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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Annata agraria 2017, emergenza acqua: "L'agricoltura ha sete di futuro"

Il 2017 è caratterizzato da un lieve ottimismo a livello generale per quanto riguarda l’andamento dell’economia e dei suoi indicatori

Gli andamenti e le tendenze previsionali raccolte nell’Annata agraria 2017 della Cia di Ravenna sono state presentati giovedì. Il 2017 è caratterizzato da un lieve ottimismo a livello generale per quanto riguarda l’andamento dell’economia e dei suoi indicatori. L’occupazione agricola a livello nazionale segna un incremento su base annua (settembre 2016/settembre 2017) dell’1,3% con 751mila imprese agricole (il 12% delle imprese italiane) leggermente in calo su base annua (-0,3%). Tra i dati positivi nazionali l’aumento delle imprese agricole giovanili (+9% a marzo, +7% circa a giugno 2017, per circa 49mila imprese agricole giovanili, il 6,6% sul totale delle imprese). A livello regionale e provinciale, in particolare dal terzo trimestre, gli andamenti dell’occupazione agricola e della demografia delle imprese agricole sono in controtendenza. Le tendenze negative derivano dalla costante contrazione in agricoltura (-331 unità, -2,5% con 12.747 imprese attive al 30 settembre 2017 a livello regionale) e dalla crisi delle costruzioni (-1,4% a livello regionale). Fra le imprese giovanili a livello regionale risultano in leggera crescita solo quelle dell’agricoltura: +25 imprese, +1,1% grazie all’aumento della pesca e dell’acquacoltura.

Anche in provincia di Ravenna le tendenze negative sono trainate dalla contrazione dei settori agricoltura e costruzioni. In estrema sintesi seguono alcuni dati relativi alle imprese agricole della provincia di Ravenna (al 30 settembre 2017), tratti dalla Camera di Commercio di Ravenna. Totale imprese iscritte: 39.508 (-887); Saldo su base annua fra nuove iscrizioni e cancellazioni complessive: -713, il tasso di variazione è del - 1,81% rispetto al -0,08 del 2016 (al netto delle cancellazioni d’ufficio derivato da un’operazione straordinaria di ripulitura del Registro che ha comportato nel mese di novembre la cancellazione di 543 imprese fallite da oltre dieci anni); nel terzo trimestre il saldo fra iscrizioni e cessazioni complessive è positivo: +72 unità, 0,18%, inversione di tendenza che già si era rivelata nel secondo trimestre (+0,15 regionale; +0,30 nazionale); imprese “agricoltura, silvicoltura e pesca” iscritte: 7.187; settore agricolo saldo su base annua fra iscrizioni e cancellazioni: -137 unità (-1,9%); imprese agricole femminili: 1.161 (-49 unità), rappresentano il 16,1% delle imprese del settore; imprese agricole giovanili (under 35): 209 (+14 unità, +7,2%), rappresentano il 2,9% delle imprese del settore; occupati in agricoltura: al primo trimestre 2017 gli occupati erano 11.800; nel terzo trimestre si registra un calo sul precedente di 428 unità (a livello nazionale +1,3 su base annua); tasso disoccupazione generale +8,7% (-0,3%, il femminile in particolare); esportazioni provinciali: +15,5%, crescono anche prodotti alimentari e agricoli; destinazioni con maggiore crescita di export: Ue (+18,3%, predominano Polonia e Germania) Medio Oriente (47,3), Nord America e Sud America (+17,5% e +20,3%)

Frutta

L’andamento dei comparti agricoli, come ogni anno, risulta molto variabile anche all’interno dei comparti stessi. Nel 2017 la situazione della frutta estiva ha spiazzato tutti, ribaltando le previsioni primaverili che presagivano un’estate avara di frutta. È stato un anno di piena produzione su tutte le varietà e su tutto il territorio nazionale, evento straordinario. Nella grande quantità c’era anche più prodotto di qualità bassa, soprattutto per estetica e calibro, e anche questo ha inciso sulla negatività dei prezzi all’origine. In particolare grandine e vento hanno compromesso, mediamente, la commercializzazione di circa il 30% del prodotto fresco. Le temperature elevate hanno accelerato la maturazione andando a modificare i periodi di raccolta e generando sovrapposizione di prodotto fra le aree, interne in particolare con il sud Italia ed esterne, in particolare con Spagna e Grecia.

