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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

In una bancarella trova un messaggio di suo nonno scomparso: "E' stato come parlargli di nuovo"

Passare fra le bancarelle di un mercatino dell'usato e ritrovare un messaggio del proprio nonno scomparso. E' la straordinaria storia di Antonio

Passare fra le bancarelle di un mercatino dell'usato e ritrovare un messaggio del proprio nonno scomparso. E' la straordinaria storia Antonio,  un visitatore del mercatino 'La pulce nel baule' del Pala de Andrè.

Dopo la testimonianza di Anna, che a distanza di cinquant'anni ha ritrovato sui banchi espositivi le sue lettere che credeva perdute, un altro visitatore ha voluto raccontare, per la prima volta, la sua straordinaria esperienza. "Era un periodo non proprio facile della mia vita. Parliamo di circa due anni fa – spiega il 38enne lughese - L'azienda in cui lavoravo, a causa della crisi, aveva cambiato i suoi asset e io avrei dovuto trasferirmi all'estero per un lungo periodo. Mia moglie e le mie figlie sarebbero rimaste in Italia e, seppure mi incoraggiassero, in casa c'era un'atmosfera cupa, che mi prende male a ricordare. Mi chiedevo se stessi sbagliando tutto, ma non trovavo le risposte. Soffrivo molto questo 'sradicamento', anche perchè solo pochi mesi prima avevo perso i miei nonni, uno poco dopo dell'altro. Intorno a loro aveva ruotato per anni la vita della nostra famiglia, intorno al loro affetto, alla loro forza. Ero davvero molto giù".

Poi, una domenica d'autunno di due anni fa, Antonio si reca a Ravenna per ritirare da un amico alcuni materiali che gli sarebbero serviti durante la 'nuova vita' all'estero. "C'era freddo e nebbia e mi ricordo di non essere mai stato così giù come in quegli ultimi mesi - continua a raccontare - Sistemo in auto la roba del mio amico e mi preparo a partire, quando lui mi fa presente che in città, quel giorno, c'era un mercatino dell'usato dove avrei potuto trovare alcuni oggetti di cui avevo bisogno. Senza troppa convinzione seguo il suo consiglio e dopo pochi minuti mi ritrovo davanti al Pala de Andrè, tra una distesa di bancarelle colorate piene di gente che scherza e ride, e che fa a pugni col mio umore nero. Stavo per tornare in macchina pensando che le quattro cose che mi servivano le avrei trovate altrove. Poi non so cosa mi è preso: ho sentito come se avessi avuto qualcosa da fare lì e sono rimasto. Ho iniziato a girare fra banchi pieni di vestiti, libri, oggetti di ogni tipo, quando a un certo ne ho visto uno che aveva tante sculturine in pietra: animali, bambini, barchette... Ma la cosa bella è che mi sono accorto che in mezzo a queste cose c'era una rosa scolpita. E' stato incredibile, mi sono venute le lacrime agli occhi. E, lo confesso, se non ho pianto è stato solo per mantenere un contegno davanti al venditore".

Antonio, infatti, quella rosa la conosceva bene: "L'aveva scolpita mio nonno anni prima. Io lo avevo visto mentre lo faceva. Così l'ho detto al venditore, che mi ha guardato sorridendo e chiedendomi se mio nonno si chiamasse Antonio. Alla mia risposta affermativa, lui l'ha alzata e mi ha fatto vedere, incisa sotto la base, la sua firma, per me inconfondibile. Accanto c'era una frase, di quelle che lui incideva spesso sotto le sue sculture: 'Una spina è solo una spina'. Chissà perché lo aveva scritto... ormai non era più possibile saperlo. Ma io so il significato che quell'incontro ha avuto per me. È stato come parlare di nuovo a mio nonno, come un abbraccio. La conferma che ero sulla strada giusta e che dovevo lasciar perdere le paure. A distanza di due anni, posso dire che non avrei potuto fare scelta migliore".

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