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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Tunisini manifestano in piazza dopo la morte del connazionale

Clamorosa protesta domenica sera da parte di un gruppo di tunisini, che lungo le vie del centro di Ravenna hanno manifestato dopo la morte di un loro connazionale avvenuta la notte di Pasqua

Clamorosa protesta domenica sera da parte di un gruppo di tunisini, che lungo le vie del centro di Ravenna hanno manifestato dopo la morte di un loro connazionale avvenuta a seguito della sparatoria della notte di Pasqua tra i carabinieri e due magrebini in fuga. I manifestanti inneggiavano alla memoria del loro connazionale defunto e non sono mancati cori e frasi contro l'Arma dei Carabinieri.

Tunisini in piazza per ricordare il connazionale morto



Un folto cordone di sicurezza ha monitorato la manifestazione, poiche la tensione era inevitabilmente molto elevata visto quanto è avvenuto e la dinamica non ancora chiarita fino in fondo. In piazza del Popolo il culmine della manifestazione con il concentramento dei manifestanti. Alcuni si sono radunati davanti al pronto soccorso dell'ospedale di Ravenna, chiedendo di poter avere altre informazioni sull'accaduto. Una volta capito cosa fosse successo al giovane, hanno chiesto di poter riavere al più presto il cadavere per celebrare il rito musulmano. Ci sono stati momenti di tensione, non sfociati però in episodi di violenza.

Diversi tunisini hanno sventolato la foto della vittima stampata su un foglio A4 con la scritta: 'Ucciso da un carabiniere'. Secondo molti di loro, la fuga sarebbe stata determinata solo dal fatto che il 27enne aveva bevuto un po' e che guidava con una patente sequestrata. Lasciando l'ospedale, verso le 17.30, hanno annunciato un presidio martedì mattina davanti al tribunale. In ospedale è arrivato anche l'avvocato Luca Donelli, che aveva assistito il giovane in occasione degli ultimi guai con la giustizia: un arresto del giugno scorso per 10 grammi di eroina e uno di fine anno per resistenza a pubblico ufficiale.

REAZIONI POLITICHE - Critiche sul corteo sono state espresse dai diversi esponenti politici. La gravità di quanto accaduto questa notte evidenzia ancora una volta come i racconti che ci giungono dal Sindaco e dall’assessore alla Sicurezza, le cui dimissioni per manifesta incompetenza appaiono sempre più necessarie, che vanno nella costante direzione del porgere l’altra guancia non solo sono inefficaci, come da tempo sosteniamo, ma appaiono controproducenti e nocivi alla rappresentazione della verità - esordisce Alberto Ancarani, vicecapogruppo consigliare del Pdl -. La città di Ravenna è nuovamente teatro di eventi che ne minano la tranquillità fin nel cuore del centro urbano e sempre per mano di delinquenti non italiani che si sentono onnipotenti se non altro perché percepiscono questa amministrazione più vicina alle loro istanze e per nulla a quelle degli italiani".

"E’ ovvio che ci troviamo di fronte a un fenomeno complesso e ben più ampio dei confini della nostra città ma fa specie che ci troviamo ad essere la città che ha praticamente rinnovato tutti i permessi di soggiorno provvisori umanitari, senza cercare neppure di mettere in atto un distinguo - prosegue Ancarani -. Se fosse tutto qui sarebbe grave, ma in tutta questa vicenda estremamente preoccupante vi è un altro episodio che è ancora più connotativo. Si è svolta una manifestazione dalla stazione fino a piazza del Popolo dove una rappresentanza della comunità tunisina protestava contro l’uccisione di uno dei delinquenti. Sia ben chiaro: la morte di una persona è sempre un brutto evento e lo è ancor di più quando avviene proprio la notte di Pasqua. Tuttavia in uno stato di diritto le forze dell’ordine fanno rispettare la legge e se non ci si ferma a un posto di blocco possono anche sparare. E’ solo grazie a loro che per fortuna ogni tanto le cose non finiscono ancora peggio. Il senso della manifestazione – che saremmo curiosi di sapere chi abbia autorizzato in maniera così rapida – era drammaticamente quello di attaccare il nostro stato di diritto. La comunità tunisina alle nostre regole non intende aderire e con questi presupposti francamente non vediamo dove sia la possibilità di una vera integrazione. Sappiamo bene che parlare di sicurezza e di integrazione dai banchi dell’opposizione può apparire facile e siamo abituati ad accuse di allarmismo ingiustificato, che invece finisce sempre per non esserlo, ma se l’amministrazione prendesse atto che integrare chi non si vuole integrare non ha senso faremmo già un enorme passo avanti".