L’albicocco ha vissuto un’annata di incremento medio di produzione di circa il 50% (per certe varietà anche del 65%) con un abbassamento delle quotazioni rispetto al 2016 fra il 40% e il 50% (0,40-0,50 Euro/kg). Per le pesche e nettarine il livello produttivo è stato nella norma, col pesco costante e la nettarina che perde sempre qualcosa nel nostro areale. I prezzi all’origine hanno avuto quotazioni medie intorno a 0,30 Euro/kg mentre nel 2016 i prezzi medi hanno oscillato fra 0,70 Euro/kg e 1,50 Euro/kg. La peschicoltura romagnola ha vissuto una stagione vicina al disastroso. Le susine hanno seguito un andamento convenzionale: la produzione è in leggero calo, con qualità discrete ma i prezzi di quelle estive sono stati anche la metà di quelli del 2016. Per le susine estive si conferma la disaffezione del consumatore, sempre più orientato verso le nuove varietà di albicocche e le ciliegie. La situazione vissuta dalle drupacee ha offuscato un po’ in generale tutta la stagione estiva. A onor del vero fra la frutta estiva, anche nel nostro areale di riferimento, il 2017 conferma pur con tutte le variabili dell’anno, il buon posizionamento del ciliegio: ettari in espansione nella nostra provincia soprattutto nelle zone di pianura e rese medie maggiori del 50% sul 2016. Anche l’andamento di mele e pere estive è stato soddisfacente. La frutta autunno-invernale fa i conti con le gelate primaverili, le temperature elevate e la lunga siccità con situazioni diversificate da areale ad areale. Nella nostra area (provinciale e romagnola) l’andamento si sta dimostrando in linea con la tendenza nazionale (in calo), ma migliore: si prevede anche qui la contrazione (stima media per le mele -17% e per l’actinidia -10% sul 2016), ma non stiamo soffrendo riduzioni drastiche e drammatiche di mele o di actinidia ad esempio, come invece è accaduto nelle zone maggiormente vocate per la mela (nord Italia o Polonia) e in quelle leader per l’actinidia (Lazio). In merito all’actinidia anche nel nostro territorio si sta estendo la superficie della varietà a polpa gialla, che pare stia riscontrando grande successo fra i consumatori e al momento risulta più redditizio del verde. Nel nostro territorio ci sono produttori che stanno tentando di avviare anche la coltivazione dell’actinidia a polpa rossa, varietà che però sembra più sensibile agli attacchi della batteriosi e nel 2017 gli investimenti per questa tipologia non sono andati a buon fine. Le susine Angeleno, meglio delle estive: in calo produttivo di circa il 10-15% rilevano una qualità organolettica medio alta e pezzature discrete con mercato stabile. Le pere invernali si stimano in leggero aumento, in media circa il 10% in più del 2016, con buona qualità estetica e organolettica, calibri di buona pezzatura: elementi che fanno avanzare un cauto ottimismo. In generale sui prezzi della frutta autunno-invernale si evidenziano aspettative interessanti. Certo è che la situazione del frutticolo rispetto al 2016 è diversa: l’anno scorso, infatti, il frutticolo era fra i comparti meno problematici, pur con tutte le difficoltà legate in particolare all’esasperata variabilità dei prezzi all’origine per alcune colture, ma tutto sommato con buoni andamenti. Quest’anno la stagione estiva si è rivelata molto pesante. Per la frutta autunno-invernale le previsioni indicano tendenze migliori, ma il quadro sarà più chiaro fra qualche mese.

Olio e olive

L’olivicoltura nella nostra provincia ha registrato una produzione di olive in rialzo rispetto al 2016 (+25%, 5-600 mila kg di olive) e anche la resa media in olio del prodotto ravennate è soddisfacente e stimano 70/80 mila kg di olio. Il 2017 è un’annata eccellente per qualità di olive e di olio, grazie all’assenza della mosca olearia, e mediamente buona per quantità, maggiore rispetto alle previsioni pre raccolta. La Dop della provincia di Ravenna è “Olio Brisighella” ottenuto dalla cultivar “Nostrana di Brisighella” in misura non inferiore al 90%. La Dop rappresenta il 30% circa della produzione complessiva per una quantità di olio stimata fra i 12 e i 15 mila kg (+20% sul 2016).

