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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

"Sicurezza, immigrazione e le aspettative del cittadino": conferenza di Ravenna Insieme

Ravenna Insieme presenta così l'incontro: "La sicurezza è uno dei pilastri su cui si fonda lo Stato moderno"

"Sicurezza, immigrazione e le aspettative del cittadino": questo il titolo della conferenza organizzata da "Ravenna Insieme" che si terrà il 27 novembre alle 20.30 nella Sala Bini, in via Oriani 14. Interverranno Valerio Zannoni che argomenterà di “Sicurezza Informatica e Social Network", Davide Silvestri che parlerà di “Immigrazione e Cittadinanza"; e Lionello Mosconi che farà un focus su “La Polizia e il Cittadino”. Presenterà il presidente di Ravenna Insieme, Samuele Albonetti. Modera Loris Savini.

"La sicurezza è un bene pubblico". Ravenna Insieme presenta così l'incontro: "La sicurezza è uno dei pilastri su cui si fonda lo Stato moderno. La possibilità di vivere e di preservare la propria integrità fisica e la propria incolumità è desiderio primario di ogni essere umano. Il diritto alla sicurezza, però, a differenza di altri diritti quali la salute e il lavoro che possono essere estesi a tutti, deve essere contemperato ed equilibrato rispetto ad altri diritti. Garantire la sicurezza in assoluto infatti implica garantire l’assenza di rischio, ciò che è impossibile, a meno che una persona non venga isolata da tutti gli altri che potrebbero costituire un pericolo per la sua sicurezza. La sicurezza dunque più che un bene soggettivo, di ogni singola persona, si configura come un bene pubblico, dato dall’equilibrio tra il diritto a non correre rischi e il diritto alla libertà e alla vita di tutte le altre persone. Quando si parla di sicurezza dunque si parla di equilibrio, quell’equilibrio che è stato trovato negli Stati moderni, dove i cittadini non si fanno giustizia da sé perché c’è lo Stato, attraverso apparati burocratici specifici, che garantisce la sicurezza di tutti. È questo patto che le Amministrazioni Comunali hanno il dovere di riprendere, sostenere e applicare anche a livello locale, poiché al di fuori di esso esplode la paura individuale e si radica solo la prepotenza del più forte. Occorre dunque rifuggire sia da atteggiamenti negazionisti (“la paura non esiste, è solo invenzione di chi ha interesse a governare con la paura”) sia da atteggiamenti iperrealisti (“la criminalità aumenta e dipende dalla scarsa sorveglianza pubblica”). È necessario un atteggiamento pragmatico e culturalmente orientato, che consenta di comprendere la paura dei cittadini e le ragioni che la alimentano, per poter intervenire proprio sulle cause e aiutare i cittadini a ritrovare serenità nei luoghi dove vivono. È chiaro che oggi, alla luce delle difficoltà dei Governi a garantire il sistema di welfare pubblico che tanto ha contribuito a dare senso di sicurezza ai cittadini, e di fronte alla perdita di fiducia nella capacità della collettività di rispondere ai bisogni primari dei propri componenti, è più difficile anche ricostruire il senso di sicurezza. Ma è necessario affrontare il tema nella sua pienezza e nella sua complessità, evitando scorciatoie, proprio per tentare di ricostruire prospettive e fiducia nel futuro".

 