UDC - "Quanto accaduto nella notte di Pasqua pone alla ribalta ancora una volta la questione della sicurezza - evidenzia Gianfranco Spadoni dell'Udc -. L’analisi, tuttavia, deve necessariamente partire dalle normative vigenti distinguendo correttamente quelle che sono le competenze delle Forze dell’ordine in capo allo Stato, da quelle, invece, riservate alla polizia municipale. Il tema dell’immigrazione è sempre molto complesso da affrontare, ma in ogni modo vi sono dei paletti fermi oltre ai quali non è possibile andare. Quando si parla di questi temi, infatti, non si può mettere in discussione la solidarietà, ma allo stesso tempo vanno applicate in modo rigoroso tutte le regole sino ad arrivare all’espulsione in caso di soggetti che vengono unicamente per delinquere. Abbiamo già avuto sul territorio episodi di violenza, come quello, ad esempio che ha provocato una pericolosa rissa nella centrale via Cavour, ma non mancano altri esempi di disordine pubblico un po’ ovunque. Il bisogno di sicurezza è fortemente avvertito dalla cittadinanza e l’attenzione è rivolta soprattutto verso quelle fonti d’insicurezza più facilmente individuabili. In questi anni, infatti, si sono acuiti fenomeni diversi d’illegalità in varie zone della città: dallo spaccio, ai furti, alla prostituzione dilagante in pieno centro, a frequenti casi di violenza e di microcriminalità. Basti citare, ancora una volta, i giardini Spayer e l’intera zona della stazione, l’area a ridosso della Rocca Brancaleone, le zone nei pressi del complesso di San Francesco, la piazzetta degli Ariani, solo per citare alcuni esempi sotto gli occhi di tutti. Per affrontare questo tema difficile e delicato allo stesso tempo ma sicuramente di primaria importanza per i cittadini, servono azioni di prevenzione ed un controllo sistematico del territorio. Sono necessari, ancora, interventi di recupero del degrado degli edifici, una maggiore illuminazione dei punti più critici, sistemi di videosorveglianza più diffusi, maggiore animazione, ed interventi sociali tesi a contrastare la povertà e le situazioni di sballo".

"E’ del tutto evidente - continua Spadoni - che sul tema serva un progetto organico aperto e costruito con il contributo di un ampio numero di soggetti pubblici e privati, tenendo conto dei possibili fenomeni legati all’ immigrazione clandestina, all’elevata movimentazione demografica favorita spesso dalla disponibilità di abitazioni non occupate e non regolarmente denunciate, nonché a tutte quelle forme legate alla criminalità organizzata. Serve dunque un modello di governo della sicurezza urbana improntata sulla prevenzione, senza rinunciare ad esercitare ogni ferma azione nei confronti della criminalità e di tutti quei fenomeni che compromettono la sicurezza stessa. Un modello, in altre parole, caratterizzato dalla vivibilità e da buoni livelli di sicurezza, come diritti primari e condizione essenziale della vita civile. La comunità ravennate non può non esprimere un ringraziamento sincero a tutte le Forze dell’ordine".

LISTA PER RAVENNA - Giulio Bazzocchi, di Lista per Ravenna, chiede che venga fatta richiesta di più uomini dal Ministero dell'Interno, e in "appoggio l'esercito per presidiare i punti più caldi, anche in previsione dell'estate". Tra le altre misure che invoca Bazzocchi anche la "revoca immediata e rimpatrio immediato dei permessi di soggiorno per motivi umanitari ai cittadini extracomunitari che vengono colti in flagranza di quasiasi reato", "l'accertamento, per i suddetti, delle condizioni di alloggio e mezzi di sostentamento (se risulterà che sono nullafacenti e nullatenenti, procedere con il reimpatrio immediato); e il "controllo a tappeto degli appartamenti ospitanti cittadini extracomunitari e conseguente accertamento dei mezzi di sostentamento: stesso trattamento per chi viene trovato nella condizione di nullafacenza e nullatenenza. Sono tutti potenziali deliquenti".

Nicola Grandi di Lista per Ravenna pone invece tre domande. La prima al sindaco: "sente ancora che la sua scelta in tema di sicurezza sia stata giusta, che assegnarne le deleghe ad un assessore poco più' che ventenne  sia cio' di cui Ravenna ha bisogno, se possa una persona della sua eta' interagire con sufficiente competenza  in tutte le sedi in cui e' chiamato ad operare interloquendo con le altre autorita' competenti con la dovuta autorevolezza?".

La seconda ai ravennati, "anche (e soprattutto) a quelli che hanno votato per questa amministrazione, ritengono che le scelte dell'assessore in tema di sicurezza  e prima di esse le deleghe a lei concesse considerando anche la giovanissima eta', siano cio' di cui la loro citta' ha bisogno?" "La terza - continua Grandi - all'assessore Monti stessa, che ho imparato a conoscere come persona giovane ma anche umile ed intelligente, e' sicura che, anche se non gli si possono addossare tutte le responsabilita' di questi eventi non sia venuto il momento di farsi da parte?"
Non e' mia abitudine chiedere strumentalmente dimissioni a destra e manca ma al suo posto ci penserei seriamente, le sue dimissioni oggi avrebbero il duplice scopo di dimostrare intelligenza politica, umilta' e buon senso, ma anche di dare un segnale importante, forse cio' di cui c'e' davvero bisogno, alla citta' e a tutte le componenti chiamate a gestire quella che ormai puo' definirsi una vera e propria emergenza".

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