Uva

In linea con gli andamenti nazionali il vitivinicolo: calo di volume d’uva raccolta di circa il 23% (2.692.180 quintali raccolti) e una produzione media in vino inferiore di circa il 20% sul 2016 (2.592.000 ettolitri), ma situazione decisamente migliore rispetto ad altre zone italiane, e non solo. Le Uve nere hanno subito un calo medio del 40% (il Sangiovese mediamente -30% e -40% in collina); le uve bianche del 24% (Albana -20%, Trebbiano fra il -15 e il - 20%). Il 2017 è stata un’annata difficile per tutte le varietà. In particolare per il territorio provinciale e romagnolo è doveroso mettere in evidenza una caratteristica distintiva degli autoctoni: Trebbiano e Sangiovese, ad esempio, hanno dato migliori soddisfazioni rispetto ai non autoctoni. Avendo i vitigni autoctoni una genetica studiata per i nostri suoli hanno risentito meno rispetto ad altri (come ad esempio allo Chardonnay) delle avversità. Lavorare sugli autoctoni è molto importante come prospettiva, a fronte delle mutate e mutanti condizioni climatiche. Va messa in evidenza anche un'altra variazione riguardante il modello di consumo in continua trasformazione: è in leggero aumento, dopo anni di tracollo, il consumo domestico non ai pasti, ma in fascia aperitivo e dopo cena. Si beve meno, si beve a casa e si cerca la qualità.

Cereali

Nel comparto cerealicolo l’annata per i cereali a paglia si è rivelata tendenzialmente favorevole per rese, qualità e aspetto sanitario. Per sorgo e mais l’andamento climatico è stato alquanto penalizzante sulla produzione (-40%) e anche sulla qualità in certi casi. Calo di superfici coltivate per tutte le colture, ad eccezione di un lieve aumento di quelle ad orzo. Si è abbassata la forbice relativa alla resa fra il duro e il tenero: il duro, tipica coltivazione del centro-sud, ha reagito meglio alle condizioni climatiche caratterizzate da siccità e temperature elevate che hanno interessato il nostro areale provinciale. Le quotazioni di inizio campagna erano più alte rispetto alla chiusura della campagna di commercializzazione 2016/2017: duro +16%, tenero + 22%, mentre l’orzo pur registrando un valore lievemente positivo a inizio campagna, il confronto su quella precedente è ancora negativo. Con il procedere della campagna la situazione favorevole del tenero si è affievolita anche per maggiore disponibilità di prodotto sul mercato europeo. E anche il mercato del frumento duro è molto debole.

Colture varie

Nelle colture industriali prese in considerazione nell’Annata Agraria, il 2017 sarà ricordato come la peggiore annata produttiva per l’erba medica da foraggio (-50% di produzione), ma la qualità è buona. I prezzi sono in ripresa anche se non ancora soddisfacenti. La barbabietola da zucchero registra segno negativo per produzione e resa. La resa provinciale media per la produzione di saccarosio è di circa 8,17 t/ha inferiore al 2016. Il 2017 è il primo anno senza le quote zucchero europee. Abbastanza positivo l’andamento per le colture oleoproteaginose, in particolare per la soia che registra un aumento di superficie coltivata in provincia di Ravenna di oltre il 51%, il girasole del 23%; scende la superficie del colza. Quotazioni stabili in generale e abbastanza buone per la soia determinate dall’aumento della domanda generalizzata da tutto il mondo e in particolare dalla Cina (i consumi mondiali sono stimati in aumento del 4% e la riduzione stimata delle scorte è di quasi l’11%). Per le colture da seme ad inizio campagna la scarsità di precipitazioni primaverili metteva una certa preoccupazione, tuttavia la raccolta ha smentito ogni timore di resa insufficiente nonostante il caldo torrido dell’estate fin dal suo inizio. L’andamento climatico dell’annata ha avuto un effetto positivo per il contenimento/controllo delle malattie fungine e sulla qualità del seme. I dati provvisori della raccolta 2017 si presentano al di sopra delle previsioni per molte specie; le brassiche hanno registrato rese quasi doppie rispetto al previsto, così pure i cavoli ibridi che hanno avuto performances migliori rispetto a quelli già eccellenti del 2016. (Fra le colture da seme esaminate: barbabietola, ortive, medica, cereali, oleaginose). Nella realtà provinciale il 2017, per le colture orticole, è stata un’annata segnata dall’andamento stagionale in generale sfavorevole e questo ha fatto sì che quasi tutte le produzioni abbiano raggiunto risultati produttivi inferiori alle medie, sia dal punto di vista qualitativo sia da quello quantitativo, con un trend positivo delle superfici e quello negativo dei prezzi. Le aziende agricole hanno dovuto impegnarsi molto per mantenere alto il livello produttivo, intensificando gli interventi irrigui a fronte del caldo torrido ed assenza di precipitazioni, aumentando quindi di molto i costi colturali. Le patate registrano prezzi in calo del 22% e le cipolle proseguono la discesa del prezzo che si aggiunge a quella già negativa del 2016. Per Il pomodoro da industria la campagna in provincia di Ravenna è da considerarsi in generale buona: la resa media (84t/ha) è superiore a quella del Distretto Pomodoro da industria Nord Italia. La produzione del Distretto Nord Italia è in linea con le richieste dell’industria di trasformazione e quindi non dovrebbero esserci surplus produttivi.