La città sicura pensa al futuro  - Osserva l'associazione: "È interessante coltivare il piacere di vivere insieme oggi, ma bisogna pensare anche alle persone che verranno dopo di noi. La cura dell’ambiente ha bisogno di nuove politiche, che mettano al centro temi come le ecomafie, l’abusivismo, la bio-diversità, il dissesto idrogeologico, il sostegno all’agricoltura biologica e allo sviluppo delle imprese attive nel settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, la gestione trasparente dei rifiuti, la raccolta differenziata, il riciclo e il recupero dei materiali, il problema dei cambiamenti climatici e dello sperpero delle materie prime,  e degli inquinamenti, da quello atmosferico a quello elettromagnetico. Non per fare terrorismo ecologico, per creare paure attraverso timori di catastrofi che incombono a ogni momento e alle quali non si può reagire; ma proprio per creare consapevolezza, certezza che si può modificare, che il futuro è possibile, che già oggi tante cose funzionano meglio del passato e meglio ancora possono funzionare. Suscitare responsabilità di fronte al fatto che ciascuno di noi può fare qualcosa: piccole azioni quotidiane che tutte insieme modificano i percorsi, crea prospettive nuove. Sviluppo sostenibile significa affermare il principio dell’equilibrio tra economia ed ecologia, dove i processi di produzione eco-compatibile si avvalgono dell’innovazione tecnologica e generano lavoro e occupazione preservando le risorse esauribili".

La città sicura crede nei giovani - Per Ravenna Insieme "è importante credere nei giovani, nella loro creatività, nel valore della loro partecipazione alla vita della comunità, nelle loro scelte dalle quali possono dipendere le prospettive di sicurezza e di pace del presente e del futuro. Promuovere la pace e i diritti umani vuol dire chiedere ai giovani di aiutare la città a crescere nella democrazia, nella giustizia, nel rispetto degli altri, nell’accoglienza di tutti, accrescendo la consapevolezza dei diritti e delle responsabilità individuali e collettive. La città che crede nei giovani alimenta la partecipazione giovanile e la sostiene attraverso l’istituzione di Consulte, Forum o altre aggregazione realmente incisive, anche attraverso leggi e regolamenti comunali. Promuove la creazione di percorsi partecipativi per la definizione delle politiche giovanili della città, cercando di passare dalla semplice consultazione alla reale condivisione delle scelte politiche che riguardano i giovani. Promuove e sostiene gli scambi internazionali, la cooperazione decentrata, i gemellaggi e tutte le iniziative volte ad allargare gli orizzonti di riferimento dei giovani, mettendoli in condizione di conoscere, esplorare ed apprezzare ciò che si trova al di fuori del proprio territorio. Incentiva le occasioni di integrazione e conoscenza tra culture, valorizzando il ruolo dei giovani migranti nel raccontare la propria storia, la propria identità. Prevede momenti di confronto con i giovani, attraverso manifestazioni e iniziative in cui vi sia spazio sia per la festa che per il dibattito sui temi della pace e dei diritti umani, ma anche del tempo libero, dell’amore, della musica, dell’ambizione, dello sport, dello studio, del lavoro, delle opportunità per i giovani. Presta attenzione ai fenomeni di bullismo e di violenza giovanile: per aiutare le vittime ad acquisire sicurezza nelle proprie capacità, autostima e capacità di sviluppare con pienezza la propria personalità così da non doversi sottomettere ad altri; per aiutare chi usa violenza a comprendere i motivi profondi che ne stanno alla base, così da poter superare frustrazioni e difficoltà personali, acquisire capacità di relazioni sociali positive, frenare la violenza in favore di atteggiamenti sociali accettabili".

