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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Un solo medico per 180 pazienti": i Repubblicani puntano il dito contro l'ospedale

Il segretario provinciale del Partito repubblicano italiano Eugenio Fusignani interviene sul tema delle politiche sanitarie

Dopo le esternazioni di alcuni militanti repubblicani riuniti sabato al circolo di Santo Stefano, il segretario provinciale del Partito repubblicano italiano Eugenio Fusignani interviene sul tema delle politiche sanitarie. "La posizione del Pri è chiara fin dal nostro programma elettorale del 2016 ed è orientata prioritariamente a dare quelle risposte quotidiane ai cittadini di Ravenna - spiega Fusignani - In primis un potenziamento del ruolo e delle attività dell’ospedale di Ravenna che, negli ultimi anni, ha maggiormente pagato la riorganizzazione della rete ospedaliera della Romagna. Diverse sono le situazioni alle quali occorre dare celermente una risposta per evitare che l’ospedale più grande della Romagna diventi sempre meno attrattivo nei confronti dei professionisti sanitari e dei cittadini".

Fusignani elenca poi alcune di quelle che i repubblicani ritengono criticità: "Nell’estate del 2016 l’Ausl della Romagna ha di fatto concentrato tutti i parti “a rischio” della Provincia nel Reparto di Ostetricia-Ginecologia dell’Ospedale di Ravenna e questo aumento di attività non è stato sostenuto dagli adeguati investimenti in termini di personale. A ciò si aggiunge che la prossima separazione dei letti di ginecologia da quelli di ostetricia appesantirà ulteriormente una situazione, già critica da ben oltre due anni. La questione del reparto di Medicina di Ravenna e dei suoi innumerevoli “appoggi”, con la presenza di un solo medico di notte per 160/180 ricoverati, è un problema cronico causato da anni di disattenzione e nell’intera Regione non esistono realtà simili, tant’è che gli standard regionali parlano (nel corso del turno notturno) di un medico ogni 70 pazienti. L’attività del reparto di Chirurgia di Ravenna si sta sempre più riducendo, tanto che molti posti letto della Chirurgia sono utilizzati quotidianamente per gli appoggi della Medicina e i cittadini di Ravenna sono costretti a farsi operare in altri ospedali. In radiologia persiste una carenza di radiologi e tecnici che non è stata sanata, benché i dati di attività siano tra i più performanti di tutta la Romagna. Tutti gli ospedali della Provincia di Ravenna, a partire dal Santa Maria delle Croci, continuano da anni a essere privi di un direttore sanitario di ruolo. Sembra sia in atto una sorta di inspiegabile commissariamento della senologia di Ravenna da parte di quella di Rimini, ed è sotto gli occhi di tutti i cittadini la situazione del Pronto Soccorso di Ravenna, gravato sempre da troppi accessi, probabilmente anche impropri, che determinano lunghi tempi di stazionamento dei pazienti nonostante l’impegno di infermieri e medici. L’attività di fisiatria continua a non avere spazi adeguati all’interno dell’ospedale, malgrado a suo tempo si promise che la collocazione presso il Cmp era del tutto temporanea. Tralascio poi le ulteriori promesse sul potenziamento della cardiologia interventistica che si sarebbe dovuta avere nell’Ospedale di Ravenna, della quale oggi più nessuno parla".

"Se a ciò aggiungiamo la necessità di potenziare i servizi di prevenzione, considerato che solo a Ravenna coesistono situazioni uniche quali il petrolchimico e il porto (l’unico della Regione), appare evidente come oggi la priorità sia quella di dare all’ospedale di Ravenna il giusto riconoscimento nell’ambito della Romagna - aggiunge il vicesindaco - Dunque non quello di pensare a logiche di separazioni o fantasiose idee di aziende ospedaliere provinciali, posizione che sarebbe perdente in partenza poiché non sostenibile né sul piano dell'efficienza, né su quello della qualità, né tantomeno su quello dell'economicità. Il Pri ritiene pertanto che, stante il perdurare dell'Ausl unica, sia necessario ribadire la proposta di aprire un confronto regionale su questi temi, al fine anche di ripensare una nuova governance che riporti ai sindaci, che sono autorità sanitarie locali, un ruolo maggiormente incisivo sulle politiche sanitarie. Parimenti si rende necessario valutare la nostra realtà ospedaliera per caratterizzarne le eccellenze, perché nessuno può pensare, contravvenendo ai principi fondanti dell’Ausl della Romagna, di depotenziare a piccoli passi ma con continuità l’offerta assistenziale sanitaria della nostra città a favore di altri territori; anche e soprattutto perché i tanti professionisti che, nonostante tutte le difficoltà ogni giorno si impegnano per far funzionare l’ospedale e i servizi territoriali, nonché i cittadini di Ravenna, meritano maggior rispetto e attenzione. In ogni caso sui temi della sanità, peraltro già abbondantemente trattati dalla segreteria di Categoria della Uil, proporrò al partito di promuovere un convegno pubblico".

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