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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Agroalimentare, segnali di ripresa: produzione al +11%

Con un aumento superiore all'11% cresce in Emilia-Romagna la produzione lorda vendibile, che registra un saldo positivo di 420 milioni di euro rispetto al 2009

Con un aumento superiore all’11% cresce in Emilia-Romagna la produzione lorda vendibile, che registra un saldo positivo di 420 milioni di euro rispetto al 2009. Dopo gli andamenti altalenanti delle scorse stagioni, nel 2010 il valore delle produzioni a prezzi correnti ha raggiunto un massimo di 4,2 miliardi di euro, per effetto soprattutto del forte aumento dei ammontare della maggiore parte dei comparti (in particolare cereali, frutta e latte). Viene, quindi, completamente riassorbito il forte calo del 2009 (-6,2%).

Anche l’industria alimentare - specialmente quella legata ai prodotti tipici come il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma e il Lambrusco - si lascia alle spalle un 2010 sostanzialmente positivo, con una crescita significativa dell’export agroalimentare che sfiora il 14% e con il 20% delle imprese che opera stabilmente sui mercati esteri. In termini di quantità prodotte, invece, è stato soprattutto l’andamento meteorologico denso di precipitazioni nella prima parte dell’anno a causare una diminuzione complessiva del 2,3%.

La redditività delle aziende agricole è stata caratterizzata da un aumento dei ricavi (+8,1%) e dei costi intermedi (+1,9%).
Il reddito netto aziendale migliora del 25% (20 mila euro per unità lavorativa totale). Andamenti positivi per le aziende specializzate in seminativi, per le aziende frutticole e per le aziende che allevano bovini
Sono alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto agroalimentare 2010, promosso dalla Unioncamere Emilia-Romagna e Regione, presentato all’ Università Cattolica di Piacenza.


Il rapporto: alcuni dati
Un conseguente e non scontato recupero si è verificato in regione anche per i redditi delle aziende agricole, con un aumento stimato di quasi il 25% rispetto al 2009, sia in termini assoluti sia per unità di lavoro familiare. E’ un risultato che riporta i redditi agricoli ai valori del 2008, assestandoli quindi ancora su livelli molto al di sotto del reddito di riferimento dei settori extra-agricoli.

I risultati positivi del 2010 derivano, oltre che dall’aumento dei ricavi, anche dal contenimento dei costi intermedi (entro il 2%) e dalla sostanziale stabilità del costo del lavoro. Pur registrando un progresso per le aziende specializzate in seminativi e in frutticoltura, sono soprattutto le strutture con allevamenti di bovini da latte ad assicurare l’accettabile remunerazione ai capitali e al lavoro, con una crescita del reddito netto aziendale del 33,3% (circa 29 mila euro).

Anche le stime provvisorie dei principali aggregati economici dell’agricoltura regionale indicano un sostanziale recupero rispetto al 2009 sia dei ricavi sia del valore aggiunto. Nel 2010, infatti, i ricavi sono aumentati di oltre l’8%, mentre i costi intermedi hanno fatto registrare un incremento pari quasi al 2%. Ne consegue una stima del valore aggiunto dell’agricoltura regionale di quasi 2,1 miliardi di euro (+15,5%).


Tra i dati più significativi messi in luce dal Rapporto 2010 anche il forte incremento del credito agrario, che in regione ha raggiunto quasi 4,9 milioni di euro con un aumento superiore al 12% (4,4 milioni di euro per ettaro di superficie agricola utilizzata). Il credito agrario a lungo termine è la componente di maggior rilievo: rappresenta il 55% del totale regionale (2.694 milioni di euro); rappresenta l’11,5% della corrispondente tipologia di credito agrario nazionale.

Tra le realtà provinciali: la variazione del credito agrario provinciale (2009-10) rimane differenziata tra province: +30% a Forlì, +27,1% a Ferrara, +22,2% a Rimini,  +17,4% a Piacenza +0,8% a Modena, +2,5% a Bologna. Resta comunque positivo il trend dell’ultimo quinquennio (tasso medio annuo regionale +6,5%). Il credito agrario a lungo termine rappresenta in tutte le province più del 50% del credito agrario totale, a Reggio Emilia raggiunge quasi il 61%. Il credito a breve durata è rilevante nelle province di Piacenza, Modena, Ravenna e Forlì dove rappresenta più del 30% del credito agrario totale.

Il mercato fondiario ha evidenziato nel 2010 le quotazioni più elevate del decennio (per effetto di una domanda sostenuta e un’offerta limitata di terreni agricoli). Continua il ricorso all’affitto (con canoni crescenti). La meccanizzazione agricola è in ripresa, favorita dagli incentivi statali per la rottamazione e dai primi segnali di ripresa dei prezzi di produzione. Per i beni intermedi: rincari dei mangimi e contrazione dei prezzi dei fertilizzanti. Le quotazioni medie dei terreni agricoli: a Rimini sono aumentate del 12,5% circa per qualsiasi tipo di coltura, a Ferrara l’aumento è del 4-5% per risaie e colture ortive, a Reggio Emilia l’aumento è dell’8% per i vigneti. A Piacenza, Parma, Modena, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena sono rimaste invariate.

L’andamento dell’occupazione agricola, in controtendenza rispetto agli ultimi due anni. Infatti, nel 2010 la perdita complessiva di posti di lavoro è stata pari all’1,25% e ha riguardato in maniera rilevante il lavoro autonomo (-5,4%), mentre è in crescita dell’8,3% il lavoro dipendente. Rimane assolutamente “piatto”, invece, l’andamento dei consumi alimentari delle famiglie, la cui riduzione è ormai strutturale: tra il 2005 e il 2009 si è osservata una contrazione media di quasi l’1% all’anno.


L’andamento dei diversi settori produttivi
Crescono, nel 2010, le produzioni vegetali (+12,4%). I risultati sono stati particolarmente positivi per i cereali (+37%), mentre sono più contradditori i dati per patate e ortaggi (-4,2%), con i tuberi in crescita del 35% e i pomodori da industria in forte flessione (-25%). Andamento complessivamente positivo, invece, per le piante industriali (+9%) e per le culture arboree (+15,6%) con un ottimo recupero delle nettarine. Buoni i risultati produttivi anche per gli allevamenti (+9,7%), determinati però quasi esclusivamente dal forte aumento del prezzo del latte (pari a circa il 20%), conseguenza delle performance di mercato del Parmigiano Reggiano il cui valore è risultato uno dei più alti degli ultimi anni.
 

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