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Cronaca

Pesante diserbo delle aree verdi in zona Pir: Legambiente protesta, Ancisi interroga

“Ricordiamo – dichiara Legambiente – che il principio attivo glifosato è oggetto di forte dibattito da quando nel 2015, la IARC lo ha definito un potenziale cancerogeno"

A Porto Corsini  vicino all'area di proprietà della Pir e zone confinanti a via Baiona, neanche a 500 metri dall’abitato, di recente sono state diserbate totalmente alcune aiuole che costeggiano la strada. “Così dove prima era possibile scorgere fioriture spontanee, ora non rimane che un deserto di seccume tipico di una probabile irrorazione di glifosato (erbicida sistemico ad ampio spettro)”, spiega una nota di Legambiente. Il Circolo Matelda di Legambiente Ravenna è a chiedere all’azienda la motivazione di tale gestione poco rispettosa dal punto di vista ambientale ed anche sanitario delle suddette aree e cosa può giustificare un intervento di tale portata.

“Ricordiamo – dichiara Legambiente – che il principio attivo glifosato è oggetto di forte dibattito da quando nel 2015, la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) , lo ha definito un potenziale cancerogeno per l’uomo. Non solo dannoso per l’uomo, ma per l’ecosistema intero, in quanto il suo metabolita è poi rintracciabile nei corsi d’acqua. Proprio per queste ragioni, nell’ambito pubblico sono state imposte delle restrizioni al suo utilizzo. Anche se si tratta di area privata, è comunque nell’interesse dei cittadini che abitano le zone vicine”. La critica di Legambiente è anche economica : un danno ambientale e paesaggistico, a discapito di un esiguo vantaggio economico ottenuto da un trattamento chimico piuttosto che un controllo meccanico.

Intanto il capogruppo in Consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, interroga l'amministrazione comunale "per l'uso di diserbanti a Porto Corsini in un'area di proprietà della Pir e nelle zone confinanti di via Baione, a circa 500 metri dall'abitato". Espone Ancisi: "Il glifosato è oggetto di ampio dibattito scientifico in campo internazionale circa la sua potenziale dannosità per l’uomo e per gli animali, ma anche per l’ambiente stesso, essendo il metabolita del suo principio attivo rintracciabile nei corsi d’acqua. Da circa due anni un decreto del Ministero della Salute ne vieta l’uso nelle zone frequentate dai bambini, in particolare nei parchi pubblici e nei parchi gioco, oltre che nelle fasi di pre-raccolta in agricoltura. Anche se, nel caso in questione, si tratta di un prato spontaneo in area privata, l’interesse ad essere tutelati dall’uso di tale prodotto è anche degli abitanti delle zone circostanti. È peraltro fuor di dubbio il danno paesaggistico, oltretutto essendo la zona soggetta a forte transito turistico".

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