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Cronaca

L'amica "ci ripensa", l'auto resta un 'mistero': Cagnoni tornò sul luogo dell'omicidio?

La donna infatti, ascoltata in aula a febbraio, aveva negato che la voce che si sente nell'intercettazione telefonica tra il suo numero e quello di Vanna Costa (madre dell'imputato) fosse la sua, venedo così accusata di falsa testimonianza

"Ho avuto una crisi di panico quel giorno durante la mia deposizione: ripensandoci, a casa, effettivamente quella era la mia voce". Le parole di Adriana Ricci, che si occupava della pulizia nella villa dell'omicidio di via Padre Genocchi, aprono così l'udienza di venerdì nel processo a Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri il 16 settembre 2016. La donna infatti, ascoltata in aula a febbraio, aveva negato che la voce che si sente nell'intercettazione telefonica tra il suo numero e quello di Vanna Costa (madre dell'imputato) fosse la sua. Oggi, invece, dopo che gli atti sono stati trasmessi alla Procura per l'accusa di falsa testimonianza (reato che prevede dai 2 ai 6 anni di carcere), la donna pare aver cambiato idea. La signora conferma anche che dopo quell'udienza la madre di Cagnoni le avrebbe telefonato per 'offrirle in prestito' i loro legali.

Processo Cagnoni, 4/5/18 (foto Massimo Argnani)

La parola passa poi brevemente a Stefania Baccinelli, impiegata di un'agenzia viaggi di Ravenna a cui Cagnoni si rivolse nel settembre 2016 chiedendole di preparagli un preventivo per un viaggio che avrebbe fatto a New York a Capodanno con Giulia e i loro tre figli (nonostante a settembre fossero già in corso le procedure per il divorzio). In sostanza, la donna conferma di aver inviato all'imputato due preventivi, tra i quali poi Cagnoni avrebbe scelto quello più adatto. In seguito, la Corte accoglie la richiesta presentata dal pubblico ministero Cristina D'Aniello per la revoca dell'ordinanza ammissiva della prova del teste Renato De Lorenzi, avvocato chiamato in aula dalla difesa per discutere di una questione legata all'amante di Giulia, Stefano Bezzi. Il tema, secondo la Corte, è stato sufficientemente trattato durante il procedimento e approfondire sarebbe "irrilevante".

Tocca quindi a due periti della Procura: Susi Pelotti, docente di medicina legale all'Università di Bologna e presidente del gruppo Genetisti forensi italiani, e Carlo Previderè, docente di genetica forense all'Università di Pavia. I due, che hanno effettuato un sopralluogo nella villa dove venne ritrovato il cadavere di Giulia, spiegano di aver trovato tracce di sangue riconducibili unicamente alla vittima, così come sui jeans di Cagnoni e sugli ormai celebri cuscini delle due poltrone ritrovati nella villa dei genitori di Cagnoni a Firenze. Sul bastone confermano quanto detto a marzo da Alessandra De Rosa, genetista forense della Polizia di Stato, ovvero su un lato c'è il sangue di Giulia, sull'altro (quella che viene considerata l'impugnatura) un profilo genetico maschile riconducibile all'imputato (o comunque alla linea maschile dei Cagnoni); simile a quella di De Rosa anche l'analisi delle Timberland ritrovate a Firenze (sul luogo dell'omicidio era stata rinvenuta un'impronta fresca dello stesso modello di scarpa): sulla parte esterna ci sarebbe del sangue compatibile con quello di Giulia, mentre la componente genetica maschile trovata all'interno dello stivaletto non apparterrebbe a Matteo Cagnoni, ma potrebbe invece appartenere al padre Mario (come in effetti ha spiegato durante la sua deposizione lo stesso imputato). Confermate anche le strisciature di sangue ritrovate su di una torcia nella Mercedes di Cagnoni, che sarebbero riconducibili a Giulia; il sangue della vittima sarebbe stato trovato anche sulla maniglia del bagagliaio e su quella del vano portaoggetti dell'auto (la stessa con cui la coppia si recò nella villa di via Padre Genocchi la mattina dell'omicidio). Per quanto riguarda il dna trovato sotto le unghie di Giulia durante l'autopsia, anche i due periti della Procura confermano di aver rinvenuto un profilo genetico maschile diverso da quello dell'imputato. Resta dunque il mistero, su cui la difesa fa leva fin dall'inizio: di chi è quel dna?

Vengono poi brevemente ascoltati tre dei cinque proprietari di Voyager Chrysler immatricolati a Ravenna e identici per marca, modello e colore a quello di Cagnoni, che sabato 17 settembre (il giorno dopo l'omicidio) viene ripreso dalle telecamere della zona entrare in via Padre Genocchi: per l'accusa, infatti, l'imputato tornò sul luogo del delitto. I tre spiegano di non essere mai stati in centro a Ravenna con quell'auto, o di esserci stati ma mai passando da quella zona. Chiude il quadro Paolo Bagnara, assistene capo della Polizia stradale di Ravenna, che su incarico della Procura ha richiesto l'elenco dei veicoli alla Chrysler per poter chiamare in udienza i cinque automobilisti: presumibile che i due proprietari mancanti verranno ascoltati alla prossima udienza.

