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Cronaca

50 anni fa la tragedia del Paguro, il sindaco: "Ricordo le fiamme spaventose"

Le 38 persone dell'equipaggio abbandonarono la struttura. 35 furono tratte in salvo dai mezzi di soccorso. Tre purtroppo persero la vita

Lunedì cade il cinquantesimo della tragedia del Paguro. "Io avevo 8 anni, andai con mio padre in spiaggia alla sera, ricordo quelle fiamme spaventose come se fosse adesso - afferma il sindaco Fabrizio Matteucci -. Tutto accadde durante i lavori di perforazione. Acqua e gas invasero la piattaforma. Era notte fonda e le condizioni del mare erano proibitive. Le 38 persone dell'equipaggio abbandonarono la struttura. 35 furono tratte in salvo dai mezzi di soccorso. Tre purtroppo persero la vita".

Continua Matteucci: "La piattaforma venne avvolta dalle fiamme e il giorno dopo si inabissò nel cratere formato nel fondale dal gas. Da allora sono passati cinquant'anni, ma la memoria di quello che avvenne quella notte è sempre viva". Sabato Ravenna renderà omaggio alle vittime, con una cerimonia, alle vittime di quella tragedia sul lavoro:  il geologo Arturo Biagini, l'elettricista Bernardo Gervasoni e l'operaio Pietro Perri. "Da quel lontano 1965 il Paguro ha iniziato la sua metamorfosi e quello che resta di quella struttura martoriata dalle fiamme, piano, piano è tornato a nuova vita", continua il primo cittadino.

Il 50° anniversario della tragedia Paguro (foto Argnani)

"Il Paguro - prosegue il sindaco - non è solo un monumento in fondo al mare che ci ricorda quella tragedia, ma è diventato oggetto di studio e di interesse scientifico per chi ama sondare i fondali marini. Sono migliaia, ogni anno, le immersioni rese possibili dalle decine di volontari dell'Associazione Paguro che gratuitamente accompagnano i sub. Sul Paguro sono stati realizzati decine di concorsi foto-video subacquei, libri fotografici, testi scientifici, tre tesi di laurea, vari progetti di ripopolamento ittico di specie autotctone".

"Il Paguro è il primo ed unico progetto in Italia di barriera artificiale costruita riutilizzando le parti sommerse di sei piattaforme Eni dismesse e demolite. Il relitto è il simbolo del coraggio e della forza dei ravennati che hanno saputo, dopo  quella tragedia, trovare la spinta per fare qualcosa di nuovo e di importante per la nostra comunità - conclude -. Oggi quel relitto è qualcosa di vivo, è il simbolo del fortissimo legame di Ravenna con il mare, è un pezzo di storia della nostra città. Il merito va tutto all'Associazione Paguro che si è impegnata con tenacia e passione in questo percorso di rinascita. Ringrazio  il Presidente Giovanni Fucci e i volontari dell'Associazione".

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