Ravenna, tanti giovani si rivolgono ai consultori. Calano le interruzioni di gravidanza volontarie
Puntuale ed aggiornata la relazione della dottoressa Ferretti su tutte le attività dei consultori, sia per i/le giovani che familiari: ben 75.000 le prestazioni fornite lo scorso anno
L’Assessora alle Politiche e Cultura di genere Giovanna Piaia e la resposabile provinciale dei consultori Ausl della provincia di Ravenna Simonetta Ferretti sono state ospiti alla Casa delle Donne di Ravenna lunedì per un incontro sul tema “Donne Salute Consultori: il valore della partecipazione”. Puntuale ed aggiornata la relazione della dottoressa Ferretti su tutte le attività dei consultori, sia per i/le giovani che familiari: ben 75.000 le prestazioni fornite lo scorso anno, dato che testimonia una presenza dei consultori sul territorio che si accompagna ad un progressivo miglioramento della qualità dei servizi a cui le donne si avvicinano con fiducia.
Numerosi anche i “percorsi dedicati” che accompagnano le varie fasi della vita delle donne: educazione sessuale per i giovani e le giovani, contraccezione, gravidanza, sostegno post parto, IVG (interruzione volontaria della gravidanza), salute e prevenzione per le donne dopo gli..anta. Particolare attenzione anche al “percorso nascita”, in interazione con i presidi ospedalieri ed i servizi sociali presenti sul territorio. I dati provinciali, in sintonia con quelli dell’Emilia Romagna, registrano un ulteriore significativo calo delle IVG , anche tra le donne migranti che accedono ora in misura maggiore alla prevenzione di gravidanze non desiderate.
Prevalente ancora l’interuzione chirurgica,rispetto a quella farmacologica (RU486), sia perché i tempi di utilizzo di quest’ultima sono obiettivamente più ristretti, sia perché a differenza di molti altri Paesi europei, la sperimentazione della RU486 è partita con forte ritardo, immotivato sul piano scientifico, sia perché ancora restano timori ed ansie spesso ingiustificate da un punto di vista strettamente medico. Si è parlato molto anche di obiezione di coscienza, fenomeno preoccupante che dilaga in molte regioni italiane dal Lazio alla Lombardia con cifre impressionanti (fino al 90% ) che rendono oggi inapplicata in molte parti d’Italia la LEGGE 194 , legge dello Stato conquistata dalle donne 35 anni fa come affermazione del diritto alla tutela della salute e all’autodeterminazione della propria vita.
Nella nostra provincia l’obiezione di coscienza da parte del personale sanitaro si attesta intorno al 50%, con punte più alte nel faentino: il personale non obiettore dei consultori cerca ,non senza difficoltà, di garantire l’applicazione della legge nei territori dove è per le donne più difficile vedere rispettato il loro diritto. Il lavoro sociale da tempo collaudato delle unità di strada nei casi legati alla prostituzione offre l’informazione e sostegno per la tutela della salute delle donne contro l’aborto clandestino.
L’assessora Giovanna Piaia ha messo in evidenza il ruolo fondamentale del consultorio nella intercettazione e nel contrasto della violenza maschile: l’ostetrica , soprattutto quando si stabilisca una continuità di cura e di relazione con la donna, dovrebbe poter andare oltre l’ascolto ed avere una formazione specifica che le permetta di porre domande ”giuste e garbate” in merito alle relazioni familiari. Questo perché nei casi di violenza domestica che, come sappiamo, è taciuta purtroppo per molti anni, la donna si senta incoraggiata a parlarne e a cercare il sostegno per un percorso di uscita da condizioni violente che precedono in molti casi il femminicidio ed hanno sempre un effetto psicologico devastante sui /sulle minori (“violenza assistita”).
Un discorso appena iniziato quello del rapporto tra Consultorio e Casa della salute, in un quadro non facile di medicina territoriale che procede più a rilento nella nostra provincia rispetto ad altre, quali Parma, ad esempio: anche qui la necessità di individuare percorsi integrati che partano da indagini sulla qualità dei servizi percepita dai/dalle cittadine e da proposte che facciano propria la ricchezza della democrazia partecipata. Sui temi della pianificazione dei servizi, dell’abbattimento di stereotipi,pregiudizi e diseguaglianze di genere nell’organizzazione sociale, la Casa delle donne può svolgere un ruolo determinante nel promuovere una visione più ampia dei fattori di rischio per il benessere delle donne, radicati nella vita quotidiana, nel carico di lavoro, nella violenza come causa di infinite patologie se non di morte: c’è un patrimonio di esperienze ,di conoscenze nella cura del vivere, di consapevolezza dei bisogni delle comunità. che non può rimanere inascoltato.