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Cronaca

Sergio Guerra, il ricordo di Ancisi: "Il coraggio di un amico"

"Per la serie che i migliori amici se ne vanno prima, anche Sergio  se n’è andato. Ci ha lasciato in punta di piedi, per non farsi sentire. Ora tutti - voglio dire tutta la città - lo sentiamo vivo dentro di noi come mai"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Per la serie che i migliori amici se ne vanno prima, anche Sergio  se n’è andato. Ci ha lasciato in punta di piedi, per non farsi sentire. Ora tutti - voglio dire tutta la città - lo sentiamo vivo dentro di noi come mai. Siamo colpevoli di averlo un po’ dimenticato, da quando prese a combattere, con pochi margini di tregua, ma con la solita signorilità, la sua ultima partita su questo parterre. Dalla quale però esce vincente, perché una standing ovation inesauribile lo accompagna nel campo di pallavolo più spettacolare, laddove, come avrebbe sempre voluto, la palla vola ininterrottamente più in alto di ogni rete.

Il rimpianto si mescola al ricordo di una amicizia personale e familiare lunga una vita, tanto affiatata, sul piano umano, da non essere mai stata incrinata da alcun dissentire. Non perché io sia mai stato un amico facile per nessuno. E non perché sia stata sempre facile l’intesa, come quando si esaltava per i successi che ne hanno fatto il campionissimo di ogni tempo dello sport ravennate; ma neppure quando, assumendosi egli il carico della sua San Francesco, si concentrava sul faticoso rapporto, nella sanità locale, tra struttura pubblica e impresa privata. Il fatto è che, non mancandogli passione, coraggio e spirito di avventura, ci misi niente a convincerlo di mettere in campo la nostra comune idea di fondo (quella che unisce il sostantivo “democrazia” con l’aggettivo “cristiana”, a prescindere dalle sue pretese espressioni politiche), accettando la candidatura a sindaco di Ravenna. Era il 1993. Lui al culmine delle sue glorie sportive, dopo la seconda Coppa dei Campioni.

La DC in punta di morte, avvenuta l’anno dopo. Erano le prime elezioni comunali in cui ogni lista avrebbe dovuto presentare un proprio candidato a sindaco, da eleggere direttamente. Non si è mai visto a Ravenna un ravennate di successo salire sul cavallo perdente. Sergio era fatto così. Volendo dare una scossa ad un sistema di potere, già allora ultraventennale, che navigava a vista dopo l’affondamento dei Ferruzzi, pensò di darmi una mano, non da politico, come non è mai stato, ma da amico della città. Sul suo nome, una DC in cui gli scontri tra le correnti erano al massimo trovò immediatamente l’unità. Il risultato, sul 12%, fu superiore alle scarse aspettative. Ne uscì un gruppo consiliare, costituito da noi due e da Gianfranco Spadoni, che più unito e concorde non si poteva. Quei quattro anni significarono però la fine di un mondo. Disilluso dall’esperienza di un Palazzo sempre più distante dalla gente, condivise l’idea di dar vita ad una nuova esperienza politica di lista civica che superasse gli steccati di partito. Nacque così Lista per Ravenna, che scelse di sostenere dall’esterno.

Ecco perché, alla vigilia forse di un nuovo salto epocale, che la scossa potrebbe finalmente dare alla nostra città, ci raccomandiamo ancora una volta a te, Sergio. Ti abbracciamo, insieme ai tuoi cari, nella preghiera.


Alvaro Ancisi

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