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Cronaca

Si fionda con l'auto "ariete" contro la caserma insieme al padre urlando "Ho una bomba": assolto

Assolto perché ritenuto totalmente incapace di intendere e volere: la perizia psichiatrica affidata al direttore del dipartimento di salute mentale che aveva in cura l'uomo si è rivelata determinante per l'esito del processo

Assolto perché ritenuto totalmente incapace di intendere e volere: si conclude così la vicenda che, il 25 marzo scorso, vide un 47enne di Pordenone irrompere con un'utilitaria, insieme al padre 76enne, contro la caserma dei Carabinieri di Ravenna dichiarando di avere a bordo una bomba. L'uomo, accusato insieme al genitore di danneggiamento aggravato, resistenza a pubblico ufficiale, procurato allarme, interruzione di pubblico servizio e introduzione clandestina in luoghi militari, è stato assolto martedì davanti al gup Janos Barlotti, che inoltre non ha disposto alcuna misura restrittiva in quanto "ritenuto non socialmente pericoloso". Come riportano i quotidiani locali in edicola mercoledì, al 47enne è stato anzi revocato l’obbligo di dimora sul territorio di Pordenone, al quale era stato sottoposto dopo la scarcerazione. Il caso del padre, invece, era già stato archiviato. Davanti al giudice Antonella Guidomei, a marzo il friulano aveva spiegato che la sua intenzione era quella di farsi arrestare perchè si sentiva "intercettato" e temeva per la sua incolumità. La perizia psichiatrica richiesta dal Pm Daniele Barberini, affidata al direttore del dipartimento di salute mentale friulano che aveva in cura il 47enne, si è rivelata determinante per l'esito del processo.

Auto sfonda l'ingresso della caserma dei Carabinieri (foto Argnani)

I fatti

Quel 25 marzo padre e figlio erano diretti a Genova da dove si sarebbero imbarcati per la Sicilia, destinazione Palermo, dove hanno vissuto in passato. Ma ad un certo punto il 47enne, che si trovava alla guida della "Fiat 600", ha puntato verso la Romagna dopo "aver sentito delle voci", telefonando alla zia che risiede a Punta Marina. Ha riferito al genitore di essere spiato e che qualcuno a Genova lo attendeva per ucciderlo. Giunto nella città bizantina, l'obiettivo dell'individuo era raggiungere la Questura di Ravenna per farsi arrestare ma, perso l'orientamento, ha puntato al comando dell'Arma. Sfondato l'ingresso, ha affrontato i militari intervenuti, sostenendo inoltre di avere una bomba nell'auto. Sul posto si sono subito precipitati gli artificieri provenienti da Bologna per verificare il contenuto a bordo della piccola utilitaria, insieme ai Vigili del Fuoco. All'interno non è stato trovato alcun ordigno: vi erano solo bagagli con effetti personali.

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