Carne

La zootecnia, che l’anno scorso ha vissuto una situazione drammatica insieme al cerealicolo, registra nel suo insieme un’inversione di tendenza in senso positivo per produzione (tendenziale aumento di allevamenti e/o capi) e prezzi e qualche timida variazione si intravede anche nei consumi di carne tendenzialmente in ripresa. Questo non può dirsi per il latte bovino: il consumo resta inferiore e in calo rispetto a quello di bevande di origine vegetale. In generale i consumi dei prodotti della filiera lattiero-casearia hanno valore positivo in valore (per l’aumento dei prezzi al consumo) ma non per volume. Pesantemente danneggiata la produzione di miele: - 80% circa di perdita rispetto alla norma produttiva. L’apicoltura registra un aumentato interesse con numero di apicoltori e di alveari in crescita anche in provincia (a giugno 2017 si contavano circa 350 apicoltori e circa 10 mila alveari).

Biologico

Tra i dati che spiccano in annate così pesanti come questa ci sono quelli del biologico, in controtendenza sia per il prodotto destinato all’industria sia per quello del fresco. I consumi, in crescita a doppia cifra, contribuiscono con forza a trasmettere un’immagine vincente di questa scelta. Superfici e operatori ogni anno in aumento, anche in provincia di Ravenna: + 10,9% di imprese (345 imprese, delle quali 22 zootecniche) e +5,7% di superficie (6.593 ettari) al 31.12.2016 rispetto al 2015 sulle complessive 5.034 regionali.

Emergenza acqua e cambiamenti climatici

Il 2017 sarà ricordato come l'anno con una delle estati fra le più torride registrate, sarà ricordato per le forti raffiche di vento, per fenomeni meteorologici sempre più violenti e, certo che sì, per la scarsità di piogge già evidente dall'inverno. Da una parte ci si è trovati a dover fronteggiare eventi temporaleschi sempre più drammatici e dall’altra il problema della siccità. È il clima che cambia. Uno dei temi ancora all'attenzione di tutti è quello relativo alla risorsa acqua. Per questo motivo la decisione di affrontare le tematiche nell’approfondimento che caratterizza da sempre l'Annata Agraria della Cia di Ravenna con una tavola rotonda a più voci. Danilo Misirocchi, presidente Cia Ravenna afferma: "L’acqua va utilizzata con responsabilità e vanno risolti tutti i problemi per evitare gli sprechi, a tutti i livelli. L’agricoltura ha fatto passi da gigante ed è comunque un utilizzatore d’acqua sostenibile. La maggioranza dell'acqua utilizzata a fini irrigui è di origine superficiale e per la gran parte, attraverso l'irrigazione, viene restituita e ritorna disponibile per nuovi utilizzi. I grandi sistemi irrigui alimentati dal fiume Po, a partire dalla risicoltura del pavese e del vercellese fino all'ortofrutta dell'Emilia Romagna, fanno tutti riferimento ad acque superficiali. I prelievi da falde sono in costante calo e ormai presenti solo in alcune aree del Paese non servite da invasi di idonee dimensioni. Il tema è anche questo: per contrastare la siccità servono altri invasi, sono riserve d’acqua di superficie preziosi. Rappresentano un beneficio e una garanzia per tutti: per la comunità e l’uso domestico; per il sistema produttivo e non solo di quello legato all’agricoltura; per l’ambiente. Non tenere l’acqua quando c’è è un crimine".

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