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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Facebook come arena di violenza verbale, a processo un 53enne ravennate

E' diventato una sorta di “processo simbolo”, uno solo per tutti rispetto alle montagne di offese che su Facebook ricoprirono Federico Aldrovandi

E' diventato una sorta di “processo simbolo”, uno solo per tutti rispetto alle montagne di offese che su Facebook ricoprirono Federico Aldrovandi, il 18enne morto a Ferrara nel 2005, per mano di quattro poliziotti in servizio, che vennero poi condannati in via definitiva. In Tribunale a Ravenna, lunedì mattina, ha preso il via un processo per diffamazione a carico di un 53enne ravennate, l'unico a quanto sembra ancora in piedi rispetto alla raffica di denunce per diffamazione che la madre di Federico, Patrizia Moretti, presentò disgustata da alcuni commenti comparsi all'indomani della condanna dei quattro poliziotti.

Nelle querele di Moretti c'erano l'ex ministro Carlo Giovanardi, un sindacalista del sindacato di polizia Coisp, uno dei poliziotti coinvolti ed altri. Nel dibattito, se così si può chiamare, che si aprì sulla pagina Facebook di un'associazione di sostegno alla polizia “Prima difesa” - come spesso capita su Facebook –il confronto iniziò a rotolare velocemente verso le offese, le ingiurie e la denigrazione. Un utente arrivò a dire che se la madre (la Moretti, ndr) avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un “cucciolo di maiale”, ma un uomo. Per quest'espressione un ravennate si trova oggi a processo per diffamazione. Lo scorso anno la Moretti, stanca ormai di combattere una battaglia che comunque non riporterà in vita il figlio, aveva deciso di ritirare tutte le querele sporte. Secondo quanto emerso in aula a Ravenna, lunedì mattina, tutte tranne una, quella appunto del “cucciolo di maiale”, perché è stata l'unica occasione in cui non sono pervenute scuse.

Da parte sua il 53enne ravennate ha sostenuto che gli era stato clonato il profilo Facebook e quindi non era lui l'autore di quelle frasi incriminate. Sarà ora il processo a dover definire le responsabilità del ravennate. Al di là del giudizio ritorna quindi alla ribalta il tema di Facebook che spesso diventa un'arena per la violenza verbale incontrollata e l'offesa. Moretti ha spiegato che non si presenta parte civile per un risarcimento e nel caso in cui dovesse vincere questa causa chiederà come forma di punizione che venga devoluta una cifra a favore di un'associazione caritatevole. Il processo, dopo le prime questioni preliminari, è stato aggiornato ad un'altra udienza.
 

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