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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'etichetta per la pasta tutela anche il ''granaio Ravenna''

È quanto afferma Coldiretti in occasione dell’annuncio fatto dal premier Matteo Renzi dell’invio a Bruxelles del decreto per l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano per la produzione della pasta

"L’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta risponde alle richieste di 8 consumatori italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l’inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia". È quanto afferma Coldiretti in occasione dell’annuncio fatto dal premier Matteo Renzi dell’invio a Bruxelles del decreto per l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano per la produzione della pasta.

Un provvedimento che arriva proprio mentre la dieta mediterranea festeggia il sesto compleanno dell’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, avvenuta il 17 novembre 2010. "Si tratta - evidenzia Coldiretti - di una necessità per fermare le speculazioni che nell’ultimo anno in piena campagna hanno provocato il crollo del prezzo del grano duro destinato alla pasta che viene pagato in Italia anche 18 centesimi al chilo con un calo netto del 38 per cento rispetto allo scorso anno, su valori ben al di sotto dei costi di produzione e un “crack” da 700 milioni di euro per il granaio Italia".

"In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,9 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3 milioni di ettari - viene osservato -. Una coltivazione fondamentale non solo per il nostro Paese ma anche per l’intera provincia di Ravenna nella quale su 116.000 ettari di superficie agraria utile, ben 24mila (quindi un buon 20%) sono coltivati a frumento, di questi 13.400 a grano tenero e i restanti 10.600 a grano duro con una produzione raccolta in quintali totale pari a 1.233.000 (dati 2015). Aggiungendo i dati relativi al mais, poi, circa 5mila ettari coltivati, la percentuale di coltivazione a cereali sul totale degli ettari coltivati in provincia sale al 25%".

"Nonostante ciò sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero in un anno senza che questo venga reso noto ai consumatori in etichetta. L’81 % dei consumatori italiani – conclude la Coldiretti - ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole sulla base della consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Ministero delle Politiche Agricole".

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