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Cronaca

L'inchiesta di Report sulla Tampieri: per i senegalesi è furto di terre

Al colosso Tampieri Group di Faenza costerà circa 2,50 euro all'ettaro l'affitto annuale per il terreno in Senegal in cui l'azienda faentina coltiverà girasoli per ottenere biocarburanti destinati al suo fabbisogno.

Al colosso Tampieri Group di Faenza costerà circa 2,50 euro all'ettaro l'affitto annuale per il terreno coltivabile a Fanaye, una piccola comunità rurale della regione più settentrionale del Senegal, in cui l'azienda faentina coltiverà girasoli per ottenere biocarburanti destinati al suo fabbisogno.

L'inchiesta di Report andata in onda domenica 18 dicembre su Rai3 ha voluto puntare i riflettori su alcuni fatti scottanti riguardo la faccenda della Tampieri, al centro di polemiche soprattutto in Senegal da parte degli abitanti della zona, per il suo progetto di trasformare 20mila ettari di terreni fertili in campi di girasole per la produzione di biocarburanti.

Dalle telecamente emerge, infatti, che un terzo dei terreni coltivabili di quella zona saranno in mano a una sola società e i contadini verranno "espropriati" delle loro terre utili al sostentamento interno per trasformarli in campi di girasoli che valgono, secondo il contratto, 500 milioni di franchi senegalesi, ovvero, 2,50 euro all'anno per ettaro.

Gli abitanti senegalesi lamentano che questa è stata una decisione presa dal Presidente del consiglio rurale senza aver interpellato la popolazione e minacciano che prenderanno qualsiasi tipo di provvedimento se il contratto non verrà revocato senza condizioni. Non accettano vedersi espropriare delle proprie terre senza poter avere appello, non accettano vedere gli alberi abbattuti, i cimiteri e i luoghi di culto trafugati e gli insediamenti più piccoli rasi al suolo. Non sopportano l'arroganza del denaro e dell'interesse straniero.

L'intenzione dell'inchiesta era quella di far emergere il problema dell'appropriazione, forse indebita, di terreni coltivabili o di foreste in Paesi sottosviluppati da parte di grossi industriali europei o americani al fine di produrre biocarburanti a basso costo con un forte impatto ambientale e agricolo.

Intanto, spunta una riflessione di "Ravenna virtuosa" proprio dopo la puntata di Report: "Dopo aver ritirato il progetto di una centrale a biomasse da 30MW simile a quella che  PowerCrop  vorrebbe costruire a Russi e per non portare a casa un diniego, la PAER, Società appartenente alla “galassia” della Tampieri Financial Group e il cui amministratore delegato è lo stesso Giovanni Tampieri, pare abbia presentato il progetto di una centrale a biomasse ad olio vegetale che dovrebbe essere costruita  nei pressi o addirittura all’interno dell’Azienda “Biologica Marani a Ravenna”
 
"Un ulteriore progetto da poco meno di 1 MW - continua il comunicato - che gode di procedura “semplificata” espletabile da parte della Provincia, un  ulteriore progetto che con le emissioni dei suoi motori  finirà per ammorbare ulteriormente la già compromessa  situazione dell’aria della nostra provincia, un impianto costruito in nome dei  grandi profitti derivanti dalla produzione e vendita dell’energia.

Ormai è un dato di fatto  che a livello nazionale non vi possono essere biomasse sufficienti per sfamare questo tipo di impianti  che a centinaia vengono presentati ovunque da imprenditori che ora non esitano a varcare i confini nazionali,  sbarcare in paesi sottosviluppati per acquisire o affittare a prezzi irrisori il terreno per la produzioni agricole a scopo energetico".
 
 

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