I giovani e i social network - I social network occupano ormai uno spazio e un tempo notevole nella vita di molti ragazzi - viene evidenziato -. È raro infatti trovare qualche adolescente che, per esempio, non ha un profilo Facebook. Ormai questi siti raccolgono una grande fetta di popolazione e hanno un impatto sociale su persone di tutte le età, ma soprattutto sui giovani. Solo Facebook appunto ha più di 600mila iscritti al giorno, oltre l’85% degli adolescenti infatti possiede un profilo. Ma questa vita virtuale è proprio così importante, essenziale nel vivere di ognuno di noi? Facebook, il social Network più usato al mondo, sarebbe un ottimo mezzo di comunicazione se fosse usato con lo scopo che aveva all’inizio, ritrovare amici che si sono trasferiti o poter sentire quelli che vivono lontani. Invece tutti condividono tutto e tra gli adolescenti il materiale postato in molti casi è fuori controllo. L’allarme arriva da tutto il mondo, a causa dell’uso inappropriato che alcuni fanno di questi mezzi di comunicazione online. La preoccupazione nasce, a causa di problemi come cyber-bullismo, pedofilia e furto d’identità. Oggi, i ragazzi sono tutti dotati di cellulare già a 10 anni, utilizzano e scaricano applicazioni nei loro telefonini che i genitori non sanno (molto spesso) nemmeno esistano, si scambiano foto, chattano, girano video e li postano in internet. Un tempo si veniva presi in giro a scuola e nonostante fosse difficile relazionarsi, con un pò di fatica, molta pazienza e qualche pianto alla fine si riusciva a superare il periodo difficile, forse anche perché le prese in giro rimanevano sempre all’ interno di una cerchia ristretta. Adesso se si viene presi in giro si finisce in rete e non ti vedono solo i tuoi amici, ma gli amici degli amici o chiunque. Si diventa un bersaglio facile per tutti e questo purtroppo crea reazioni diverse: c’è chi riesce a trovare il coraggio di parlarne con i propri cari cercando di affrontare il problema e chi si rifugia in se stesso, isolandosi, distruggendo la volontà di aggregazione della «vittima», fino ai casi più gravi che arrivano a veri e propri disturbi psicologici che a volte purtroppo sfociano in gesti più estremi dopo i quali non si può più intervenire in aiuto. Se non sei vestito alla moda sei out, se sei straniero sei out, se gli altri ritengono che studi troppo sei out, se passi più tempo con le ragazze sei out, se non pratichi sport sei out, se non disponi delle ultime tecnologie sei out, se non sei magrissima sei out e se non sei su Facebook sei out e quindi c’è chi addirittura ti crea un falso profilo postando materiale offensivo su di te. Anche attraverso Twitter nonostante i pochi caratteri, solo 140, riesce ad innescarsi il cyber-bullismo, con frasi offensive o link a video.  Il cyber-bullismo, in Italia, è una minaccia per 7 adolescenti su 10. Insulti, foto sconvenienti, domande imbarazzati. Sfregi virtuali che provocano ferite dolorosissime. Si entra su YouTube oltre alle canzoni, si trovano video di tutti i generi da quelli d’amore, fatti per la persona amata con foto e frasi dolci, a quelli su hobby, dalla cultura alla musica fino ad arrivare a video in cui viene preso di mira il debole del gruppo e di recente anche ai video pre-diciottesimo, nuova mania fra gli adolescenti. Dobbiamo raggiungere lo scopo di insegnare ai giovani tra i 10 e i 17 anni l’importanza di un uso corretto dei social network, al fine di sfruttare le potenzialità della rete senza incorrere nei possibili rischi sopra menzionati.  Non so se questa sia la strada giusta da percorrere, non credo che ci siano solo aspetti positivi nell’utilizzo dei social network perché il vero problema è che gli adolescenti sono diventati ormai dipendenti. Te ne accorgi quando in giro per la strada guardi al tavolo di un bar un gruppo di amici e amiche e ti rendi conto che sono tutti attaccati al cellulare chi sui social Network, chi chatta, chi condivide foto e chi gioca. Tra gli aspetti positivi possiamo annoverare comunque l’utilità e la comodità nella conversazione e sicuramente (cosa non certamente nobile) il farsi gli affari degli altri, per le ragazze è fondamentale conoscere chi si frequenta con chi, chi litiga con chi, chi lavora dove, chi studia e come sono andati gli esami.  Resta il fatto che la comunicazione online dei ragazzi attraverso i social network spesso si ripercuote sia nella vita reale che in quella virtuale. Il cyberbullismo è la piaga sociale delle nuove generazioni, che si manifesta creando disagio, intimidendo o escludendo dal gruppo attraverso “i pettegolezzi” in rete, fatti di: frasi, immagini o video imbarazzanti.

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