Viene ascoltato poi nuovamente Mirco Devani della Squadra mobile, che ha acquisito le immagini e gli esatti orari dei messaggi intercorsi il 16 settembre 2016 tra Cagnoni e l'amico Luca Ferranti che il giorno dell'omicidio, come spiegato dallo stesso Ferranti, alle 13.58 mandò un messaggio all'amico per accordarsi su una cena; ma Cagnoni rispose che stavano arrivando i suoi genitori da Firenze e quindi avrebbero dovuto rimandare. Eppure a quell'ora Cagnoni, come dimostra il telepass dell'auto che ha guidato fino a Firenze, che alle 14.01 segna l'ingresso del Mercedes al casello di Ravenna, era già in viaggio per Firenze verso la villa dei genitori. Perchè dunque dire all'amico il contrario? Anche questo resta un mistero. Devani, inoltre, ha anche effettuato diversi sopralluoghi nell'aeroporto Marconi di Bologna, dove Cagnoni si recò sabato 17 settembre 2016: durante il suo esame, infatti, Cagnoni ha prima spiegato di essere entrato nella zona 'duty free' del Marconi per acquistare un orologio per il figlio, salvo poi ritrattare quando il Pm gli ha fatto notare che per accedere alla zona duty free è necessario un biglietto aereo, dicendo quindi di aver visto degli orologi in un negozio al piano terra che vendeva anche gelati, accessibile a chiunque. Ma dai sopralluoghi, quel negozio non esiste: e allora cosa ci faceva Cagnoni in aeroporto il giorno dopo l'omicidio della moglie?

Infine la parola passa a Donato Caccavella, docente di informatica forense all'Università di Milano che ha fatto alcune analisi per conto della difesa in merito ai filmati delle varie videocamere di Ravenna e della villa di Firenze. Secondo Caccavella, la qualità delle immagini non sarebbe sufficientemente buona da riuscire a distinguere determinati oggetti (come ad esempio l'oggetto bianco che Cagnoni scarica dalla macchina il 16 settembre appena arrivato a Firenze, che secondo l'accusa sarebbe la borsetta della moglie mai ritrovata mentre per il perito della difesa potrebbe trattarsi anche di un camice). Il tecnico fa emergere dubbi anche sulle immagini delle videocamere che riprendono una Chrysler, il giorno prima dell'omicidio, fermarsi vicino alla villa in via Padre Genocchi per otto minuti: da quell'auto, secondo Caccavella, non sarebbe sceso nessuno (mentre l'accusa sostiene che l'imputato abbia svolto un sopralluogo in vista del delitto). Il presidente della Corte Corrado Schiaretti cerca di semplificare un discorso molto tecnico: "Tutti qui hanno avuto la sensazione, guardando quei filmati, che qualcuno scendesse dall'auto: quindi ci sta dicendo che tutti ci sbagliamo?". "La sensazione non è scienza, io sto portando avanti un percorso scientifico", chiosa il perito della difesa. Discorso identico per quanto riguarda i filmati del 16 settembre, quando si vede il Mercedes con cui la coppia si reca nella villa ripartire intorno alle 11 facendo inversione e sostando per un minuto: per l'accusa, in questo momento Cagnoni avrebbe potuto caricare in auto alcuni oggetti, come i cuscini delle poltrone insanguinati; per il tecnico, invece, in quella breve sosta nessuno sarebbe sceso dall'auto, quindi nessuno avrebbe potuto caricare alcunchè in macchina.

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

La settima udienza - Frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

L'ottava udienza - Caos in aula al processo: Cagnoni offende la madre di Giulia, il fratello reagisce - IL VIDEO

La nona udienza - L'agente di Polizia amico di Cagnoni: "Tradì Giulia, diceva che le donne dovevano stare in casa"

La decima udienza - Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

L'undicesima udienza - "La madre di Cagnoni disse che Giulia era stata uccisa, ma ancora non poteva saperlo"

La dodicesima udienza - Colpi di scena: la madre non si presenta, l'amica nega la telefonata registrata - Il padre: "Mio figlio era tranquillo, come se 'giustizia fosse stata fatta'"

La tredicesima udienza - Sms shock di Stefano Cagnoni: "Mio fratello è l'assassino di Ravenna"

La quattordicesima udienza - Lo psicoterapeuta: "Giulia acquisiva autonomia, Matteo bloccò la terapia"

La quindicesima udienza - "Quel bastone non fu preso nella villa del delitto". La prova della premeditazione?

Il maltempo fa slittare la sedicesima udienza: la Corte respinge la richiesta per i domiciliari

La sedicesima udienza - Sul bastone il Dna di Cagnoni: ma sotto le unghie di Giulia quello di un altro

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La ventesima udienza (mattina) - Parlano gli amici di Matteo: "Contro di lui accanimento giudiziario e mediatico"

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