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Cronaca

Manifesti pro-vita, il Comune: "Campagna shock, ma non possiamo rimuoverli"

Da una parte chi li riteneva "un pericoloso attacco alla libertà della donna" e per questo chiedeva la loro rimozione - Ravenna in Comune; dall'altra chi, al contrario, li difendeva - Forza Italia e Lista per Ravenna

Da una parte chi li riteneva "un pericoloso attacco alla libertà della donna" e per questo chiedeva la loro rimozione - Ravenna in Comune; dall'altra chi, al contrario, li difendeva chiedendo che venisse garantita la "libertà di poter affliggere manifesti anche se non piacciono alla maggioranza", Forza Italia, e chi confermando la loro regolarità li ha definiti "un'offerta di aiuto a quante si trovano davanti a una scelta così delicata", Lista per Ravenna. I manifesti pro-vita comparsi nei giorni scorsi nel ravennate per pubblicizzare la campagna di sensibilizzazione anti-aborto promossa dalla onlus "Pro Vita" sono approdati martedì pomeriggio in consiglio comunale, grazie a tre ordini del giorno proposti da Massimo Manzoli (Ravenna in Comune), Alberto Ancarani (Forza Italia) e Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna).

"E' un argomento molto complesso che necessiterebbe ore di dibattito e confronto - spiega l'assessore a politiche e culture di genere Ouidad Bakkali, che nei giorni scorsi ha definito la campagna "violenta e liberticida", rispondendo ai consiglieri - Sia io che il sindaco riteniamo non adeguati il merito e il metodo di questa campagna shock e ci schieriamo a difesa della piena tutela della legge 194 sull'aborto. Legge che non è pienamente applicata, nel momento in cui si consiglia alle donne e alle famiglie di recarsi nei centri locali di aiuto alla vita. Nella 194 esistono già strumenti simili, i consultori pubblici, centri qualificati con personale sanitario certificato verso i quali va orientata la cittadinanza. Il confine è sottilissimo: da una parte il diritto delle donne a non essere stigmatizzate rispetto alle scelte che si prendono, dall'altra il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. L'amministrazione ha verificato se aveva gli strumenti idonei per rimuovere questi manifesti: in questo momento non è così. Non può essere una giunta a decidere cosa va o non va affisso, ma ci si può dotare, tramite consiglio comunale, degli strumenti necessari da applicare per eventuali futuri casi come questo, nel pieno della libertà di espressione e delle questioni etiche e religiose".

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