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Economia Bagnacavallo

Bagnacavallo, festeggiati i 50 anni di attività del Calzaturificio Emanuela

Hanno partecipato per Confartigianato il segretario generale Cesare Fumagalli, il presidente regionale Marco Granelli e il segretario provinciale Tiziano Samorè e inoltre i vertici di Bcc-Credito cooperativo ravennate e imolese

Sabato il Calzaturificio Emanuela di Bagnacavallo ha festeggiato i 50 anni di attività. "Traguardo significativo" per un'impresa che il sindaco Eleonora Proni, intervenuta assieme ad altri membri della Giunta comunale, ha definito "profondamente legata alla nostra realtà, protagonista dell'economia locale, attenta sostenitrice di importanti iniziative culturali e di promozione del territorio". Accanto ai coniugi Elio e Caterina Bacchilega, fondatori dell'azienda, e alla figlia Emanuela, che oggi dirige il calzaturificio, erano presenti il senatore Stefano Collina, i consiglieri regionali Mirco Bagnari, Gianni Bessi e Manuela Rontini, gli ex sindaci di Bagnacavallo Mario Mazzotti e Laura Rossi.

Hanno partecipato per Confartigianato il segretario generale Cesare Fumagalli, il presidente regionale Marco Granelli e il segretario provinciale Tiziano Samorè e inoltre i vertici di Bcc-Credito cooperativo ravennate e imolese. Dopo l'avvio nel 1966 dell'attività in un garage in affitto nel centro di Bagnacavallo, Elio e Caterina Bacchilega nei primi anni Settanta trasferiscono l'azienda, alla quale hanno dato il nome della figlia Emanuela nata nel frattempo, nella lottizzazione artigianale. Lì, dove sono  i primi a edificare e lavorare, costruiscono il loro capannone. Ora i fabbricati del calzaturificio, in via Tarroni, coprono una superficie di 7500 metri quadrati. L'azienda occupa circa 45 persone più un indotto di terzisti che genera lavoro per altre 60-70 persone.

"Se nel 1966 si lavorava con due modelli e due colori - ha sottolineato Emanuela Bacchilega - oggi si lavora con quattro cataloghi (all'interno dei quali vengono sempre inseriti i cenni storici di Bagnacavallo) e tre marchi nostri per un totale di oltre 500 modelli. Siamo fieri di essere rimasti a Bagnacavallo nonostante le difficoltà che il nostro settore ha sofferto a partire dagli anni Novanta. A metà di quel decennio ci siamo trovati infatti a dover decidere se portare o meno la nostra produzione all'estero. Mio padre e io abbiamo deciso di restare a Bagnacavallo per due motivi: per le persone che da anni lavoravano al nostro fianco rendendosi sempre disponibili nei momenti di necessità e perché abbiamo sempre creduto nel made in Italy e non ci sembrava etico vendere scarpe non costruite interamente in Italia".

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