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Agroalimentare Made in Italy, De Castro: "Qualità e organizzazione per esser più competitivi"

Mazzavillani ha poi evidenziato alcuni temi particolarmente cari alle imprese del settore agroalimentare: il cosiddetto “made in”, la lotta alla contraffazione e l’odioso fenomeno dell”Italian sounding”

Si è svolta a Ravenna l'incontro di Cna su “Agroalimentare Made in Italy in Europa e nel mondo. La sfida tra locale e globale”. Per Massimo Mazzavillani, direttore dell'associazione di categoria, "la filiera dell’agroalimentare è sicuramente quella che meglio ha risposto alle avversità della crisi, anche in termini di competitività. Nel 2013 la quota di mercato del settore non solo non ha perso terreno ma ha fatto registrare un seppur lieve incremento passando dal 2,8% al 2,9%".

"Grazie anche a primati assoluti - ha aggiunto - siamo i primi al mondo per prodotti distintivi con oltre 260 prodotti Dop e Igp, ultimo risultato ottenuto il marchio IGP per la piadina romagnola, a cui si aggiungono circa 4700 specialità regionali tradizionali. Primi in Europa per numero di imprese nel biologico, vantiamo 120 prodotti agroalimentari, su un totale di 704, in cui siamo leader mondiale per qualità”. E con il nostro progetto “Nutrition Lifestyle vogliamo, in estrema sintesi, valorizzare e sviluppare gli elementi tipici del food artigianale della Romagna anche in vista di Expo 2015”.

“Contemporaneamente – ha continuato - ci stiamo ponendo un altro grande e ambizioso obiettivo: valorizzare il made in Italy aiutando le eccellenze dell’artigianato a digitalizzarsi per competere con più efficacia sui mercati internazionali oltre, ovviamente, a qualificare il processo di apertura internazionale delle PMI attraverso lo sviluppo delle competenze professionali”.

Mazzavillani ha poi evidenziato alcuni temi particolarmente cari alle imprese del settore agroalimentare: il cosiddetto “made in”, la lotta alla contraffazione e l’odioso fenomeno dell”Italian sounding”. “Solo una norma comunitaria che imponga l’obbligo dell’indicazione di origine per tutti i prodotti – ha detto – può aumentare la competitività delle imprese e tutelare il consumatore finale ”.

Presente anche l'euro parlamentare Paolo De Castro, che ha sottolineato come i 33 miliardi di esportazioni italiane agroalimentari siano un buon risultato anche se abbiamo tutte le potenzialità per arrivare a 50 miliardi portando i nostri prodotti nei Paesi dove c’è domanda. “Attenzione però – ha rimarcato – a vedere solo nel riconoscimento dei marchi Dop e Igp dei prodotti un elemento di competitività”. “Quello che occorre soprattutto per aggredire quei mercati lontani – ha affermato De Castro – è una buona organizzazione. La dimensione organizzativa e commerciale è diventata la grande leva su cui ci dobbiamo concentrare perché i mercati sono dominati all’80% dalla grande distribuzione; di conseguenza, occorre essere più forti e questa è una sfida che coinvolge anche le Associazioni di rappresentanza”.

Riguardo a Expo 2015, De Castro ha precisato come questo importante appuntamento non sia solo una vetrina per vendere i nostri prodotti ma “l’occasione di avere in Italia il mondo intero che si interroga sulle grandi sfide a livello sociale, un mondo che chiede una quantità di cibo tale per cui l’offerta non riesce a tenere il passo della domanda”. “Da Expo 2015 auspichiamo scaturiscano risposte e linee di indirizzo su cui agire come la lotta agli sprechi e la gestione sostenibile delle risorse naturali”.

Paolo Govoni, presidente di Cna Emilia Romagna, ha concluso l’assise sottolineando come “solo con un salto di qualità culturale sia da parte della politica che delle imprese, saranno possibili quelle riforme strutturali fruibili dalle MPMI, vale a dire il 95% del sistema produttivo italiano: credito, appalti pubblici, produttività tramite l’accesso ai fondi strutturali europei e snellimento della burocrazia gli ambiti su cui intervenire.”

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