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Cronaca

Stepra in liquidazione, l'affondo di Ancisi (LpRa): "Avventura spericolata"

Fare chiarezza sui conti e la liquidazione di Stepra, la società pubblica per l'insediamento industriale nel territorio di Ravenna. La richiesta viene da un'interrogazione di Alvaro Ancisi, che rileva: "Invendute l'87,4% delle aree lottizzate"

Fare chiarezza sui conti e la liquidazione di Stepra, la società pubblica per l'insediamento industriale nel territorio di Ravenna. La richiesta viene da un'interrogazione di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna. Che rileva: Sono invendute l’87,4 per cento delle aree lottizzate”. Quindi Ancisi: “Il sindaco di Ravenna fa parte dell’assemblea dei soci di Stepra non a titolo personale, ma in rappresentanza del Comune di Ravenna. Ciascuno potrà trarne un giudizio su questa spericolata avventura imprenditoriale, in cui i rischi d’impresa improvvidamente assunti non ricadono su chi ha deciso di intraprenderla, ma sugli incolpevoli cittadini contribuenti”.

Illustra Ancisi nell'interrogazione: “Stepra, una società di capitali costituita interamente da enti pubblici della provincia di Ravenna, esattamente dalla Provincia e dalla Camera di commercio col 48,5% ciascuna e dai Comuni, tra cui quello di Ravenna. Nata nel 1982 per promuovere lo sviluppo economico del territorio locale, si è pensato bene, nel 1999, di convertirla in una società immobiliare, col compito di acquistare aree non urbanizzate per trasformarle in aree produttive da lottizzare e vendere sul mercato. A parte un fiume imprecisato di denaro pubblico per l’acquisto, l’urbanizzazione e l’allestimento dei terreni, è servito allo scopo un apparato composto da un direttore da 200 mila euro l’anno e da cinque dipendenti, oltre all’acquisto di servizi professionali, consulenze, ecc.”.

Quindi il problema: “La situazione è letteralmente esplosiva: aree invendute e invendibili, debiti alle stelle con le banche, debiti coi fornitori, interessi passivi in crescita, mutui da ammortizzare, liquidità all’osso, ecc. Solo i costi fissi annuali, per gli oneri passivi e il personale, sarebbero pari a 600 mila euro. Il totale dei debiti sarebbe di 25 milioni e mezzo. Dopo il disastroso bilancio del 2012, che ha registrato un disavanzo di 228.561 euro, gli enti soci hanno deciso all’unanimità, nell’assemblea del 26 luglio, non già di portare i libri in tribunale, ma di prolungare l’agonia della società mettendola in liquidazione. Si vorrebbe riuscire a vendere le aree produttive in giacenza, riducendo così progressivamente i debiti e riequilibrando i conti. Incombe, però, il rischio di scaricare danni ingenti sulle tasche dei cittadini. Intanto perché si mette a repentaglio un capitale sociale di 2.761.223,15 euro, proveniente dalle casse pubbliche degli enti soci. Ma soprattutto perché le aree devono essere vendute in fretta per non appesantire l’indebitamento: impresa comunque improba, possibile solo (con le banche stesse? con la compagna Cooperazione?) a prezzi di svendita o da fallimento. Considerando che gli investimenti sono stati coperti in gran parte con contributi e fondi pubblici, gli oneri a carico della collettività non saranno da meno di quelli prodotti dagli enti pubblici italiani che hanno speculato sui derivati”.

Questi i numeri raccolti da Ancisi: “La fotografia di quanto sopra è rappresentata dallo stato attuale dei terreni invenduti al 30 giugno 2013. A parte le aree realizzate tra il 2002 e il 2008 (Ravenna Bassette sud, Godo Monaldina, Casola Valsenio, Solarolo primo stralcio), i cui lotti furono totalmente assegnati, le altre successive (Bagnacavallo Naviglio, Massalombarda, Lugo-Fusignano, Solarolo secondo stralcio, San Pietro in Vincoli, Ravenna Bassette Ovest), sono state assegnate solo per 71.574 metri quadrati su un totale di 566.525, cioè appena il 12,6 per cento. I prezzi fissati per i vari stralci delle aree in vendita vanno dagli 85,90 euro per metro quadro dell’area di Lugo-Fusignano fascia B, ai 176,90 dell’area Bassette Ovest 2, con una media grossolana di 114 euro il metro quadro. Dei 494.951 metri quadri invenduti, il valore dei 355.412 di cui è noto il prezzo di vendita assomma a 50 milioni e 686 mila euro. Devono aggiungersi i 45.000 metri quadri dell’area di San Pietro in Vincoli e i 94.539 del comparto B dell’area di Bagnacavallo Naviglio per cui il prezzo non è stato nemmeno pubblicato. Per capire l’entità del buco che si prospetta, bisognerebbe conoscere i costi a carico di Stepra per l’acquisto e la lottizzazione di tutte queste aree invendute, ma è chiaro che si prospetta un danno di notevole entità milionaria, perché i terreni, almeno a medio termine, non hanno praticamente mercato”.

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