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Cronaca

Pizza patrimonio Unesco: tremila firme raccolte da Coldiretti

"La pizza non è soltanto la specialità tradizionale di una regione o di una città - spiegano il Presidente e il Direttore di Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli e Walter Luchetta - ma è l'emblema della ricchezza gastronomica che tutti i comuni italiani offrono al mondo"

Tutelare la vera pizza ‘made in Italy’ al pari dei siti archeologici e artistici Unesco o dei Paesaggi vitivinicoli delle Langhe, dell’Etna, della dieta mediterranea e di ben nove zone delle Dolomiti, eccellenze italiane già incluse nel lungo elenco dei patrimoni immateriali dell’umanità riconosciuti e salvaguardati dall’Unesco. E’ l’iniziativa promossa da Coldiretti Ravenna, unitamente a tutte le altre Coldiretti presenti sul territorio nazionale, alla Fondazione Univerde e all’associazione Pizzaiuoli Napoletani,  per sostenere la proposta di riconoscimento dell’Unesco dell’arte della vera pizza napotelana quale patrimonio dell’umanità. La raccolta firme, avviata da alcune settimane, ha già raggiunto la ragguardevole cifra di 2.700 sottoscrizioni, tra le quali si segnalano quella del Presidente della Camera di Commercio Natalino Gigante e del neoconsigliere regionale Gianni Bessi, e proseguirà fino al 20 dicembre in tutti i Mercati e i Punti di Campagna Amica e durante le numerose iniziative natalizie organizzate sul territorio provinciale.

“La pizza non è soltanto la specialità tradizionale di una regione o di una città – spiegano il Presidente e il Direttore di Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli e Walter Luchetta - ma è l’emblema della ricchezza gastronomica che tutti i comuni italiani offrono al mondo. Il riconoscimento dell’Unesco avrebbe un valore straordinario  e sarebbe anche un modo per fare definitivamente chiarezza sull’origine italiana degli ingredienti e sulle modalità di preparazione, per garantire condizioni igienico e sanitarie ottimali, visto anche il moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità”.

La pizza napoletana dal 4 febbraio 2010 è stata ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea, ma ora l’obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento internazionale, peraltro nei giorni scorsi attribuito ad un’altra eccellenza tricolore, ossia la vite ad alberello di uve Zibibbo che caratterizza l'isola di Pantelleria, in Sicilia.

Questa petizione è un’occasione per portare trasparenza anche in Italia, dove quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Troppo spesso, infatti, viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.

La gravità del fenomeno è dimostrata anche dal fatto che in Italia sono stati importati nel 2013 ben 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero con una tendenza all’aumento del 20 per cento nei primi due mesi del 2014.
“Il riconoscimento dell’Unesco – concludono Pederzoli e Luchetta - avrebbe un valore straordinario per il nostro Paese dove è più radicata  la cultura alimentare e la pizza rappresenta uno dei nostri simboli. Poter garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione vorrebbe dire  difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”.

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