rotate-mobile
Economia

La Cia presenta l'annata agraria: "Da 28 anni è stata quella peggiore"

Pantini ha focalizzato la riflessione sui tratti distintivi e la competitività dell'agricoltura ravennate. Fra questi emerge ad esempio che l’agricoltura ravennate esprime il 12% delle aziende e l’11% della superficie agricola regionale

Si è svolta venerdì, nella Sala Nullo Baldini di via Faentina 106 a Ravenna la presentazione dei risultati dell’annata agraria 2014, da parte della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) della provincia di Ravenna. L'appuntamento - giunto al 28° anno di svolgimento - è stato l'occasione per riflettere su quale sarà l’agricoltura oltre il 2014 nel nostro territorio, partendo dal contesto economico generale. In 28 anni di annate agrarie, Danilo Misirocchi, presidente Cia Ravenna, sostiene che questa è la peggiore, ma afferma anche che «è necessario guardare avanti: superare gli svantaggi competitivi, far funzionare il sistema Paese, semplificare le procedure, non aggiungere altri regolamenti, razionalizzare, cambiare, aggiornare e, in certi casi, annullare quelli che già ci sono e instaurare tutti un nuovo legame con il territorio, consapevoli che ne è stato consumato troppo».

Partendo dallo stato della situazione attuale gli interventi degli esperti – Guido Caselli, Dirigente Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna, e Denis Pantini, Direttore Area Agroalimentare Nomisma - hanno messo in evidenza che se davvero non si inverte la tendenza in essere, le previsioni per il 2015 e gli anni futuri non sono molto diverse da quelle ormai note dal 2008 ad oggi. In particolare, Guido Caselli (Unioncamere) ha ribadito che «per guardare avanti serve ripartire  dalla capacità di essere competitivi che deriva dalla qualità dei sistemi locali; dal concentrarci su quello che sappiamo fare meglio degli altri o che sappiamo fare solo noi; dalla capacità di leggere che c'è un mondo fuori dall'Italia che continua a crescere e offre opportunità e bisogna essere in grado di coglierle; dall'accompagnare la filiera agricola,  anche nello sviluppo del turismo dove può e deve avere un ruolo fondamentale perché il territorio deve essere il regista di esperienze».

Ha ben rappresentato l'idea Caselli ribadendo in un suo passaggio che «siamo ancora sospesi fra il non più e il non ancora. E questa transizione dura da troppo tempo. L'Italia, per quanto riguardo le previsioni di crescita, se la gioca con la Spagna e il Giappone. Peggio di noi solo il Venezuela. E anche nella nostra regione e nella provincia di Ravenna non aspettiamoci un 2015 molto diverso dal 2014. Le prospettive non sono positive». La metafora del 'tunnel' è esplicita: «non c'è nessuna luce e prepariamoci ad arredare il tunnel perché ci staremo dentro a lungo. Non tutto è negativo. Se arrediamo il tunnel vuol dire che si possono fare delle cose: non ci porteranno fuori, ma ci aiuteranno ad illuminare un po' la strada».

Denis Pantini (Nomisma) ha affrontato in maniera approfondita diverse tematiche fra le quali citiamo l'evoluzione dei consumi alimentari «determinata non solo dalla crisi - ha spiegato Pantini -  ma da abitudini diverse perché si mangia anche di meno. Non tutto cala nella stessa maniera. Alcuni prodotti stanno crescendo anche nel momento di crisi. C'è un calo dei consumi di vino però i prodotti benessere aumentano; si mangia più carne di pollo e meno la rossa; si consumano meno pane e prodotti da forno e si acquistano di più uova e farina anche perché le persone preparano più cose a casa. Si compra ciò che serve e con le promozioni. Inoltre, influisce la composizione della popolazione che invecchia, le coppie hanno meno figli; molti sono i single e poi c'è la multietnicità».

Pantini ha poi focalizzato la riflessione sui tratti distintivi e la competitività dell'agricoltura ravennate. Fra questi emerge ad esempio che l’agricoltura ravennate esprime il 12% delle aziende e l’11% della superficie agricola regionale. Rispetto al 2000, la superficie agricola provinciale è praticamente rimasta stabile (-0,5%) contro un calo medio regionale del 6%. La dimensione media delle aziende (13 ettari) è più bassa di quella regionale (quasi 15 ettari ad azienda). Il valore aggiunto prodotto dall’agricoltura pesa per circa il 3,5% su quello totale provinciale e per poco meno del 13% su quello agricolo regionale (4° contributo di valore dopo Ferrara, Bologna e Modena). Un terzo della superficie agricola ravennate è dedicata alle coltivazioni legnose, rappresentando nel contempo il 30% della superficie a colture permanenti dell’Emilia Romagna. Da tale forte specializzazione produttiva, discende il peso che l’agricoltura ravennate detiene nel comparto regionale e la presenza in provincia di alcune delle più grandi imprese cooperative ortofrutticole e vitivinicole a livello nazionale.

Pantini ha evidenziato con forza che gli ambiti di intervento sui quali è necessario impegnarsi a fondo per le prospettive e il futuro dell’agricoltura ravennate sono: innovazione, concentrazione/aggregazione, internazionalizzazione. Anche Secondo Scanavino, Presidente Cia Nazionale, a conclusione dei lavori, ha sottolineato che bisogna guardare a cosa avviene nel mondo e progettare l'agricoltura per poter competere puntando su innovazione, aggregazione, individuazione delle eccellenze e legame con il territorio. «Questo ci può dare la spinta competitiva - ha affermato Scanavino - e la nostra forza è il territorio: il destino dell'agricoltura italiana è legato al territorio per affrontare anche i grandi mercati del mondo».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Cia presenta l'annata agraria: "Da 28 anni è stata quella peggiore"

RavennaToday è in caricamento