

Con la straordinaria opera del monachesimo la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale.

Sabato 13 luglio, come ogni anno, nella ricorrenza della festa del patrono, San Benedetto da Norcia, nella piazza di Lido di Dante è officiata la Santa Messa. É il rituale appuntamento con il loro Pastore della comunità parrocchiale e i tanti turisti presenti, ma anche momento di gioia l'ascolto di una lectio divina cui ci aveva abituati Monsignor Verucchi. Una vera sorpresa, perché tutti si aspettavano di conoscere il suo successore alla guida della Archidiocesi di Ravenna-Cervia, Monsignor Lorenzo Ghizzoni. Invece, è proprio lui, l'Arcivescovo emerito di Ravenna Giuseppe Verucchi.

"Sono qui perché me lo ha chiesto il vostro Arcivescovo di venire - ha esordito -. Porto i suoi saluti a tutta la comunità parrocchiale e a voi presenti. Ad assistere Sua Eccellenza nella celebrazione del momento liturgico, l'immancabile nostro parroco Don Marco Cavalli e il neo sacerdote Don Pietro Parisi, che tanti di noi conoscono da molto prima che decidesse di seguire la via del Signore". Arriva il momento dell'omelia, quindi della lectio, e tutti aspettano di sentire quale sarà l'argomento. Ancora una volta il tema è San Benedetto e le sue opere. Eppure credevamo di sapere tutto su questo amato Santo, ma non era il consueto "ora et labora" bensì le origini della civiltà e della cultura europea dall'epoca romana.

Dopo aver ricordato la data di nascita e della sua morte, che tradizionalmente lo colloca rispettivamente nel 480 e nel 547, con il suo fecondo e chiaro linguaggio, Monsignor Verucchi si addentra nelle opere del monachesimo che il suo patriarca, San Benedetto, ha compiuto dopo il declino dell'era romana. A cavallo tra il V e VI secolo il mondo era sconvolto da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell'Impero Romano, dall'invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi. L'allora Benedetto, si fece eremita nella non lontana Subiaco. Passato un periodo di circa tre anni da eremita, Benedetto passò alla forma cenobitica, ossia si riunì assieme ad altri monaci sempre a Subiaco per poi stabilirsi a Montecassino, ove diede inizio alla costruzione del monastero a tutt'oggi conosciuto come Abbazia di Montecassino. Più volte distrutto nel corso dei secoli ma sempre ricostruito, da ultimo dopo essere stato raso al suolo erroneamente dai bombardamenti del 1944.

Il messaggio che trasmette Monsignor Verucchi è forte e rispecchia la realtà. Quella realtà sconosciuta ai più, specialmente ai detrattori delle radici giudaico-cristiane dell'Europa. Ce la ricorda anche Thomas E.WOODS, con: "Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale". I monaci ebbero un ruolo determinante nello sviluppo della civiltà occidentale, sottolinea l'alto prelato. Infatti, la storia dei monaci potrebbe essere racchiusa in queste semplici parole di Cristo: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno date in sovrappiù» [Matteo 6, 33; NdT]. Dal declino dell'impero romano, continua l'Arcivescovo, l'istruzione viene a mancare e solo i monaci dopo aver arato, coltivato i campi e pregato, leggono, studiano e copiano le opere antiche e moderne che altrimenti sarebbero andate perdute. Ovunque andassero, i monaci portavano raccolti, industrie o metodi di produzione che nessuno aveva mai visto prima. Ma i monaci prosperarono anche in luoghi paludosi e abbracciarono le sfide che essi presentavano. In breve tempo riuscirono a costruire argini, prosciugare e bonificare la zona paludosa e a trasformare in fertile terra agricola ciò che era stato fonte di malattia e sporcizia.

E' la Chiesa, dunque, che col monachesimo ha potuto ricostruire l'Europa. La proclamazione di San Benedetto a Patrono d'Europa, da parte di Paolo VI nel 1964, intese riconoscere l'opera meravigliosa di questo Santo mediante la Regola per la formazione delle civiltà e della cultura europea. Non è mancato il riferimento a quanti, oggi, si accaniscono contro la Chiesa e le sue opere umanitarie, assistenziali e istruzione scolastica. Negarle oggi il diritto di continuare a lavorare nel campo dell'educazione significa compiere un delitto, quantomeno di irriconoscenza, contro la propria storia. Anch'io aggiungo ciò che ho letto nei libri. Forse se queste persone leggessero di più quello che la storia ha tramandato a noi, comprenderebbero che senza questa linfa vitale l'uomo resta esposto al pericolo di soccombere all'antica tradizione di volersi redimere da se. Utopia che, in modi diversi, nel novecento ha causato, come rilevò Papa Giovanni Paolo II, "un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell'umanità".

"Grazie Monsignor Verucchi, anche oggi abbiamo ascoltato la Regola di San Benedetto come una luce per il nostro cammino, che insegna l'arte di vivere l'umanesimo vero. Essa mostra che Dio non è una ipotesi lontana posta all'origine del mondo, ma è presente nella vita dell'uomo, di ogni uomo", afferma Pasquale Minichini, parrocchiano di Lido di Dante

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