Cimitero profanato, svolta nelle indagini: una ragazzata di tre minorenni
L'attività d'indagine, portata avanti dal personale dell'Ufficio Polizia Giudiziaria - Falsi Documentali della Polizia Municipale, è partita lo scorso 16 gennaio
Sono stati identificati dalla Polizia Municipale di Ravenna, diretta dal comandante Stefano Rossi, i responsabili di una serie di furti e danneggiamenti commessi, nei mesi scorsi, al cimitero monumentale. Si tratta di tre ragazzi incensurati, di 16 e 17 anni, italiani residenti nel ravennate. I giovani coinvolti hanno di fatto ammesso le proprie responsabilità e sono stati indagati a piede libero. Gli investigatori escludono che i fatti risvolti possono ricondurre a riti blasfemi.
L’attività d’indagine, portata avanti dal personale dell’Ufficio Polizia Giudiziaria – Falsi Documentali della Polizia Municipale, è partita lo scorso 16 gennaio, quando, nella zona dei Giardini Speyer, antistante la stazione ferroviaria, è stata rinvenuta una lapide mortuaria in marmo che, come poi si è accertato, era stata trafugata dal locale cimitero monumentale.
Un’attenta analisi dei dati emersi, sia in seguito alle testimonianze di persone informate sui fatti sia attraverso i numerosi sopralluoghi e le verifiche effettuate, ha permesso di individuare, in modo inequivocabile, i soggetti che, in concorso tra loro, hanno commesso i reati. Da quanto si è potuto appurare i tre si sono introdotti, per la prima volta, all’interno della struttura il 31 ottobre, notte di Hallowen, indossando una maschera.
Nella circostanza avevano effettuato varie riprese video e fotografiche, utilizzando presumibilmente i loro cellulari, rubando anche alcune foto dalle tombe, oltre alla lapide che poi è stata ritrovata. Tali comportamenti si sono ripetuti nell’arco dei successivi due mesi in almeno altre tre occasioni. Si è inoltre riscontrato che su alcuni loculi erano state apposte scritte blasfeme e sacrileghe.
Dei fatti è stata informata la Procura per i Minorenni di Bologna, che nella giornata di venerdì ha autorizzato la perquisizione domiciliare, da parte della Municipale, al termine della quale si è proceduto al sequestro di vario materiale informatico e di telefonia (Personal Computer, telefoni e memorie digitali portatili ed altro), contenenti elementi riconducibili agli illeciti commessi nonché di una foto ceramica raffigurante una donna di cui si disconoscono le generalità.
La Polizia Giudiziaria della Municipale rivolge un appello affinchè attraverso il riconoscimento la foto possa essere restituita alla famiglia della deceduta. Si escludono per i fatti risvolti che possono ricondurre a riti blasfemi e sono tutt’ora in corso indagini per verificare eventuali altri analoghi episodi.