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Cronaca

Minichini (LpRa): "Non ci interessando le buche di altre città, noi viviamo a Ravenna"

"Tutte le volte che si parla di mettere in sicurezza le strade, o si sposta il problema sull'abbassamento dei limiti di velocità oppure il solito ritornello dei tagli del governo e il patto di stabilità"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Tutte le volte che si parla di mettere in sicurezza le strade, o si sposta il problema sull'abbassamento dei limiti di velocità oppure il solito ritornello dei tagli del governo e il patto di stabilità. Ma questa volta il nostro sindaco ci regala una bella chicca: oltre a far sapere che le buche sulle strade è un fattore comune in tutte le altre città italiane, ci dice cosa fanno in altri Stati oltre oceano. A noi non ce ne frega niente, viviamo a Ravenna e vogliamo poter percorrere tutte le strade del nostro territorio in sicurezza. Quanto al ritornello crisi finanziaria e patto di stabilità, ormai è diventata una moda che, come quelle dei vari modelli del consumismo e non, diventa desueta, stantia, vecchia come il cucco. Mai ritorna alla mente l'altra conoscenza, ossia i motivi che indussero il legislatore nel lontano 1953 a istituire un balzello su qualsiasi cosa a motore circolasse sulla strada. Non lo sanno o fanno finta di non sapere? Voglio propendere per la seconda, quindi è meglio rinfrescare loro la memoria per l'ennesima volta.

I più giovani non sanno che la tassa di circolazione, allora così venne definita mentre ora è tassa sulla proprietà, fu istituita proprio per consentire con i loro proventi, sia allo Stato sia agli enti locali attraverso le Regioni, di costruire nuove strade e rimettere in sicurezza quelle che si deterioravano. In un certo senso era l'utilizzatore che doveva contribuire e non anche chi non possedeva un mezzo di trasporto. Esisteva perfino un rapporto di contribuzione dovuto al maggior o minor uso del mezzo, in quanto la tassa si poteva pagare anche a bimestre e non come ora che, o usi o tieni in garage, devi pagare per tutto l'anno. A quel tempo le casse di Anas erano colme di fondi, mentre dal 1° gennaio 1993, data in cui le regioni ebbero riconosciuto l'intero ammontare della tassa, l'azienda ha iniziato a veder calare i propri finanziamenti dallo Stato ed oggi non ha un centesimo. Colpa dello Stato? Assolutamente no, perché gli importi della tassa hanno perso la loro originaria destinazione.

La domanda è questa: anziché far confluire queste entrate in un unico calderone e quindi attratte dal patto di stabilità, perché la regione non ripartisce, proporzionalmente, i proventi tra il compartimento regionale di Anas e i comuni di residenza del possessore degli automotomezzi? Ma forse così non avrebbero più l'alibi di addossare responsabilità al governo in carica che taglia loro i fondi. Inoltre, province, comune ed Anas non avrebbero più neanche motivo di rimpallarsi competenze e responsabilità. L'augurio è che la domanda possa trovare consenso in tutte le forze politiche della Regione Emilia Romagna.

Il sindaco ci risparmi i soliloqui e le dotte citazioni sul social network (Fb), inizi la battaglia per far arrivare a Ravenna i soldi che i cittadini pagano per il possesso di auto e altri mezzi a motore circolanti su strada. Formi un capitolo a parte nelle poste del bilancio e li impieghi per la sicurezza delle strade del territorio comunale. In questo modo sarebbero sottratti al patto di stabilità, così come avviene per tutti gli altri capitoli di spesa relativi ai costi per la gestione a terzi: rifiuti, illuminazione pubblica, segnaletica, servizio neve, servizi cimiteriali e, non ultimo, l'utilizzo dei fondi degli accordi con Eni.

Pasquale Minichini

Capogruppo di Lista per Ravenna

Consiglio territoriale del mare

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