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Cronaca

Matteucci saluta il vescovo Verucchi: "Grazie di tutto"

"E' con profonda emozione che le dico grazie a nome mio e delle comunità dell’Archidiocesi che ha guidato per 12 anni". Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, saluta così monsignor Giuseppe Verucchi

"E' con profonda emozione che le dico grazie a nome mio e delle comunità dell’Archidiocesi che ha guidato per 12 anni". Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, saluta così monsignor Giuseppe Verucchi, Arcivescovo di Ravenna e Cervia, che ha deciso di “ritirarsi” raggiunti oramai i 75 anni. A capo della Curia arcivescovile di Ravenna e Cervia, il Santo Padre ha nominato Mons. Lorenzo Ghizzoni, attuale vescovo ausiliario a Reggio Emilia.

"All’emozione aggiunga pure, da parte mia e di moltissimi di noi, umana partecipazione e grande amicizia - ha riferito Matteucci -. Grazie dai cattolici, che sono la maggioranza delle nostre comunità e che oggi sono pieni di amore e gratitudine per Lei. Grazie dai credenti di ogni altra religione,  perché la fede non può essere motivo di divisione, ma deve essere soprattutto motivo di unione. Grazie dai non credenti. Lei  Monsignor Verucchi, merita dalle nostre comunità  un saluto solenne e schietto, sincero, rituale ma non formale. Quando Lei è arrivato, nel 2000, ci siamo guardati dritto negli occhi. Guardingo Lei, guardinghi noi".

"Poi, per 12 anni, abbiamo lavorato spalla a spalla, guardando insieme verso un’ unica meta: la dignità della persona e il bene della comunità - ha evidenziato il primo cittadino -. Per carità, è  un orizzonte che non si raggiunge mai e camminando si può  anche incespicare. Ma per dodici anni abbiamo camminato insieme, spalla a spalla. Le chiedo di condividere  l’eredità  di questo cammino.
Abbiamo camminato insieme, senza invasioni di campo e senza visioni algide e burocratiche dell’ovvia ripartizione delle nostre distinte responsabilità. Ce l’abbiamo bene in mente quella reciproca autonomia delle nostre responsabilità, senza bisogno che nessuno ci tiri per la giacca, o per la tonaca. Direi che siamo andati oltre gli stereotipi. E’  uno stereotipo l’idea che laico è  il contrario di religioso".

"Laico è il contrario di fondamentalista. Laico non è  neppure il contrario di cattolico. Semmai laico è  il contrario di integralista, di fanatico - continua Matteucci - Con il dialogo e l’esperienza comune abbiamo imparato che  parole e valori come accoglienza, giustizia, responsabilità, servizio non potevano che unirci. Abbiamo cercato di costruire dei ponti, in un tempo in cui vanno di moda i muri. La famiglia e il lavoro, oggi, sono il nostro ponte. Soprattutto oggi, che la crisi ci impone di riflettere e di cambiare. Lei, testimone del messaggio di Cristo, ha acconsentito e favorito che quel messaggio di evangelizzazione si sposasse con l’azione di promozione umana di cui tante persone sono protagoniste nelle nostre comunità, in nome della lotta alle povertà  e alle ingiustizie. Credo che possiamo apprezzare insieme le parole di Benedetto XVI: “Il contributo dei cattolici alla società  è  decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà”. Famiglia significa amore, rispetto, solidarietà. E significa scelta, scelta di condividere un pezzo di strada. La famiglia è, in piccolo, la nostra società. E la famiglia – tutte le famiglie – hanno la priorità nelle nostre preoccupazioni. Ci interessa il loro tempo, la loro vita, il cibo che mangiano, il futuro che progettano per i figli. Io penso che diverse realtà  di vita familiare, che sono la colonna della vita delle nostre comunità, vanno rispettate ma non possono essere lasciate sole. E poi il lavoro, quello dipendente e quello degli imprenditori".

"Il lavoro che da dà  mangiare e che dà  la dignità. La ricchezza delle differenze ha disegnato questo decennio e definisce il nostro tempo. Diversità di cultura, di credo, di benessere e di possibilità di vita - aggiunge ancora il sindaco -. Diversità di etnie, di colori, di speranze. La diversità può essere, ma per noi non deve essere motivo di scontro. Può e deve essere viceversa fonte di aggregazione, di ricchezza, di miglioramento. Come ha scritto un importante intellettuale iraniano, oppositore del regime di quel  Paese: “ Non esistono scontri di civiltà  ma solo scontri di intolleranze”. A tutte e a tutti deve essere garantita parità di diritti. Le cose migliori siamo riusciti a farle quando attorno ai valori positivi in cui crediamo abbiamo  unito  la nostra gente".

"Abbiamo cercato di erigere ponti di fiducia nel futuro, anche se ogni giorno vediamo e condividiamo le difficoltà del lavoro che manca, delle famiglie che non arrivano alla fine del mese, del futuro dei nostri giovani cosi belli e cosi fragili - ricorda il sindaco -. Questa è una terra forte, ricca di umanità, di capacità  di lavoro, di intelligenza. Questa è  una terra con tante risorse, che non deve avere paura. Se guardiamo avanti scopriamo che dobbiamo cambiare gli stili di vita e apprezzare una maggiore sobrietà. Questa crisi deve aiutarci ad andare alla sostanza delle cose. Il bene comune, la dignità  delle persone, la loro bellezza che coincide con la loro irriducibile unicità, il bene della vita familiare, il lavoro. Abbiamo fatto un bel pezzo di cammino insieme. Lei ha detto e fatto quel che doveva. Noi quel che potevamo e credevamo fosse giusto fare. Abbiamo imparato dai mosaicisti: ognuno ha messo le sue tessere, avendo a mente il disegno d’insieme. Noi siamo molto contenti di averla avuta nostro Arcivescovo. Lo scorrere del tempo non ci porterà rinunciare alla Sua parola e, per quel che riguarda molti di noi, alla Sua amicizia. In cuor nostro siamo sicuri di avere conquistato la Sua stima e il Suo cuore. Per me, permettetemi questa parentesi conclusiva, è  stato bello fare questo tratto di strada insieme a Lei. Una volta Lei ha detto che la mia amicizia Le faceva piacere. Voglio dirLe quanto questo sentimento è  icambiato,  ricambiatissimo. E siccome l’amicizia vera dura nel tempo quello di oggi non è un saluto di commiato ma è  un abbraccio carico di aspettative e di futuro . E' un ponte fra Lei e le nostre comunità che Lei potrà percorrere quando vuole. Anzi dovrà percorrere con il cuore ogni giorno...e noi saremo qui a ricordarglielo caro Arcivescovo. Grazie di tutto, carissimo Don Giuseppe».
 

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