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Cronaca

Ravenna Festival, sul palco anche i bambini: "Vogliamo censire i piccoli talenti"

I ragazzi dagli 8 ai 18 anni potranno mostrare il loro talento davanti alla direzione artistica del Festival. La presidente Cristina Muti: "Vogliamo dare spazio alle giovani energie del territorio"

"Un censimento culturale dei piccoli talenti": è questa l'idea di Cristina Mazzavillani Muti, presidente e fondatrice di "Ravenna Festival", che l'ha portata a ideare la nuova iniziativa "Una chiamata per i ragazzi alla scoperta delle energie creative della Romagna", presentata nella sede del festival venerdì mattina. Un progetto con cui il Festival, giunto alla 28esima edizione, invita i ragazzi dagli 8 ai 28 anni della Romagna a prendere parte ad audizioni accessibil al pubblico. Il teatro Alighieri, dal 23 al 30 maggio, accoglierà questa iniziativa "il cui scopo - ricorda la presidente - non è il conferimento di premi nè il costruirsi di un cast per uno spettacolo, quanto il censimento delle giovani energie creative del territorio".

"I ragazzi più giovani hanno sempre partecipato ai nostri spettacoli solo come auditori, non avevamo mai pensato all'idea che potessero diventare protagonisti - commenta il direttore artistico Antonio De Rosa - A un certo punto a Cristina, senza cui tutti noi non saremmo qui a parlare, è venuta in mente questa idea rivoluzionaria. Credo che la funzione istituzionale di chi fa cultura oggi sia quella di dare la possibilità di esibirsi anche ai più piccoli, cercando di orientarli verso la loro passione. Questo evento abbassa l'età dei partecipanti fino alle scuole dell'obbligo, non era mai successo".

"Questa idea è maturata in tutti questi anni di lavoro, ci siamo sempre mossi verso i giovani fino a quando abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa di concreto. Un giorno mi sono chiesta "C'è ancora una speranza per i giovani che hanno un talento? Perchè non provare a fare una chiamata?". Nei bambini c'è una meravigliosa innocenza piena di aspettativa e di speranza, forse lavorando con loro scopriremo di non aver capito ancora abbastanza di questa generazione".

L'iniziativa è stata intitolata a Giuliano Bernardi, baritono ravennate tristemente scomparso 40 anni fa. "Chissà, forse se Giuliano fosse stato un po' più ascoltato da chi non l'ha capito, ora potrebbe essere ancora qui con noi", commenta Mazzavillani. Per una settimana sul palco del teatro Alighieri si alterneranno piccoli cantanti, musicisti, ballerini e attori, che mostreranno il loro talento al pubblico che potrà assistere liberamente e alla commissione (composta da Cristina Mazzavillani e dalla Direzione del festival). Assente la dimensione competitiva: "Qui non vince nessuno, vince il progetto, che vuole essere anche un invito per gli altri teatri a fare lo stesso".

"Quando 29 anni fa abbiamo iniziato a lavorare per creare il festival ci siamo detti "Non è il festival se non è come un treno con tanti vagoni su cui possono salire tutti i ravennati con un potenziale creativo". Abbiamo sempre tenuto fede a questo ideale, e il vero successo per noi è proprio questo, ma forse abbiamo lasciato un vagone vuoto, quello dei bambini - prosegue Mazzavillani - Così oggi vogliamo dar loro uno spazio in cui esprimersi e scoprirsi. Chissà, magari potremmo trovare qualche persona straordinaria che in futuro potrà anche partecipare al festival, se non organizzeremo uno spazio apposito già all'interno dell'edizione 2017. Mi piace anche l'idea di aprire a questa iniziativa un luogo simbolo della città e del territorio come il teatro Alighieri, questo spazio magnifico e immaginifico che sembra riservato a pochi eletti e che invece appartiene a tutti, per restituirlo alla città come spazio per mettere in gioco le energie e il talento dei suoi cittadini più giovani".

"Oggi ci sono tanti mezzi, come i social, che portano a una forte autoreferenzialità e distruggono il dialogo, mentre in teatro c'è un dialogo vero - continua il direttore artistico Franco Masotti - L'unica rivoluzione possibile è uno sguardo nuovo dato dai giovani. Daremo vita anche alle forme di espressione di ribellione, che possono portare a incredibili opere d'arte, di musica o di scrittura".

"Il nostro è un paese che ha un patrimonio culturale enorme ma che fa pochissimo per la cultura - commenta il direttore artistico Angelo Nicastro - Questo progetto si inserisce perfettamente all'interno del festival, che ha sempre saputo mettere in risalto le qualità della città. Tanti gruppi sono nati grazie al festival che ha dato loro visibilità".

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