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Cronaca

Nuovo centro commerciale: "in cambio" verrà rifatto il ponte tra Lido di Savio e Milano Marittima

L'infrastruttura, che collega due importanti località marittime del territorio, durante lo scorso agosto è stata chiusa al transito dei veicoli per motivi di sicurezza

Nella seduta di martedì il consiglio comunale ha approvato la delibera relativa all’ “Accordo territoriale per l’insediamento commerciale di rilevanza provinciale di attrazione inferiore da attuarsi nell’ambito individuato dalla scheda Poc Co (comparto) S4 del Comune di Ravenna”.
Hanno votato a favore 18 consiglieri (gruppi di maggioranza); 11 contrari  (gruppi di opposizione). La delibera è stata illustrata dall’assessore all’Urbanistica Federica Del Conte che ha evidenziato trattarsi della revisione del solo accordo territoriale relativo all’insediamento commerciale di rilevanza provinciale denominato "De Andrè - viale Europa" in zona Darsena, che si è reso necessario nell'ambito della presentazione della variante al Pua in corso.

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La novità apportata nell'accordo è destinare l'importo perequativo previsto per il rifacimento del ponte che collega Lido di Savio a Milano Marittima decisa dai Comuni di Ravenna, di Cervia e Provincia. Tale intervento è stato accolto favorevolmente dal Comune di Ravenna per la grande rilevanza di questa infrastruttura, che collega due importanti località marittime del territorio e che durante lo scorso agosto è stato chiuso al transito dei veicoli per motivi di sicurezza. L'assessore ha precisato che questa delibera, così come la variante al Pua in corso, non intervengono a modificare né le destinazioni d'uso nè le quantità di commerciale previste nel Pua già approvato nel febbraio del 2016 e già definite nella pianificazione del 2004.

Il gruppo Forza Italia ha affermato di essere contrario alla modifica pur rivendicando il salvataggio del piano votato a suo tempo; a suo avviso gli interventi successivi attraverso i controbilanciamenti con gli altri Comuni hanno snaturato la base di partenza.

Il gruppo Misto ha manifestato la contrarietà alla modifica perché contrario a quella pianificazione ravvisando nella stessa scelte che non rispettano la riduzione del consumo di suolo e la sostenibilità ambientale, anche attraverso la previsione di insediamenti commerciali dannosi.

Il gruppo Lista per Ravenna ha sostenuto di non essere d’accordo sulla modifica in quanto non ha mai condiviso quella pianificazione, che è stata da sempre contestata, giudicandola nefasta per lo sviluppo e regressiva.

Il gruppo Lega nord ha dichiarato il voto contrario perché il contesto è cambiato e non è più tollerabile nessun fenomeno di cementificazione; il piano non tiene conto degli aspetti ecologici, non impedisce la permeabilità e il consumo del suolo.

Il gruppo Pd ha definito fuori contesto il dibattito non trattandosi dello sviluppo dell’area già previsto dalla pianificazione 2003/2010 e dal Pua già approvato da anni, ma dell’approvazione di un semplice accordo che non cambia l’aspetto planimetrico e definisce la realizzazione di un’opera utile come il ponte di collegamento tra Lido di Savio e Milano Marittima.

Le reazioni

"Abbiamo voluto esprimerci negativamente per dare al voto un valore politico di forte contrasto alla proliferazione di centri commerciali in atto da tempo nel ravennate - commenta Massimo Manzoli, capogruppo di Ravenna in Comune - Non sfugge, infatti, come questa dissennata politica di incentivazione di insediamenti di ampie dimensioni a servizio della grande distribuzione organizzata stia desertificando il territorio rispetto al piccolo commercio. I passaggi sono noti: chiusura dei negozi di vicinato soppiantati dalla concorrenza dei supermercati e successiva chiusura di questi ultimi, specie nel forese, cannibalizzati dai grandi centri commerciali. Ne risente il centro cittadino ma anche le periferie ed i piccoli centri abitati disseminati nel nostro vasto territorio comunale. C’è poi l’impatto ambientale causato dalla cementificazione dei terreni: in questo caso si tratta di una superficie 5 ettari. Quali conseguenze possano derivare da interventi di così grande estensione in un comune con importanti criticità ambientali come il nostro, possiamo immaginarcelo con facilità attraverso le cronache dei disastri di questi giorni, che hanno colpito duramente una regione molto “avanti” sotto l’aspetto della cementificazione: il vicino Veneto. E poi una considerazione specifica per questa lottizzazione: una volta realizzato un palazzetto dello sport da 6.000 posti, aggiungendovi la capienza di quello “vecchio” che rimarrà attivo e, appunto, le necessità del nuovo centro commerciale, come verrà soddisfatto il fabbisogno di parcheggi? Saranno sufficienti quelli esistenti, immaginando una domenica pomeriggio con palazzetto e centro commerciale al gran completo? È realistico pensare che il centro commerciale resti chiuso in caso di grosso evento sportivo per compensare le mancanze? Oppure, alla fin fine, non risulterà indispensabile aggiungere altri parcheggi? Non si darà il via ad un rincorrersi del cemento con l’asfalto che porterà alla scomparsa di altri terreni agricoli? Ci verranno, al solito, appiccicate etichette di portatori di "no" a oltranza. Non crediamo di meritarcele: respingiamo i “no” come i “sì” per partito preso. Non possiamo né vogliamo sottrarci a un dibattito ragionato che, nel caso dei centri commerciali, ci hanno condotto ad un voto negativo".

"Avversiamo da tempo, inascoltati, qualsiasi progetto di incremento delle urbanizzazioni commerciali di grandi strutture in città, convinti che il punto di equilibrio sia stato già da molti anni sorpassato: lo abbiamo fatto col raddoppio dell’Esp, con le ipotesi paventate per la Darsena di Città e lo abbiamo fatto anche per il progetto di viale Europa, zona dove ne è prevista anche un’altra - aggiungono da Confesercenti Ravenna - Se queste decisioni sbagliate e controproducenti hanno radici nelle passate consigliature, e ammesso che non ci siano effettivamente gli strumenti normativi per impedirle (noi avevamo proposto una coraggiosa moratoria), certo la politica non può nascondersi dietro a un dito: se questi interventi che impatteranno fortemente sul tessuto commerciale già provato non si possono bloccare, di sicuro è possibile pensare a incentivi e anche a forti compensazioni che permettano al commercio di vicinato di sostenersi e promozionarsi, prendendo ad esempio anche quanto fatto dai territori limitrofi. D’altronde anche il nostro turismo e la nostra Città d’Arte si alimenta con la qualità e l’eccellenza del nostro Centro Storico, non certo con le cinture di grandi centri commerciali che tutt’al più contribuiscono ad impoverire le botteghe non solo cittadine, ma anche dei centri del forese. Su questo è necessario aprire una discussione, non solo sulla pratica e sull’opportunità, ma anche strategica su dove siamo finiti e dove vogliamo arrivare. Questo è il compito della politica: non ratificare ma immaginare, programmare, prevedere".

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